
Dopo la Brazzale, storica impresa casearia vicentina, anche la padovana Eurointerim scommette sulla famiglia: per i dipendenti che diventano genitori c'è un fondo di 50.000 euro. Una mensilità in più che fa sentire le neo mamme e i neo papà un valore aggiunto.La risposta al calo delle nascite e all'inverno demografico che si è abbattuto sul nostro Paese? In attesa che, con il nuovo ministero per le Politiche per la famiglia, guidato da Lorenzo Fontana, qualcosa si muova nella giusta direzione l'aiutino a chi sogna una prole arriva dal mondo delle aziende. Una o due mensilità in più in busta paga ai dipendenti che fanno figli, con l'aggiunta di intangibili agevolazioni per i neo genitori, considerati come un valore aggiunto e non più come un peso per la produttività d'impresa.Sono già due le imprese italiane, note alle cronache, che applicano una forma concreta di welfare aziendale rivolto a neo mamme e neo papà. Dopo la Brazzale, storica azienda casearia di Zanè in provincia di Vicenza (150 milioni di fatturato e 553 dipendenti, di cui 238 in Italia 315 in Repubblica Ceca) che da un anno elargisce una mensilità premio ai neogenitori e che, nei giorni scorsi, ha raggiunto quota 35 nuovi nati, ora anche Eurointerim, agenzia di somministrazione di lavoro di Padova (150 dipendenti in struttura, 120.000 contratti e oltre 9.700 clienti all'attivo) ha avviato un coraggioso programma di incentivo alla natalità. Un fondo di 50.000 euro da distribuire, in un anno, ai dipendenti che diventeranno genitori, una cifra a scalare fino a esaurimento, che secondo i calcoli dovrebbe dare ad ognuno il corrispettivo di una mensilità di stipendio, ma che «se non dovesse bastare verrà rinforzata per accontentare tutti», spiega il titolare Luigi Sposato.«L'idea di incentivare concretamente le nascite nasce dalla volontà di rafforzare l'attenzione alle persone, che è principio cardine della nostra impresa», spiega Sposato, «e la cosa importante è che si tratta di un vero e proprio incentivo alla maternità, rivolto a tutti, non solo ai dipendenti che fanno parte fissa della nostra struttura, ma anche a quelli che vengono somministrati alle aziende, se diventano genitori mentre sono in forze con noi».Una decisione coraggiosa in un periodo in cui l'Italia non è ancora fuori dalla crisi, ma Sposato non vuol sentir parlare di calcoli tra costi e benefici: «È veramente difficile pensare di calcolare che cosa torna indietro a un'anzienda che decide di seguire questo percorso», spiega, «la misura funziona perché fa vivere bene un evento importante della vita, dà un messaggio importante che poi si traduce in termini di responsabilizzazione e fedeltà all'azienda dei lavoratori», aggiunge. «Le persone che tornano sul posto di lavoro dopo la maternità, nel caso delle donne, tornano in modo positivo, durante l'assenza la loro attività viene portata avanti dai colleghi e il clima aziendale è positivo e propositivo». E questo «è importante tanto quanto le conoscenze tecniche per far procedere le cose nel modo giusto», continua il titolare di Eurointerim. «Dedizione, impegno, fedeltà aziendale: mi torna certamente più di quello che do».Come funziona? Il fondo da 50.000 euro accantonato per gli incentivi alla maternità, in Eurointerim, è stato calcolato in base alle nascite medie di un anno e dovrebbe permettere a ogni dipendente di ottenere una mensilità in più come premio. Non necessariamente in denaro. «A seconda della scelta del lavoratore possiamo erogare la cifra in busta paga o sotto forma di welfare aziendale», chiarisce il titolare, «a copertura di spese specialistiche per i bambini o la famiglia, come possono essere le cure odontoiatriche per esempio», ma anche per «pagare le rette dell'asilo o le vacanze», aggiunge ancora Sposato, «il tutto attraverso le convenzioni messe in piedi dall'azienda in più di dieci diversi ambiti».Un modo per evitare la mannaia della fiscalità che riduce di gran lunga il valore effettivo degli stipendi. «Utilizzando l'incentivo attraverso il welfare la tassazione risulta chiaramente inferiore, ma la scelta la lasciamo completamente al dipendente», conclude Sposato.Ed è proprio quello fiscale l'aspetto che più affligge Roberto Brazzale, presidente della omonima azienda di famiglia, pioniere nell'erogazione dei bonus bebè ai neogenitori, compresi quelli che decidono di adottare. «Sulla mensilità che noi eroghiamo come contributo alla nascita», spiega «lo Stato mette subito le mani». Per il fisco si tratta «di un vero e proprio aumento di stipendio e, al momento, non esiste la possibilità di scorporare in nessun modo, questa voce dal resto». La cosa grave, secondo Brazzale è che «fino a oggi nessuno si è preoccupato di prevedere una misura che agevoli per le aziende l'erogazione degli aiuti alle famiglie», spiega, «non ne hanno discusso i sindacati, non ne ha parlato Confindustria» e in Parlamento «giace da tempo una proposta di legge depositata dal gruppo Lega», precisamente dal deputato vicentino Filippo Busin, nella scorsa legislatura «che finora è rimasta lettera morta». L'idea è quella di defiscalizzare, almeno in parte, questo tipo di premi e «speriamo che il ministro Fontana possa renderla una misura concreta», conclude Brazzale, orgoglioso della lista dei nomi dei 35 pargoli venuti al mondo in un anno, dalle dipendenti della sua azienda.
Un F-35 dell'aeronautica militare (Ansa)
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Matteo Ricci
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2025-09-16
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