2019-05-30
Più Conte traccheggia, più Salvini lo provoca
Dopo il vis à vis, il premier assicura: «Abbiamo un'agenda fitta». Ma fa slittare il Cdm per colpa delle grane grilline. Allora il vice scrive a Palazzo Chigi contro l'Onu e le sue critiche al dl Sicurezza: «Mi aspetto presa di posizione». Ai suoi: «Se vince Di Battista salta tutto».Il giorno delle due sentenze è arrivato: per proseguire sulla strada del cambiamento, oggi il governo Lega-M5s dovrà superare due giudizi, tanto diversi quanto simili nelle insidie che nascondono. A Genova è attesa la sentenza di primo grado per il processo sulle «spese pazze» di 22 consiglieri ed ex consiglieri regionali della Liguria: tra gli imputati, accusati di peculato e falso, c'è anche il viceministro leghista alle Infrastrutture Edoardo Rixi. Se dovesse essere condannato, il M5s ha già ribadito che Rixi dovrà lasciare il governo; la pensa nella maniera opposta la Lega, anche se ieri Matteo Salvini non si è pronunciato. Intanto, anche Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, oggi è in attesa di una sentenza.Trattasi del giudizio che sulla sua permanenza a capo del M5s dovranno dare gli iscritti alla piattaforma Rousseau: urne (anzi, click) aperti dalle 10 alle 20. Una votazione che somiglia molto a un referendum sulla permanenza al governo del M5s: «Non si potrebbe», ha detto ieri il leader della Lega, Matteo Salvini, ai suoi parlamentari riuniti in assemblea, «andare avanti al governo con il M5s se prevalesse la linea di Alessandro Di Battista e proseguissero gli attacchi e i distinguo». Un assist non da poco, quello servito da Salvini a Di Maio, considerato che subito dopo il ministro dell'Interno ha aggiunto che se cadesse il governo guidato da Giuseppe Conte si andrebbe di filato a nuove elezioni: «Io maggioranze con i cambia-bandiera di turno», ha sottolineato Salvini, «non ne faccio. La maggioranza se c'è è questa. Per me c'è. Mi rifiuto di pensare di andare a raccattare tre senatori qui e dieci deputati là, non ci penso proprio. Se in caso di crisi si andrebbe al voto? Io non me lo auguro. Vogliamo lavorare per altri quattro anni. Teoricamente dovrei lavorare per andare a votare perché», ha argomentato il vicepremier leghista, «dovrei pensare che raddoppio i voti e i parlamentari. Io vorrei continuare a lavorare bene come abbiamo lavorato in questi primi nove mesi di governo. Certo se dovesse trascinarsi l'ultima parentesi delle ultime settimane, allora non ci sto».Una bell'ultimatum ai parlamentari grillini e alla «base»: se pensate di sostituire Di Maio con Alessandro Di Battista o comunque con un leader «da opposizione» preparatevi alle elezioni anticipate e alla decimazione degli eletti nel prossimo parlamento. Ieri è stata una lunga giornata anche per Conte, che ha incontrato separatamente i suoi vice Salvini e Di Maio, e poi è salito al Quirinale per fare il punto con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha insistito sulla necessità di non andare allo scontro con l'Unione europea sui conti pubblici. Conte, nel pomeriggio, ha diffuso una nota attraverso la quale ha fatto sapere che i colloqui con Salvini e Di Maio «hanno costituito l'occasione per scambiare alcune valutazioni sugli esiti dell'ultima consultazione elettorale. Ho raccolto le indicazioni dei vicepresidenti sulle misure di governo che stanno a cuore alle rispettive forze politiche e, per parte mia, ho riassunto le varie iniziative e i vari provvedimenti che giudico assolutamente strategici per il bene del paese. Ho elaborato», ha aggiunto Conte, «un'agenda fitta di misure e provvedimenti da attuare che ci impegnerà per il resto della legislatura. Ho chiesto a entrambi i vicepresidenti di accelerare i confronti e le valutazioni che sono in atto nell'ambito di ciascuna forza politica», ha concluso il premier, «in modo da poter ripartire già nei prossimi giorni con chiarezza di intenti e determinazione di risultati».Tutto ok, dunque? Mica tanto: sempre ieri, dopo il colloquio, Salvini ha indirizzato una lettera a Conte e per conoscenza al ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. Il leader della Lega ha chiesto al premier di «valutare la possibilità di assumere un'iniziativa forte ed unitaria che si traduca, nelle forme più opportune, nel ritenere irricevibile la richiesta e di conseguenza astenersi dal fornire un riscontro» alle critiche dei sei rapporteurs dell'Onu sui decreti sicurezza. Il ministro dell'Interno ha parlato di «pretestuosità e incoerenza delle argomentazioni» dell'Onu, che sono «ulteriormente biasimevoli» poiché «ci si spinge a muovere censure in un momento politico particolarmente sensibile» ovvero quello pre elettorale, «persino nei confronti del cosiddetto decreto Sicurezza bis, all'epoca ancora in fase di elaborazione».In serata, durante una diretta Facebook, il vicepremier leghista ha poi avuto modo di aprire un altro fronte con i 5 stelle, questa volta sulla tv pubblica. Bordate all'amministratore delegato Fabrizio Salini, di area grillina: «Se la Rai del cambiamento è quella che rimanda in onda la novità Gad Lerner...». Salvini ne ha anche per la linea politica del Tg1, in quota 5 stelle, post europee: «Ho trovato molti servizi davvero non imparziali».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)