2023-07-08
Le indagini sui politici ritornino al vaglio dell’Aula
Nessuno nega che le Procure debbano fare il proprio dovere anche con gli esponenti delle istituzioni, ma è sospetta la concomitanza tra inchieste e proposte di legge che toccano il potere dei magistrati.Ci risiamo. Sono passati trent’anni ma siamo ancora al punto di partenza, cioè allo scontro tra politica e magistratura. Il conflitto ci lasciò in eredità le ceneri della prima Repubblica, andata in fumo nell’incendio di Tangentopoli. E la seconda si aprì con lo stesso scenario di quella che l’aveva preceduta, ovvero con un avviso di garanzia recapitato con un tempismo perfetto nella redazione del Corriere della Sera mentre era in corso a Napoli il G7, ovvero la riunione dei grandi della terra. Silvio Berlusconi, fresco di incarico di presidente del Consiglio, mentre stringeva le mani a Bill Clinton, a François Mitterand e a Helmut Kohl (ma c’erano anche Boris Yeltsin, John Major e Jaques Delors) fu costretto a stringere i denti per la botta, che di lì a breve, complice le trame di Oscar Luigi Scalfaro che garantì a Umberto Bossi la prosecuzione della legislatura, portò alla caduta del governo e alle dimissioni del Cavaliere. Nel corso degli anni sono state innumerevoli le volte in cui le vicende politiche si sono incrociate con quelle giudiziarie. A destra come a sinistra. Basti ricordare che a innescare la crisi che portò all’addio di Romano Prodi al suo secondo giro a Palazzo Chigi fu un’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere, che portò all’arresto di Sandra Lonardo, moglie dell’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella, all’epoca impegnato in una riforma delle intercettazioni e più in generale delle procedure di carriera dei magistrati. Al Guardasigilli, indagato insieme con la consorte, furono contestati sette reati. Inutile dire che dopo quasi dieci anni i coniugi furono assolti dall’accusa di concussione nei confronti del governatore della Campania e anche dalle altre che erano state contestate, ma nel frattempo il governo era caduto da un pezzo e gli italiani avevano visto sfilare cinque nuovi presidenti del Consiglio e un paio di elezioni. Se cito il caso Berlusconi che risale a quasi trent’anni fa e quello dell’ex leader dell’Udeur è perché tra i tanti che potrebbero essere menzionati mi paiono i più significativi per dimostrare che qualcosa nel rapporto tra giudici e politica non funziona. Nessuno nega che la giustizia debba fare il proprio corso e non guardare in faccia a nessuno, anche se c’è di mezzo un rappresentante delle istituzioni. Tuttavia, è mai possibile che l’iter giudiziario incroci sempre quello di leggi che toccano da vicino le toghe? Ed è altrettanto incredibile che gli avvisi di garanzia, oltre ad essere recapitati quasi sempre a mezzo stampa, giungano a destinazione, cioè siano resi noti all’opinione pubblica, mentre sono in corso decisioni importanti. Berlusconi incontra i grandi della Terra? Prima deve incontrare il maresciallo che gli recapita la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati. Mastella parla alle Camere? Ma prima deve parlare con la signora che gli comunica di avere gli ufficiali di polizia giudiziaria sull’uscio. Daniela Santanchè deve riferire in merito a una vicenda che la riguarda e che l’opposizione spera di usare per farla dimettere dall’incarico di ministro del Turismo? E qualcuno si incarica di far uscire in prima pagina la notizia delle indagini a suo carico.Il nostro Giacomo Amadori ha spiegato come è nata la vicenda che riguarda la Pitonessa (è il soprannome che le viene attribuito). La denuncia di alcuni soci di minoranza ha fatto scattare l’inchiesta e di conseguenza la sua iscrizione – segretata – nel registro degli indagati. I fatti risalgono a prima che nascesse il governo Meloni, ma guarda caso se ne ha notizia solo in prossimità del giuramento al Quirinale. Coincidenza? Forse. Ma poi, nonostante le indagini non abbiano fatto un passo avanti - anzi forse qualcuno indietro, con l’archiviazione di alcune richieste - ecco che in prossimità dell’intervento in Senato del ministro rispuntano, rilanciate con maggior forza. Difficile non scorgere una manina. Difficile non intravedere un disegno che punta a mettere in difficoltà l’esecutivo. Soprattutto se il rilancio delle accuse alla Santanchè coincide con il rinvio a giudizio del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, accusato di aver passato a un collega alcune note di servizio riguardanti l’anarchico Alfredo Cospito. Per di più, dopo che la stessa Procura aveva richiesto l’archiviazione. Inoltre, ciliegina sulla torta, ecco un’indagine per violenza sessuale a carico del figlio minore di Ignazio La Russa, quasi a pareggiare i conti con il figlio di Beppe Grillo.Risultato, dopo trent’anni siamo tornati al punto di partenza. Alla guerra fra politici e magistrati, con accuse di invasione di campo dei primi ai secondi. In trent’anni le abbiamo viste tutte, ma abbiamo anche visto il Paese andare a rotoli, più indebitato di prima, più incapace di risolvere i problemi di prima. So che susciterò qualche reazione contraria, ma per me o si recide questo nodo, facendo in modo che indagini «politiche» non interferiscano con la vita del Paese (penso a inchieste come quella che frugò nel letto di Berlusconi) o meglio reintrodurre l’autorizzazione a procedere voluta dai padri costituenti. A meno di non preferire che l’Italia vada a ramengo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.