2023-05-24
Il pm «assolve» il vaccino prima dell’autopsia
Il ventunenne Yaser Nagy morì all’improvviso nel 2021, dopo le due dosi di Pfizer. Ora il padre scopre che il magistrato (lo stesso che scagionò babbo Renzi nell’indagine per bancarotta) ha archiviato il caso senza nemmeno aspettare l’esito dell’esame medico.Il fatto non presentava «indizi di reato», così la morte improvvisa del ventunenne Yaser Nagy venne archiviata. Questa sarebbe la spiegazione del perché non si indagò sul decesso del giovane di Rapallo, trovato senza vita nel letto di casa la mattina del 16 novembre 2021. Ma attenzione, il pm di Genova, Marco Airoldi, prese la decisione il 7 gennaio 2022 e il procedimento risulta archiviato pochi giorni dopo, il 13, senza attendere il referto dell’autopsia. La causa di morte, infatti, reca la data del 6 marzo 2023 e venne scritta di gran fretta solo dopo l’articolo denuncia della Verità. Raccontavamo di come un povero genitore, Nagy Nagy, egiziano di nascita, da trent’anni nella nota località al centro del Golfo di Tigullio dove possiede una pizzeria, fosse rimasto quindici mesi in attesa di sapere perché era morto il suo primogenito. Un ragazzo sano, sportivo, solo negli ultimi tempi aveva sofferto di attacchi epilettici ma non gli era stata sconsigliata la vaccinazione anti Covid. Prima dose il 23 luglio del 2021, la seconda il 3 settembre, sempre con Pfizer. Quella morte improvvisa, a novembre, poteva essere correlata con il vaccino? Il magistrato dispose l’esame autoptico presso l’ospedale San Martino di Genova, lo stesso dove fu trasportata e morì pochi mesi prima, il 10 giugno, Camilla Canepa, la studentessa di 18 anni stroncata da una trombosi dopo il vaccino Astrazeneca. Il corpo di Yaser fu restituito ai genitori, ma nessuno diede risposte sull’autopsia. «Ho perso il mio cuore, non mi rassegno a una morte inspiegabile», ci aveva detto il padre. Grazie a quell’articolo della Verità, finalmente aveva ottenuto il referto istologico, firmato il 3 marzo 2023 da Paolo Nozza, direttore dell’anatomia patologica ospedaliera del San Martino. Nel documento, si dichiara che «la causa di morte è attribuibile per esclusione a morte improvvisa cardiaca (Mic) di natura più probabilmente aritmica», una variante dell’arresto cardiocircolatorio che sbrigativamente liquida la maggior parte delle perizie per morte improvvisa. È come dire che uno è morto perché non è più vivo. Il giudice, intanto, che cosa faceva? Nagy Nagy l’ha scoperto solo pochi giorni fa, grazie al suo legale. Il pm Marco Airoldi, senza conoscere l’esito dell’autopsia, aveva ritenuto che non ci fosse rilevanza penale, che mancasse la notitia criminis e fosse solo «pseudonotizia di reato», come si dice tecnicamente, perciò fece archiviare il procedimento. Nel fascicolo non c’è traccia del referto autoptico. Vogliamo immaginare quante morti improvvise finiscono «cestinate» in questo modo, per automatismi delle singole Procure? Eppure, le direttive impartite nel novembre 2016 da una circolare del ministero della Giustizia, ben spiegavano quale deve essere il corretto esercizio dell’opzione tra iscrizione nel registro degli atti che non costituiscono notizia di reato (modello 45), e iscrizione nel registro delle notizie di reato, relative a soggetti noti (modello 21) e ignoti (modello 44). Il 3 giugno 2019, l’allora procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, sollecitava «a monitorare la correttezza e la tempestività delle iscrizioni delle notizie di reato». E ricordava che andavano evitati «automatismi nelle iscrizioni nei vari registri». Invece, un genitore ha dovuto aspettare quindici mesi per avere un referto che non fornisce risposte. «Mio figlio andava sempre in palestra, ogni anno si sottoponeva a esami medici e il suo cuore stava benissimo, come quello mio e dell’altra figlia», ripete sconsolato il signor Nagy che ha dovuto rivolgersi a un consulente tecnico di parte (Ctu) per vedere che cosa è stato trascurato nell’autopsia realizzata al San Martino. Lo scorso dicembre il medico Robbi Manghi, esperto Ctu del tribunale di Reggio Emilia, aveva spiegato alla Verità che «non ci si può limitare a dire arresto cardiocircolatorio senza indagare più a fondo. Deve essere fatta la ricerca di trombi/coaguli nei capillari estesi a tutto il corpo, entro un massimo di 12 ore», e cercare molto altro. «Si avrebbe la fotografia esatta di cosa si è scatenato nel corpo del paziente».Quanto frettolosamente, invece, vengono aperti e richiusi i corpi dei tanti deceduti per «malori» fatali, evitando di cercare possibili correlazioni con il vaccino anti Covid? Poi c’è tutta la responsabilità dei magistrati, che sempre il dottor Manghi sintetizzava molto bene. «Se l’indirizzo è quello di fare meno indagini possibili, è evidente che chiedono l’unica condizione “possibile”: la reazione anafilattica allergica, che elimina al 99% la responsabilità del vaccino».Non sappiamo che cosa avesse chiesto di verificare il pm Airoldi, lo stesso magistrato che nel luglio 2016 ottenne l’archiviazione dell’inchiesta su Tiziano Renzi, indagato per bancarotta fraudolenta per il crac della Chil post. Di certo, ha preferito archiviare prima di sapere perché era morto quel povero ragazzo.
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