2021-11-01
Il pranzo green è servito
La transizione fa a pezzi la tradizione: addio a fiorentine, formaggi e salumi, ecco i cibi prodotti in laboratorio nel nome dell'ecologia E nell'interesse delle grandi multinazionali.Il presidente del Consorzio parmigiano reggiano Nicola Bertinelli: «La gente è bombardata da informazioni che disorientano».Lo speciale contiene due articoli.Le mense universitarie di Berlino hanno deciso di eliminare quasi completamente la carne dai loro menù, il pregiatissimo manzo giapponese Wagyu viene stampato in 3D, mentre dalla Francia arriva la pagella a semaforo che classifica i cibi con un algoritmo sicché la diet coke diventa più salutare del parmigiano reggiano. Che dire poi di ricerche più o meno sostenute dalle Nazioni Unite che vorrebbero limitare la libertà di scelta dei consumatori e imporre una dieta universale? Quanto all'Europa, che dovrebbe tutelare le produzioni e le identità locali, come ricorda Coldiretti essa finanzia con i soldi della ripresa economica post Covid la ricerca sui cibi sintetici. Non è la trama di un film di fantascienza ma è quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi. C'è chi la definisce la nuova era del cibo sostenibile, la sfida alimentare della transizione ecologica per una vita più sana e rispettosa dell'ambiente. La terra, le stalle, gli allevamenti, le culture, sono diventati i nemici numero uno del pianeta. Zootecnia e agricoltura sono accusati di produrre CO2, di sprecare acqua o di maltrattare gli animali. Il mantra è questo e sta cominciando a far breccia nei consumatori. Il rischio è di azzerare le identità alimentari, la ricchezza gastronomica dell'italian food oltre a distruggere un'industria prospera. Improvvisamente la dieta mediterranea da ingrediente della longevità e del benessere è salita sul banco degli imputati. E siccome non si può bocciarla in toto, si comincia a smontarla pezzo per pezzo. Così il parmigiano reggiano ha il bollino arancione secondo l'etichettatura che la Francia vorrebbe imporre alla Ue, mentre carne e latte sono da evitare perché gli allevamenti inquinano.Di qui a sostenere che il cibo sintetico è migliore, il passo è breve. Ma poi è davvero meno inquinante e più salutare? Mancano verifiche scientifiche in grado di dare una risposta ma la campagna mediatica è in corso lo stesso. La posta in gioco è alta. Il cibo made in Italy ha raggiunto nel 2021 performance elevate con un valore di produzione pari a 140 miliardi e un export di 50 miliardi. È evidente che questo mercato, fatto anche di piccole e medie imprese, fa gola ai giganti industriali del cibo che però hanno difficoltà a competere non avendo una tradizione alle spalle. La rivoluzione ecologica offre invece l'occasione alle multinazionali di scardinare il cibo italiano e sottrarre quote di mercato, proponendo i cosiddetti prodotti «del futuro», che sarebbero in grado di gareggiare con quelli tradizionali perché contenenti meno grassi e zuccheri.Sono i cibi sintetici, preparati in laboratorio. Negli Stati Uniti sono già in commercio. Un brand globale dell'alimentazione, la Nestlé, che porta nelle case degli italiani una infinità di prodotti, ha annunciato che sta valutando tecnologie innovative per produrre carne coltivata. Bill Gates ha affermato che i Paesi avanzati dovrebbero convertirsi al manzo sintetico. Un attacco alla bistecca è venuto anche dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani che alla conferenza preparatoria della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile non ha risparmiato critiche alla zootecnia, in particolare alle diete basate sul consumo di carne che «dovrebbe essere diminuita sostituendo le proteine animali con quelle vegetali». Questo perché, ha poi precisato, «la proteina animale richiede 6 volte l'acqua di quella vegetale, a parità di quantità, e gli allevamenti intensivi producono il 20% della CO2 emessa a livello globale».Uno studio di AT Kearney ha rivelato che tra meno di 20 anni, nel 2040, mangeremo più carne sintetica e vegetale rispetto alla carne di origine animale. Nei ristoranti statunitensi della catena Burger King è venduto l'«impossible burger», un prodotto 100% vegetale realizzato dall'Impossible food usando tra i vari ingredienti anche un composto organico che normalmente si trova nelle piante ma che qui è sintetizzato in laboratorio. L'azienda, che ha avuto importanti finanziamenti da tutto il mondo, compresa la fondazione di Bill Gates, si vanta di realizzare cibi che hanno bisogno del 97% in meno di terra, dell'87% in meno di acqua e che emettono per il processo produttivo l'89% in meno di gas serra rispetto ai prodotti animali convenzionali.Oltre alla carne, un alimento su cui la ricerca si sta particolarmente impegnando è il pesce sintetico. Alcune specie sono state classificate in pericolo di estinzione, tra cui il tonno rosso del Mediterraneo e diverse startup ne stanno studiando la riproduzione in laboratorio. Ma per ora la realizzazione è molto costosa oltre che complessa. Melibio è un'azienda di San Francisco che ha l'ambizione di riprodurre il miele attraverso processi fermentativi. Darko Mandich, fondatore dell'azienda, ha dichiarato di aver «simulato in laboratorio quello che avviene nell'alveare: le api raccolgono il polline e lo convertono negli elementi base del miele, glucosio e fruttosio».La Clara food, startup californiana, produce albume d'uovo artificiale, e sostiene che il prodotto è addirittura migliore di quello originale: si conserva meglio, più a lungo e non presenta problemi di contaminazione con batteri o antibiotici. Si possono continuare a chiamare «miele» e «uova»? Gli ideatori sostengono di sì, perché dal punto di vista molecolare sono identici agli originali. Ecco cosa ci aspetta in tavola. