
Mentre il «Corriere» lo coccola, Pietro Tidei è risentito col nostro giornale per la notizia del video hard con donne sposate. Ma non siamo i primi a non piacergli: un cronista che criticò le sue politiche fu bersagliato di offese. Nel caso del vispo sindaco Pietro Tidei c’è chi cerca notizie, come il collega Cristiano Degni e i cronisti della Verità, e chi, come il Corriere della sera, riciccia i confusi comunicati stampa del primo cittadino di Santa Marinella. Partiamo da qui. Ieri il quotidiano milanese ha «copiaincollato» le parole in libertà di Tidei sull’avviso di chiusura indagini recapitato a un suo avversario politico, accusato di aver inviato a più persone un video hard in cui il sindaco è ripreso mentre amoreggia con una delle sue partner «coniugate». Peccato che i giornalisti inseriscano i cronisti della Verità nel calderone di questo procedimento per diffusione di immagini sessualmente esplicite e scrivano che anche per noi «verrà chiesto il processo». Ma la stessa Procura di Civitavecchia si è dichiarata non competente per il reato a noi contestato, che non è il revenge porn, ma la diffusione arbitraria di atti di un procedimento penale, che rientra nelle categoria dei reati contravvenzionali, quelli meno gravi, e per cui è prevista una pena pecuniaria da 258 euro. Ma i colleghi del Corriere invece ci accollano un’accusa non prevista dal codice penale: «Diffusione di atti coperti dal segreto istruttorio», un ircocervo giuridico a metà tra la rivelazione di segreto (per cui è necessaria la partecipazione di un pubblico ufficiale, qui non indicato) e la pubblicazione arbitraria. Perché se è vero che anche un documento non più coperto dal segreto può non essere pubblicabile fino alle scadenze imposte dalla legge, bisogna distinguere tra atti coperti da segreto e atti non ostensibili sui media.I giornalisti del Corriere, non soddisfatti, hanno trasformato la storia del sindaco in un fogliettone degno di un rotocalco rosa, dove «l’amore vince sempre».Infatti, con l’occhio inumidito e la penna intinta nel miele, hanno raccontato ai loro lettori che il sindaco fedifrago, quasi ottuagenario, non solo è ancora capace di «vitalistiche acrobazie» erotiche, ma è pure sciatore provetto e sarebbe stato persino perdonato dalla moglie tradita «dopo una lunga passeggiata chiarificatrice nel fitto della faggeta dove si conobbero ragazzini». E, a riprova che «Amor omnia vincit» e che a Santa Marinella tutto sarebbe tornato come prima, hanno svelato che all’antivigilia di Natale il primo cittadino e la sua gentile signora avrebbero incrociato in chiesa l’ex amante di Tidei, entrata nella cattedrale pure lei «mano nella mano con il legittimo consorte», «a testa altra pure davanti al vescovo».Gli articolisti si sono fatti pure messaggeri delle minacce di Tidei, informandoci che «chi gli ha fatto lo scherzetto non la passerà tanto liscia» e che il politico «ha la forza e i soldi per vincere una guerra».Ma intanto questa «potenza» è alla sbarra per diffamazione, con l’aggravante di aver commesso il fatto adoperando un mezzo di pubblicità (Facebook) diverso dalla stampa. Un reato che può costare una condanna sino a tre anni di reclusione.Perché il politico dem, come dimostra sui social e con le minacce inviate ad alcuni cronisti colpevoli di fare il proprio lavoro, ha un’idea tutta sua della libertà di stampa.A denunciarlo è stato il giornalista Cristiano Degni, il quale ha assaggiato il metodo Tidei.Sul sito Ossigeno per l’informazione che si occupa dei cronisti sotto attacco, Degni ha ricordato: «Ho criticato Pietro Tidei sempre ed esclusivamente sul piano politico […], basandomi sui fatti e rispettando le regole del giornalismo». A suo giudizio l’amministrazione comunale di Santa Marinella non ha «un buon rapporto con la stampa indipendente». I media non allineati