2024-02-19
«Pool Mani pulite spiato dai servizi. Ogni pm aveva referenti esterni»
Antonio Di Pietro e Francesco Saverio Borelli (Ansa)
Rino Formica rivela: «Non erano stinchi di santo. E il premier Giuliano Amato sapeva tutto».Un po’ di complottismo e tanta ambizione anche laddove non t’aspetti o, forse, sarebbe più giusto dire, dove si è spesso pensato ma guai a dirlo. A ribadirlo, in una lunga intervista al Corriere della Sera, è Rino Formica, ex socialista, stretto collaboratore di Bettino Craxi, che ha attraversato tante stagioni della politica italiana come protagonista nel Psi e nel governo. E che al di là delle sue celebri massime, «la politica è sangue e merda» o platee «di nani e ballerine», usate quando si tenta di spiegare i meccanismi politici, dall’alto dei suoi quasi 97 anni ha ricordi chiari su fatti e personaggi della Prima Repubblica. Per esempio nell’intervista di ieri Formica ha ricordato le ambizioni politiche dei magistrati che 31 anni fa, con l’arresto a Milano di Mario Chiesa, presidente socialista del Pio Albergo Trivulzio, iniziarono l’inchiesta su Tangentopoli che sarebbe passata alla storia come Mani Pulite. Coordinata dalla Procura guidata da Francesco Saverio Borrelli e dall’aggiunto Gerardo D’Ambrosio e assegnata in prima battuta ai pm Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo, l’indagine mise sottosopra l’intero Paese e ridisegnò la geografia politica italiana. L’ex ministro delle Finanze svela alcuni retroscena su quella controversa stagione agli inizi degli anni Novanta del nostro Paese che sicuramente faranno discutere. A cominciare dal fatto che l’allora presidente del Consiglio, Giuliano Amato, aveva in mano, e lo sapeva anche Craxi, «le segnalazioni sul traffico telefonico dei componenti del pool». Magistrati «spiati» perché «i servizi hanno come compito di controllare tutto quello che avviene attorno al potere. Anche Mussolini era intercettato, i servizi ascoltavano le sue conversazioni con la Petacci. Certo, il confine tra la tutela delle istituzioni e l’intrigo è sottile. Dipende dall’uso che se ne fa», dice Formica che aggiunge: «E nell’epoca di Tangentopoli e Mani pulite avevano scoperto che un po’ tutti i magistrati del pool non erano stinchi di santo. Non solo Di Pietro. Ognuno aveva il suo corrispondente esterno: politico, religioso, internazionale. E ognuno aveva la sua ambizione: chi voleva fare il presidente del Consiglio, chi il presidente della Repubblica». Secondo l’anziano politico barese era «il capo del pool, Francesco Saverio Borrelli, a voler diventare capo dello Stato. Quando un magistrato appare in tv e dà ordini al Parlamento, già agisce come un aspirante capo di Stato», afferma. Passando all’attualità Formica dà la pagella ai politici, cominciando dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulla quale esprime un giudizio piuttosto ingeneroso: «Almirante ha trovato un erede viziato da viltà nei suoi confronti. La Meloni è arrivata al governo attraverso una mascheratura, e non ha la forza di dirsi la continuatrice di Almirante. Comunque è fortunata, vista la collezione di errori dei suoi contendenti, in particolare quelli della sua area. È furba, più furba che intelligente». Non tenero con il leader della Lega Matteo Salvini: «Non vorrei apparire razzista, ma sembra uomo del profondo nord-est». E poi Conte? «È il populismo che si fa governo» mentre Schlein «è il radicalismo che si fa moderazione, ma così la sinistra non andrà al potere». Infine Formica accomuna nel giudizio gli ex alleati Matteo Renzi e Carlo Calenda: «Sono cercatori d’oro nelle sabbie del fiume; ma nel fiume si trova al più qualche pesciolino. Non sarà un centro aristocratico, sdegnoso, a risolvere i problemi reali». Non sarà dunque il famigerato «centro» a salvare il Paese, parola di socialista doc.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.