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/pranzo-green-servito-2655464145.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="bibite-piu-salutari-del-parmigiano-lassurdo-delle-nuove-etichette-ue" data-post-id="2655464145" data-published-at="1635698899" data-use-pagination="False"> «Bibite più salutari del Parmigiano: l’assurdo delle nuove etichette Ue» Nicola Bertinelli (Ansa) «Tutto parte da una considerazione. Mai come nel 2021 il cibo made in Italy ha raggiunto performance così elevate: 140 miliardi di valore di produzione e oltre 50 miliardi di export. Ma il mercato del falso made in Italy, il cosiddetto italian sounding, vale oltre 100 miliardi. Queste cifre fanno capire che il mercato fa gola. Alle multinazionali non è parso vero di avere un modo per rubare quote di questo business. L'occasione è offerta dalla transizione ecologica. Stanno approfittando della crescente sensibilità al rispetto dell'ambiente per fare i propri affari». Lo scenario tracciato da Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio parmigiano reggiano e vicepresidente nazionale della Coldiretti, sembra da fantascienza. Come avviene tutto ciò? «Semplice: spacciando le abitudine alimentari tradizionali come inquinanti e insostenibili dal punto di vista energetico e proponendo un'alternativa, cioè il cibo costruito in laboratorio. Le multinazionali stanno sfruttando la fragilità dei consumatori in questo periodo, frastornati dal pressing della transizione ecologica, bombardati da messaggi discordanti e vogliono conquistare il mercato del cibo italiano con prodotti che non hanno storia o tradizione ma vengono spacciati come sostenibili e salutari». Ma questo vuol dire azzerare le identità gastronomiche. «L'Italia ha un patrimonio di 600 tipi di salumi tipici e 400 diversi formaggi, solo per fare qualche numero. Ora viene messo in discussione il modello di produzione. Si accusano gli allevatori di non rispettare gli animali e gli agricoltori di consumare l'acqua, e ci dicono che è possibile produrre formaggi senza mucche ottenendo le cagliate in laboratorio tramite le fermentazioni cellulari». Quale è il rischio per l'Italia da queste campagne per il cibo sintetico? «Si azzerano le identità che hanno fatto dell'Italia uno dei Paesi più ambiti come modello di agroalimentare e i cittadini vengono privati della libertà di scegliere cosa mangiare. Si distruggono tessuti produttivi che vivono da millenni. Il parmigiano reggiano è prodotto in un territorio per due terzi collinare e montano: senza questa attività le terre verrebbero abbandonate e andrebbero persi migliaia di posti di lavoro. Il cibo sintetico non ha niente a che vedere con il rispetto dell'ambiente: è solo un'operazione commerciale, un attacco ai prodotti italiani, alla nostra identità». Le istituzioni europee non dovrebbero tutelare le diversità alimentari e le industrie degli Stati membri? «La Ue porta aventi principi corretti. Nemmeno noi siamo contrari a sistemi di produzione a basso impatto ambientale, alle etichette per informare il consumatore, a uno stile di vita salutare. Questi principi sono interpretati in modo fuorviante da multinazionali che sostengono proposte di legge nella Ue per condizionare il comportamento del consumatore». A quali proposte di legge si riferisce? «Entro il 2022 la Ue deve trovare un metodo di etichettatura degli alimenti. L'obiettivo è stimolare le buone pratiche alimentari, e fin qui nulla da obiettare. Ma la Francia, su pressione delle multinazionali del cibo, cerca di imporre il meccanismo del Nutriscore che anziché aiutare il consumatore lo inganna dandogli una visione distorta di ciò che mangia. Il tutto a vantaggio dei prodotti proposti dai colossi del cibo e soprattutto a danno dell'italian food». Perché il Nutriscore penalizza l'Italia? «È un sorta di pagella a ciò che mangiamo. L'etichetta attribuisce un colore al cibo, dal verde al rosso, in base al contenuto di zuccheri e grassi. È un sistema basato su tabelle nutrizionali del Regno Unito, molto criticato dai nutrizionisti, che discrimina eccellenze italiane come l'olio d'oliva. Il parmigiano reggiano avrebbe bollino arancione mentre prodotti sintetici delle grandi multinazionali come la Diet coke sarebbero verdi. La valutazione è fatta da un algoritmo che trascura la presenza di elementi preziosi per un'alimentazione sana e bilanciata. Il cibo sintetico sarebbe favorito. Significa condizionare il consumatore orientandolo ad acquistare prodotti sintetici, allontanandolo dalla tradizione gastronomica italiana che è riconosciuta dai nutrizionisti come la più salutare al mondo».
Abiy Ahmed e Giorgia Meloni (Ansa)
Il presidente e ad di Philip Morris Italia Pasquale Frega a Cernobbio (Ansa)
Il presidente e ad di Philip Morris Italia dal Forum Teha di Cernobbio: «La leva competitiva è cruciale per l'Italia e l'Europa».