2023-05-04
Polonia contro Pfizer. «Non ci servono dosi, non pagheremo più»
L’azienda chiede una penale per le fiale non ritirate, anche se non le ha ancora prodotte. Il governo di Varsavia va all’attacco.«Il profitto è il miglior incentivo commerciale ma, anche negli affari, dovrebbe avere i suoi limiti»: il ministro della salute polacco Adam Niedzielski non ha usato perifrasi nella durissima lettera aperta indirizzata agli azionisti dell’azienda farmaceutica Pfizer per chiedere, una volta per tutte, di smetterla di voler fare profitti sulla salute dei cittadini dell’Unione europea. La lettera di Niedzielski non è un fulmine a ciel sereno: è da giugno 2022 che diversi Paesi Ue, capofila la Polonia, hanno comunicato - prima alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, poi direttamente alle aziende produttrici - di non aver più bisogno dei vaccini contro il Covid. E quando, a marzo 2023, von der Leyen ha candidamente chiesto a Pfizer di rinegoziare quei contratti stipulati da lei stessa con l’amministratore delegato Albert Bourla a colpi di sms mai resi pubblici, la replica è suonata beffarda: riduciamo le consegne, d’accordo, ha replicato Bourla, ma quelle che riceverete, le pagherete di più. Possibile? È lo stesso Niedzielski a notarlo nella sua lettera, che inizia con la consueta lustrata ai «vaccini che hanno salvato decine di milioni di vite», non mancando di sottolineare come la compagnia abbia però ricevuto «enormi gratifiche» dallo sviluppo di questo epocale progetto imprenditoriale. «Pfizer», punta il dito Niedzielski, «ha accettato di ridurre le dosi ma continua a chiederci di pagare una penale che corrisponde alla metà del prezzo delle dosi, senza però averle prodotte». «Pfizer in pratica pretende una penale in soldi», spiega il ministro polacco, «per dosi che ancora devono essere (e non saranno mai) preparate e che dunque non sono costate all’azienda neanche un penny». Per essere ancora più chiari: Pfizer non chiede il pagamento di una multa per dosi già realizzate e invendute ma, scrive il ministro, vuole essere pagata per fiale che deve ancora confezionare. La disputa tra l’Unione europea e Pfizer è ancora in corso. Nonostante la pandemia sia finita, secondo l’accordo firmato da Ursula von der Leyen e Sandra Gallina, responsabile Ue preposta alle contrattazioni, gli Stati membri sono obbligati a comprare ulteriori lotti del preparato, che dovrebbero essere consegnati entro la fine dell’anno e l’inizio del 2024. Neanche questa è una novità, da quando è stato reso noto che la presidente Ue si è improvvidamente impegnata ad acquistare, per conto degli europei - ma senza render loro conto - un totale di ben dieci dosi a testa per ogni cittadino. Una quantità enorme, che sottrae risorse per far fronte alle altre emergenze sanitarie europee: «Il Covid non è certo l’unico problema dei Paesi Ue», scrive il ministro polacco, evocando la crisi umanitaria nel suo Paese, confinante con l’Ucraina, e i quasi 1,5 milioni di profughi «che in Polonia hanno trovato una nuova casa e assistenza sanitaria». Nonostante le campagne vaccinali siano ormai al palo da un anno - come lamentava già a maggio scorso l’amministratore delegato di Moderna Stéphane Bancel - le disposizioni del contratto sono ancora in vigore e, salvo nuovi accordi, i governi dovranno pagare, anche perché Pfizer è l’unica compagnia che non ha dovuto adempiere la procedura negoziata applicata alle altre aziende. Novavax e Moderna, ad esempio, hanno ceduto accordandosi con il governo polacco mentre Pfizer, lamenta il ministro della Salute di Varsavia, «nonostante i miei sforzi di trovare un compromesso, non è pronta a dimostrare un livello soddisfacente di flessibilità né a presentare una proposta realistica che corrisponda a una situazione completamente diversa in Europa». Di mezzo, c’è anche la guerra in Ucraina e la posizione «privilegiata», nel bene e nel male, che Varsavia ha acquisito dallo scoppio del conflitto a febbraio 2022, che le ha consentito di fare la voce grossa sui vaccini, nonostante i rapporti pregressi con Bruxelles non fossero propriamente idilliaci. «Pfizer intende ancora fornire centinaia di milioni di vaccini all’Europa, ma ciò è completamente inutile dal punto di vista della salute pubblica, poiché la maggior parte delle fiale sarà distrutta a causa della loro durata limitata e della domanda limitata», condanna Niedzielski. Né è un’opzione regalare i vaccini in eccesso ai Paesi più bisognosi, perché «attualmente non ci sono governi interessati ad accettare vaccini, neanche se regalati», scrive il ministro, che spiega che «l’impegno ad acquistarli provoca un enorme onere finanziario anche per le autorità dei Paesi europei sviluppati, rendendo difficile soddisfare altri bisogni sanitari». La stoccata di Varsavia arriva alla fine: «Invece di mostrare solidarietà, Pfizer vuole ancora guadagnare denaro sui fondi stanziati dagli Stati membri dell’Ue per la protezione della salute pubblica. Mi dispiace dire che l’azienda, che a lungo abbiamo considerato parte della soluzione [...] sta diventando parte del problema stesso», biasima Niedzielski. «Come custode dell’interesse della salute pubblica, chiedo a Pfizer di assumersi la responsabilità e di agire in buona fede per una soluzione equa per tutti», conclude il ministro. Una bella gatta da pelare per Ursula von der Leyen, che è stata criticata dalla Corte dei Conti Ue e dall’Ombudsman europea per i contratti sulle dosi, oggetto d’indagine della Procura europea da ottobre dello scorso anno.
«It – Welcome to Derry» (Sky)
Lo scrittore elogia il prequel dei film It, in arrivo su Sky il 27 ottobre. Ambientata nel 1962, la serie dei fratelli Muschietti esplora le origini del terrore a Derry, tra paranoia, paura collettiva e l’ombra del pagliaccio Bob Gray.
Keir Starmer ed Emmanuel Macron (Getty Images)