2025-05-22
Prima udienza generale di Leone XIV. «Gli uomini disarmino il loro cuore»
Citando un quadro di Van Gogh ha poi spiegato che «è Dio che muove la storia».La prima udienza generale di papa Leone XIV si è conclusa ieri con una serie di saluti ai pellegrini, in varie lingue. A quelli di lingua portoghese il Santo Padre ha ribadito «l’invito della Vergine di Fatima: “pregate il rosario ogni giorno per la pace”. Insieme a Maria, chiediamo che gli uomini non si chiudano a questo dono di Dio e disarmino il loro cuore». La preoccupazione di papa Prevost per la situazione di quella che il predecessore Francesco aveva chiamato «terza guerra mondiale a pezzi» si è evidenziata in ogni saluto nelle varie lingue, per concludersi con l’appello per la popolazione della Striscia di Gaza: «È sempre più preoccupante e dolorosa la situazione nella Striscia di Gaza. Rinnovo il mio appello accorato a consentire l’ingresso di dignitosi aiuti umanitari e a porre fine alle ostilità, il cui prezzo straziante è pagato dai bambini, dagli anziani, dalle persone malate». Il richiamo al messaggio di Fatima è una costante della Chiesa in mezzo alle guerre dopo quel 13 maggio 1917, quando tre pastorelli ebbero una mariofania che ha rappresentato una sorta di dialogo del Padreterno con l’umanità, per mezzo della sua figlia prediletta, Maria. Un’occasione per pentirsi, un altro atto di misericordia per una umanità senza Dio e sconquassata da guerre, depressione e paura. Perché in fondo, ha ricordato ieri papa Leone XIV nella sua prima catechesi del mercoledì, «è Dio a muovere la storia, anche se talvolta ci sembra assente o distante». Questo messaggio è stato ricordato dal Papa riferendosi al celebre dipinto di Van Gogh, Il seminatore al tramonto (1888), l’opera che ritrae un paesaggio agreste, dove troviamo un contadino vestito con pantaloni e camicia blu che incede con passo deciso sull’ampia pianura, intento nella semina dei campi. L’immagine è stata utilizzata dal Papa per rappresentare il suo commento alla parabola evangelica del seminatore, che ci ricorda come «ogni parola del Vangelo è come un seme che viene gettato nel terreno della nostra vita». Questo terreno, ha precisato il Papa, «è il nostro cuore, ma è anche il mondo, la comunità, la Chiesa. La parola di Dio, infatti, feconda e provoca ogni realtà». Il seminatore è «alquanto originale», getta i semi dove capita senza preoccuparsi di come è il terreno che lo accoglie, perché «noi siamo abituati a calcolare le cose - e a volte è necessario -, ma questo non vale nell’amore! Il modo in cui questo seminatore “sprecone” getta il seme è un’immagine del modo in cui Dio ci ama». È questa la misericordiosa fiducia con cui Dio guarda giù, qui in mezzo ai nostri cuori feriti, a volte chiusi, altre volte semplicemente indifferenti. «Forse proprio vedendo che Lui si fida di noi, nascerà in noi il desiderio di essere un terreno migliore». Ecco perché, ha concluso papa Leone richiamando l’opera di Van Gogh, «mi colpisce che, alle spalle del seminatore, (il pittore, ndr) ha rappresentato il grano già maturo. Mi sembra proprio un’immagine di speranza: in un modo o nell’altro, il seme ha portato frutto. Non sappiamo bene come, ma è così. Al centro della scena, però, non c’è il seminatore, che sta di lato, ma tutto il dipinto è dominato dall’immagine del sole, forse per ricordarci che è Dio a muovere la storia, anche se talvolta ci sembra assente o distante. È il sole che scalda le zolle della terra e fa maturare il seme».Si è chiusa così la prima catechesi di papa Prevost che riprende il ciclo giubilare che aveva già iniziato papa Francesco sul tema «Gesù Cristo nostra speranza». È il messaggio di chi sa che nonostante tutto Dio guida la storia, che semina la sua parola. Agli operatori di pace il compito di farla fruttificare.
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