Una campagna aggressiva e allarmistica ha indotto a inoculare quasi 1.400.000 minori tra i 5 e gli 11 anni con la promessa che così non si sarebbero infettati e non avrebbero contagiato i famigliari. Non è andata in questo modo. Anzi, i numeri dicono il contrario. Report sulla scuola, chiusure devastanti per gli studenti. Ma il ministro prepara il tris.
Una campagna aggressiva e allarmistica ha indotto a inoculare quasi 1.400.000 minori tra i 5 e gli 11 anni con la promessa che così non si sarebbero infettati e non avrebbero contagiato i famigliari. Non è andata in questo modo. Anzi, i numeri dicono il contrario. Report sulla scuola, chiusure devastanti per gli studenti. Ma il ministro prepara il tris.Ci hanno detto «vaccinate contro il Covid i pargoli, perché è nell’interesse loro e dei familiari più fragili». Ma a distanza di sei mesi dall’inizio del pressing, le punture nella fascia 5-11 anni sono state un flop. Non solo perché appena 1.387.900 bambini (per fortuna) hanno risposto all’appello, nel senso che sono stati portati dai genitori a porgere il braccio per una o due dosi, ma soprattutto perché, nell’ultimo mese, i contagi tra i vaccinati hanno superato in percentuale i non inoculati. «Finalmente è possibile vaccinare i bambini dai 5 agli 11 anni contro il Covid. In questo momento l’incidenza massima del coronavirus nel nostro Paese è nei bambini tra 0 e 9 anni. In Italia il Covid è un’infezione pediatrica», dichiarava a dicembre la virostar Roberto Burioni.Il report esteso di Epicentro, aggiornato al 15 giugno, pubblica dati che sconfessano una campagna terroristica nei confronti dei genitori e dei loro figli più piccoli. L’incidenza dei contagi tra non vaccinati nell’ultimo mese è 0,93%, mentre tra i vaccinati con ciclo completo è 1,32%, questo significa un +42% di infezioni nei bambini che hanno fatto due dosi. «L’Istituto superiore della sanità ricorda a chi ritiene superfluo e non necessario vaccinare i bambini, i rischi ai quali sono esposti in caso di infezione da coronavirus, a fronte di un vaccino mostratosi efficace nel ridurre di circa il 91% il rischio di infezione», scriveva l’Iss preparando una campagna vaccinale contrassegnata da notizie allarmistiche sugli effetti del virus nei più piccoli. Aggiungeva che «vaccinare i bambini, così come gli adulti, aiuta a proteggere tutti dalla diffusione del Covid-19, e in generale dall’ammalarsi gravemente in caso di infezione, compresi familiari e persone che non hanno diritto alla vaccinazione e che potrebbero essere a maggior rischio di ammalarsi gravemente se infetti». Non è proprio andata così: Omicron non ha risparmiato i piccoletti con due dosi che anzi sono risultati più fragili di fronte all’infezione. «In termini di sanità pubblica, la fascia di età pediatrica e adolescenziale può fungere da serbatoio per la diffusione del virus nell’intera popolazione», affermava la Società italiana di pediatria. La protezione offerta dagli attuali vaccini è così bassa, che le infezioni si moltiplicano anche tra chi ha fatto tre dosi, e più che i non vaccinati sono proprio i bimbi portati negli hub, ad essere oggi ahimè serbatoio di virus. Qualcuno potrà obiettare che, nell’ultimo mese, ci sono stati 5 ricoveri (0,005%) ogni 100.000 bambini non vaccinati, ma se guardiamo l’incidenza delle ospedalizzazioni negli inoculati è di 3 ricoveri (0,003%), quindi parliamo di una percentuale comunque bassissima in entrambi i casi. Certo, nessun piccolo dovrebbe finire in un reparto per qualsivoglia malattia, però è stata veramente smentita la cupa previsione dei mesi scorsi. Purtroppo non va meglio nemmeno nelle terapie intensive, perché l’incidenza dei ricoveri tra i vaccinati sotto i 120 giorni è stata di 1,61 per milione, mentre tra i non vaccinati è risultata 1,32 per milione. «Uno su 4.000 può andare in rianimazione, vengono colpiti da sindrome infiammatoria multisistemica che danneggia diversi organi vitali, come cuore, polmoni e fegato», dichiarava prima dell’inizio della campagna vaccinale 5-11 anni il presidente di Aifa, Giorgio Palù, in audizione in Commissione affari costituzionali del Senato. Non ci sono dati che confermano tali preoccupazioni, ed è proprio l’Iss con il suo report che smentisce la fondatezza dei toni adoperati per mesi solo allo scopo di indurre i genitori a far inoculare i figli. Anche se poi, puntualmente in ogni bollettino, l’istituto che fa capo al ministero della Salute preferisce non sottolineare l’evidenza, nascondendosi dietro a una sconcertante dichiarazione. «Per