2018-07-21
Portarsi il segretario dal paesello è una comodità cara ai soloni del Pd
Quelli che criticano la collaboratrice di Luigi Di Maio dimenticano che Matteo Renzi ingaggiò una ragazza di Rignano. Anche i tuttofare di Andrea Orlando e Roberta Pinotti erano scelti «in casa». Quanto ai soldi, incassavano come Assia Montanino.Veronique Orofino ha accompagnato l'ex premier agli esordi. Ora bada a Dario Nardella, ma in ufficio ha appeso 11 ritratti del suo mentore.Lo speciale contiene due articoli Tra tanti ordini professionali inutili non sfigurerebbe quello dei segretari particolari. Persone di assoluta fiducia, che tengono l'agenda, smistano le visite e le telefonate più riservate, accompagnano in giro il capo, sanno tutto dei suoi affari privati e lavorano 24 ore su 24. Come la mitica Marinella di Silvio Berlusconi, o la signora Enea di Giulio Andreotti. Ma il tempo passa, le Repubbliche anche, tutto pare degradi e allora ecco che nel pieno di questa fumosa estate 2018 scoppia nientemeno che «Segretariopoli». Un nuovo scandalo che nasce (e muore) intorno a una ragazza di 26 anni di nome Assia Montanino, scelta da Luigi Di Maio come capo della sua segreteria, tanto al Ministero dello Sviluppo quanto al Welfare. I problemi sarebbero tre: la giovane età, la provenienza dal suo stesso paese, Pomigliano d'Arco, e lo stipendione da 72.000 euro lordi. Oltre al fatto che non ha ancora pubblicato il curriculum su internet. Ma se è giusto fare le pulci alla signorina Assia, sarebbe davvero in malafede dimenticarsi di che cosa succedeva nei governi precedenti. E allora ecco una carrellata di segretarie e segretari dei governi Renzi e Gentiloni, con tanto di stipendi e curriculum. Tutto disponibile grazie, va detto, alla legge sulla trasparenza voluta dall'ex segretario del Pd. Per fare qualche raffronto, ricapitoliamo il caso della Montanino, che si dichiara laureata in economia e in precedenza ha svolto uno stage alla vicepresidenza della Camera proprio nella segreteria di Di Maio: sui siti internet del Mise e del Lavoro figura come segretaria particolare del ministro, con uno stipendio da 72.000 euro lordi che comprende entrambe le funzioni. Dopo la denuncia del Giornale di Paolo Berlusconi, lo stesso Di Maio ha spiegato che è la figlia di un commerciante del suo paese che ha denunciato i suoi estorsori e ha aggiunto un particolare rilevante: «È il capo della mia segreteria». Il capo della segreteria, di norma, guadagna il doppio della segretaria particolare.E allora partiamo da Carlo Calenda, che proprio al Mise aveva voluto al suo fianco l'ex giornalista Chiara Amadei, che da segretaria particolare aveva diritto a 72.398 euro, mentre da capa della segreteria, incarico ricoperto nell'ultimo anno e mezzo, portava a casa 149.047 euro. Curriculum? Decisamente solido, visto che in 25 anni ha lavorato per Luca Cordero di Montezemolo, Vincenzo Visco, Massimo D'Alema e Franco Bassanini. Come studi, però, si è fermata alla maturità classica al Tacito di Roma. Esemplare anche la storia di Eleonora Chierichetti, segretaria di Matteo Renzi a Palazzo Chigi e poi, nel governo Gentiloni, passata a Luca Lotti. Ora, nonostante Lotti non guidasse ministeri con un portafoglio, donna Eleonora portava a casa 69.900 euro l'anno per fare lo stesso mestiere di Assia. E come lei era compaesana del capo, visto che è di Rignano sull'Arno come Matteo Renzi. Chierichetti, classe 1982, ha una laurea triennale in economia e gestione dei servizi turistici e un livello d'inglese che nel curriculum ha definito «intermedio». Insomma, lo parla come il suo principale, ma questo non le ha impedito di far parte della missione ristretta di otto ospiti che a ottobre 2016 accompagnò alla Casa Bianca l'allora premier dal presidente Obama. Aveva puntato sui giovani anche Maria Elena Boschi, che da ministro delle Riforme e poi da sottosegretario a Palazzo Chigi si è avvalsa di Marco Rivello, segretario particolare da 70.700 euro lordi, classe 1989 e laurea triennale in scienze internazionali. Invece Graziano Delrio, prima come sottosegretario alla presidenza del Consiglio e poi come ministro delle Infrastrutture, aveva fatto avere al signor Uberto Spadoni, reggiano come