rischierebbero il totale isolamento attraverso il black out informativo e, per esempio, l’esclusione da conferenze stampa e da altri canali comunicativi. Nell’agosto 2021, dopo aver «ricevuto telefonate minacciose» ritenne «prudente ridurre per un anno la sua presenza sui social». Ma quando ha ripreso la sua attività, è apparso sul profilo Facebook del sindaco il post che lo ha indotto a presentare querela. Vale la pena di riportare alcuni passaggi del messaggio incriminato per capire quali toni siano stati usati sul profilo di un uomo ricco e potente per umiliare pubblicamente una voce critica: «È una vera tristezza imbattersi in personaggi come Cristiano Degni che, approfittando del tesserino da giornalista, invece di fare informazione, utilizzano la scrittura solo per fini meramente personali e per sfogare i loro livori dovuti a profonde insoddisfazioni scaturite dai ripetuti insuccessi anche professionali». Il post continua: «Non avendo mai ottenuto incarichi, in virtù suppongo della sua inaffidabilità, pronto ad offrirsi al miglior offerente e rivendicando quei ruoli, forse anche da addetto stampa del Comune, che ho ritenuto di dover far svolgere a persone competenti e corrette, questo signore si permette di screditare un sindaco». Ed ecco la conclusione: «Credo sia giunto il tempo di rivelare, magari in un pubblico contraddittorio […] alcune sue richieste di denaro che forse dovrebbero essere note a tutti affinché anche l’opinione pubblica possa essere messa nelle condizioni di capire cosa realmente si cela dietro gli scritti e i comunicati di una persona che tutto può essere definita tranne che operatore della stampa, ma artefice solo di un’informazione distorta, capziosa, non veritiera, strumentale e soprattutto fondata su falsità». La Procura ha ritenuto non giustificati tali attacchi e per questo ha citato Tidei a giudizio. Ma la storia di Degni al Corriere sembra interessare meno della pace del sindaco con la moglie.
Il Tempio di Esculapio, all’interno del parco di Villa Borghese (IStock)
La capitale in versione insolita: in giro dal ghetto ebraico a Villa Borghese, tra tramonti, osterie e nuovi indirizzi.
John Lennon e la cover del libro di Daniel Rachel (Getty Images)
Un saggio riscrive la storia della musica: Lennon si ritraeva come il Führer e Clapton amava il superconservatore Powell.
L’ultimo è stato Fedez: dichiarando di preferire Mario Adinolfi ad Alessandro Zan e scaricando il mondo progressista che ne aveva fatto un opinion leader laburista, il rapper milanese ha dimostrato per l’ennesima volta quanto sia avventata la fiducia politica riposta in un artista. Una considerazione che vale anche retrospettivamente. Certo, la narrazione sul rock come palestra delle lotte per i diritti è consolidata. Non di meno, nasconde zone d’ombra interessanti.
Gianrico Carofiglio (Ansa)
Magistrato, politico in quota Pd per un breve periodo e romanziere. Si fa predicatore del «potere della gentilezza» a colpi di karate. Dai banchi del liceo insieme con Michele Emiliano, l’ex pm barese si è intrufolato nella cricca degli intellò scopiazzando Sciascia.
(IStock)
Pure la Francia fustiga l’ostinazione green di Bruxelles: il ministro Barbut, al Consiglio europeo sull’ambiente, ha detto che il taglio delle emissioni in Ue «non porta nulla». In Uk sono alle prese con le ambulanze «alla spina»: costate un salasso, sono inefficienti.
Con la Cop 30 in partenza domani in Brasile, pare che alcuni Paesi europei si stiano svegliando dall’illusione green, realizzando che l’ambizioso taglio delle emissioni in Europa non avrà alcun impatto rilevante sullo stato di salute del pianeta visto che il resto del mondo continua a inquinare. Ciò emerge dalle oltre 24 ore di trattative a Bruxelles per accordarsi sui target dell’Ue per il clima, con alcune dichiarazioni che parlano chiaro.