la fascia d’età 5-11 ancora non è possibile fornire la stima del rischio relativo dato che la vaccinazione di questo gruppo di età è iniziata il 16 dicembre», scrive. Accontentiamoci dei dati, che ci dicono quanto si infettano di più, oltre agli adulti, anche i bimbi vaccinati. Mentre nulla sappiamo sugli eventi avversi in questa fascia di popolazione, così capace di reagire all’infezione acquistando una preziosa immunità naturale. Sugli effetti dei vaccini nei bambini si preferiscono le menzogne tranquillizzanti. «Il rischio di eventi avversi deve essere confrontato con quello di incorrere nelle conseguenze dell’infezione, ed è su questa base che viene calcolato il rapporto rischi benefici da parte delle agenzie regolatorie», sostiene l’Iss nella sezione domande sul vaccino ai bambini.«Non vaccinare tutta la popolazione pediatrica lascerebbe una sacca di popolazione suscettibile all’infezione con conseguenti necessari provvedimenti di isolamento fiduciario e quarantena in caso di infezioni all’interno degli istituti scolastici, ed è noto che l’isolamento sociale determini la comparsa di sintomi psicologici e favorisca la slatentizzazione di patologie psichiatriche», dichiarava sempre la Sip. Sappiamo bene quali discriminazioni sono state messe in atto in ambiente scolastico, imponendo la dad a chi non si vaccinava e, così, un vergognoso isolamento.
2025-12-02
Su Netflix arriva «L’amore è cieco», il reality che mette alla prova i sentimenti al buio
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«L’amore è cieco» (Netflix)
Il nuovo reality di Netflix riunisce single che si conoscono senza vedersi, parlando attraverso cabine separate. Solo dopo dieci giorni al buio possono incontrarsi e capire se la sintonia nata dalle parole regge alla realtà.
L'amore è cieco, sulla cui locandina campeggiano sorridenti Fabio Caressa e Benedetta Parodi, dovrebbe portare con sé un punto di domanda: qualcosa che lasci aperto agli interrogativi, al dubbio, all'idea che no, l'amore possa avere bisogno di vederci benissimo. Lo show, il cui titolo rievoca la saggezza (presunta) popolare, cerca di provare empiricamente la veridicità del detto. Non è, dunque, un dating show canonico, in cui single stanchi della propria solitudine si mettano a disposizione di chi, come loro, voglia trovare una controparte per la vita.
Le nuove foto di Andrea Sempio davanti a casa Poggi nel giorno del delitto riaccendono il caso e scatenano lo scontro mediatico. Mentre la rete esplode tra polemiche, perizie discusse e toni sempre più accesi, emergono domande che le indagini dell’epoca non hanno mai chiarito: perché nessuno ha registrato questi dettagli? Perché certi verbali sono così scarni? E soprattutto: come si intrecciano queste immagini con il DNA compatibile con la linea paterna di Sempio?
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- Il caso della famiglia del bosco ha portato molti commentatori a ribadire che la prole non appartiene ai genitori. Peccato che quando si tratta di farne compravendita o di ucciderli nel grembo se ne dimentichino sempre.
- La famiglia Trevallion ha spiazzato gli analisti perché trasversale a categorie tradizionali come ricchi contro poveri o colti contro ignoranti. E la gente li ama più delle istituzioni.
Lo speciale contiene due articoli.
Va molto di moda ribadire che i figli non appartengono ai genitori. Lo ha detto Fabio Fazio chiacchierando amabilmente con Michele Serra nel suo salotto: entrambi concordavano sul fatto che i bambini non sono oggetti e devono essere liberi, semmai indirizzati da famiglie, scuola, istituzioni. Lo ha ripetuto ieri sulla Stampa pure lo scrittore Maurizio Maggiani, in prima pagina, prendendosela con la famiglia del bosco e con quello che a suo dire è il delirio dei due genitori. «Non ho nessuna ragione per discutere delle scelte personali», ha spiegato, «non finché diventino un carico per la comunità, nel qual caso la comunità ha buoni motivi per discuterle. Mi interessa invece proprio perché non si tratta di scelta personale, visto che coinvolge i figli, e i figli non sono sé, non sono indistinguibili da chi li ha generati, ma sono per l’appunto altri da sé, individualità aventi diritti che non discendono da un’elargizione dell’autorità paterna o materna, così come sancito dalla Costituzione e dalla convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza».
Ecco #DimmiLaVerità del 2 dicembre 2025. Con il nostro Fabio Amendolara commentiamo gli ultimi sviluppi del caso dossieraggi.