lui, prima 89.000 euro e poi 110.917 euro. Davvero ingiusta, invece, la vita con la signora Rita Lucentini, che per «soli» 74.000 euro faceva la segretaria particolare nientemeno che del premier Paolo Gentiloni. Mentre il sottosegretario semplice Sandro Gozi si affidava a Simona Clivia Zucchet, a cui andavano 55.000 euro. Poi c'è il caso del mitico «Signor Fedeli», alias Achille Passoni, che negli ultimi anni veniva citato solo come marito della ministra Valeria Zero Tituli, ma prima aveva fatto una solida carriera in Cgil. Passoni era il capo della segreteria di Marco Minniti, sia quando era sottosegretario ai servizi segreti, sia al Viminale, ed è arrivato a 121.000 euro l'anno. Sempre alla voce «segretari dei paesi tuoi», giusto ricordare che il piddino ligure Andrea Orlando, da ministro della Giustizia, aveva scelto Matteo Bianchi, classe 1986, ben 84.000 euro di emolumenti e semplici «studi» in legge a Genova. Quanto a Roberta Pinotti, genovese, ex ministro della Difesa in quota Pd, aveva scelto dal partito il trentaduenne ingegnere Alberto Pandolfo, consigliere comunale sotto la Lanterna, che prendeva 55.741 euro. Ai cultori del «pezzo di carta» farà invece tristezza scoprire che al ministero più importante, quello dell'Economia e delle Finanze, l'econometrista Pier Carlo Padoan aveva scelto come segretaria particolare una donna senza laurea, la signora Anna Buttarelli, che guadagnava 75.761 euro l'anno. Se davvero Assia Montanino è dottore in economia e commercio, c'è il rischio che abbia un curriculum migliore anche di tante deputate, di oggi e, soprattutto, di ieri.Francesco Bonazzi<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/portarsi-il-segretario-dal-paesello-e-una-comodita-cara-ai-soloni-del-pd-2588483186.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lex-ombra-di-matteo-con-il-culto-per-le-icone-del-bullo" data-post-id="2588483186" data-published-at="1757673949" data-use-pagination="False"> L’ex ombra di Matteo con il culto per le icone del Bullo Nello staff del sindaco di Firenze ci deve essere una collaboratrice feticista. È stata assunta nel 2009 a Palazzo Vecchio da Matteo Renzi con chiamata diretta ed è stata confermata, con aumento di stipendio, dal successore Dario Nardella. La fanciulla, classe 1985, risponde al nome di Veronique Orofino e nel suo ufficio le nostre fonti hanno contato appesi ai muri 11 tra ritratti, foto e caricature di Matteo Renzi, tutti ben incorniciati (a lato alcuni di essi). Si va dal Renzi raffigurato nei panni di Dante Alighieri, al Renzi piacione con la camicia aperta, dal Renzi serioso in giacca e cravatta al Renzi in versione mosaico e persino a un Renzi tricologicamente delle origini con ciuffone, oppure con i capelli a scodella. Sulla scrivania in bella vista anche una delle fatiche letterarie di Matteo, Stil novo. La Orofino, bilingue italo-francese, ha una laurea triennale in Scienze della comunicazione e ha frequentato un corso di specializzazione di Web graphic. Dal curriculum apprendiamo che sa suonare chitarra e mandolino. Ma non deve disdegnare neppure le sviolinate. Appassionata dj, secondo la leggenda, avrebbe caricato per anni l'ipod dell'ex premier. Dal palco della Leopolda, di cui è una veterana, ha descritto così l'incontro con Renzi: «L'ho conosciuto a Corleone sui campi confiscati alla mafia, lui era un giovane presidente della Provincia e io ero una volontaria. Da lì è iniziata la nostra collaborazione, soprattutto alla Leopolda dove per sei anni sono stata in regìa, come diceva Matteo, e vi ho allietato con le mie scelte musicali». Nel 2008 è entrata nello staff di Renzi in Provincia e l'anno successivo l'ha seguito a Palazzo Vecchio come responsabile dei social network con la qualifica di funzionaria di primo livello e uno stipendio di 23.980,06 euro annui. Nel 2014 Nardella l'ha confermata nel suo ufficio di Gabinetto, con un'indennità aggiuntiva di 3.900 euro. Lo scorso 12 giugno il primo cittadino ha aumentato il bonus sino a 16.917,94 euro lordi, portando la retribuzione a circa 41.000 euro. Chissà se adesso la Orofino aggiungerà in ufficio anche una piccola icona di Nardella. Giacomo Amadori
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