2023-02-03
Piersilvio contro il video di Zelensky: «Che c’entra Sanremo con i morti?»
Piersilvio Berlusconi (Ansa)
Berlusconi Jr. critica l’ospitata del leader di Kiev: «Da cittadino che paga il canone non mi fa piacere». Posizioni ispirate alle idee di papà Silvio, che però sono in contrasto con la linea ufficiale di Forza Italia.«Zelensky a Sanremo non mi fa piacere». Sulla presenza del presidente ucraino al festival entra a piedi uniti lo stopper che non ti aspetti, Piersilvio Berlusconi, per ribadire una convinzione più di famiglia che di partito: «Si parla di morti, cosa c’entra Sanremo? La cosa un pochino mi turba». La polemica torna ad avvampare e la Rai fatica a tenerla circoscritta. L’amministratore delegato di Mediaset prende posizione alla presentazione dei progetti digitali dell’azienda, sollevando le perplessità che stanno dividendo il Paese attorno all’ospitata video del leader in guerra l’11 febbraio nell’ultima serata al teatro Ariston.«È una bella gatta da pelare», sottolinea senza giri di frase il figlio di Silvio Berlusconi che nel rispondere a una domanda di un giornalista prova a soppesare pro e contro. «Da un lato c’è la questione della libertà di espressione di un presidente che vuole far sentire la sua voce. Tutti noi siamo con lui e con l’Ucraina e la Rai deve fare le sue scelte, io da editore non ci voglio mettere becco. Dall’altro lato c’è il mio essere cittadino che paga il canone e non riesco a non essere trasparente: a me che Zelensky sia a Sanremo non fa piacere». Una questione di opportunità, una distonia evidente fra il contesto festaiolo nazionalpopolare e gli scenari bellici. E il rischio che il collegamento si trasformi in un imbarazzante megafono di propaganda davanti a 15 milioni di italiani in attesa del vincitore della kermesse canora. Un minestrone che già descritto così pare indigesto. Piersilvio Berlusconi non fa altro che sollevare le perplessità dell’intero cda della Rai, scavalcato da una decisione presa dall’ad Carlo Fuortes e da Stefano Coletta (direttore del Prime Time), al quale è stato affidato il compito di visionare il registrato dei due minuti di Volodjmjr Zelensky prima di mandarlo in onda. Con il rischio di dover tagliare o limare, sotterfugio tecnicamente legittimo ma politicamente impensabile. Ieri Pierferdinando Casini ha commentato: «È una notizia che non so se sia più ridicola o deprimente, il controllo è semplicemente grottesco». Per gettare acqua sul fuoco il conduttore Amadeus ha rassicurato: «Dev’essere un messaggio di pace». Maurizio Costanzo lo sostiene nella scelta: «Zelensky è ovunque, ma il peccato di vanità si può perdonare perché sta cercando di salvare la sua gente». Sta di fatto che la faccenda è ormai ingessata. Continua l’ad di Mediaset: «Con tutto quello che si deve dire dell’Ucraina e della situazione che stanno vivendo, non fa piacere. Mi sembra una ricerca di visibilità che a me un pochino turba». Poi come lo scrivano Bartleby nel racconto di Herman Melville chiosa: «Preferirei di no». Essendo un imprenditore televisivo che conosce alla perfezione le curve della comunicazione, non può fare a meno di aggiungere: «Tu mi dici, ma la Rai cosa deve fare? Io da editore non ti posso rispondere che non deve farlo andare in onda, onestamente no. Sarebbe come se noi bloccassimo tutte le cose che ci sembrano un po’ al limite nei programmi che vanno in onda. Ma da cittadino non posso non notare che c’è un conflitto in ballo, si parla di morti. Cosa c’entra Sanremo?». La domanda aleggia da quando diventò ufficiale la notizia e non può che avere una valenza politica, soprattutto perché rispecchia e rilancia il pensiero di Berlusconi padre, che non ha mai nascosto (anche per storica frequentazione e amicizia) la simpatia umana nei confronti di Vladimir Putin. Nell’ottobre scorso un’uscita del Cavaliere provocò la prima fibrillazione nella maggioranza agli albori del governo guidato da Giorgia Meloni. «La guerra è colpa della resistenza ucraina», «Non dico ciò che penso di Zelensky», «Negli anni Kiev ha triplicato gli attacchi nelle repubbliche russofone del Donbass», «Putin voleva deporre il governo e aiutare a insediarsi persone perbene e di buonsenso». Le parole di Berlusconi costrinsero la premier a ribadire a livello internazionale un atlantismo senza condizioni per tranquillizzare Washington e Bruxelles.Ora la posizione di Piersilvio conferma, all’interno di una sensibilità bipartisan, le perplessità di parte del centrodestra. Mentre Fratelli d’Italia sembra granitico nel riaffermare la linea Nato in tutto e per tutto, Lega e Forza Italia hanno posizioni più dialettiche, dentro le quali prendono forma istanze come la distanza d’una guerra altrui e la ricerca di una trattativa di pace. La forza politica più combattuta è proprio il partito azzurro. Con il leader Berlusconi amico di Putin (con scambi di vodka e lambrusco in occasione dei compleanni) e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, impegnato a marcare una ferrea linea atlantista supportata da parole non equivocabili: «Faremo presto nell’invio delle armi all’Ucraina, la Russia vuole un nuovo medioevo».Tornando all’ad di Mediaset, Berlusconi junior annuncia che le sue reti non faranno controprogrammazione al Festival di Sanremo. «Evitiamo dopo molti anni il disarmo assoluto, manteniamo i nostri programmi. Abbiamo visto che durante i mondiali in Qatar i nostri ricavi non ne hanno risentito e abbiamo deciso di mantenere una settimana a prezzo normale, non scontato». La strategia maschera un non detto, la volontà di intercettare gli spettatori contrariati come lui dall’irruzione della guerra sul palco dell’Ariston. I carri armati Leopard fra le canzonette rischiano di «turbare» l’Italia senza elmetto.