
Ma che bravi questi cinesi. Non passa giorno che non ci regalino qualche cosa. Una volta è direttamente la Repubblica popolare a spedirci tonnellate di dispositivi sanitari. Un'altra è Jack Ma, il fondatore dell'Amazon di Pechino, a donarci un milione di mascherine e 100.000 kit per i medici. Poi c'è Huawei, il gigante dei telefonini che fa concorrenza a Apple, a mandarci 200.000 mascherine e tecnologia per gli ospedali.
Un invio al giorno per togliere il virus di torno. Ovviamente le donazioni sono accolte dagli applausi: dei telegiornali, che si dilungano con servizi dettagliati per mostrare la generosità cinese, ma soprattutto dei politici, in particolare di quelli a 5 stelle. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, lo vede come un suo personale successo, la dimostrazione cioè della sua straordinaria abilità nelle relazioni internazionali. Ma il più contento di tutti è Beppe Grillo, il quale da tempo strizza l'occhio a Xi Jinping e anche in questa particolare occasione si è distinto nel rilanciare con entusiasmo ogni offerta giunta dalla Cina, l'ultima delle quali quella di Huawei.
Né tg né politici sembrano però chiedersi se questa generosità sia gratuita o se, al contrario, non si tratti di una magnanimità interessata, che mira ad approfittare di una situazione di emergenza per conquistare meriti e costruire relazioni. È risaputo che Pechino vuole allargare la propria sfera d'influenza a scapito degli Stati Uniti e non a caso negli ultimi anni fra Donald Trump e il presidente cinese si sono viste le scintille. Prima la guerra dei dazi, per costringere Xi Jinping ad aumentare le importazioni e diminuire l'export, così da non far collassare l'economia Usa. Poi lo scontro sul 5G, ovvero sulla tecnologia delle telecomunicazioni che darebbe alla Cina uno straordinario vantaggio, ma soprattutto le consentirebbe un potere di controllo sulle informazioni nei Paesi occidentali. Il timore americano è che dopo averci inondato di prodotti a basso prezzo, così basso da aver messo fuori gioco le produzioni nazionali, Pechino si prenda anche il software delle nostre economie e gestendo le reti tecnologiche europee acquisisca dati sensibili oltre a segreti industriali e militari.
Insomma, la Cina si avvicina e lo fa nel momento di massima debolezza del nostro Paese. Grazie ai 5 stelle già si erano aperti la Via della seta, ma ora, approfittando di una crisi economica e sanitaria mai vista prima, i cinesi cercano di aprirsi un'autostrada, utilizzando la munificenza per guadagnare punti agli occhi degli italiani.
E dire che, mentre ora si dimostra così altruista, appena poche settimane fa Pechino sembrava tutt'altro che ben disposta nei nostri confronti. Anzi: la Repubblica popolare aveva preso come un'offesa la chiusura dei voli diretti con Roma, giudicandola una misura poco amichevole nei confronti di un Paese amico. In realtà, con il senno di poi, la decisione di mettere a terra gli aerei non doveva prenderla l'Italia, ma la stessa Cina. Già, perché tutti sembrano dimenticarsi che se ci troviamo in questa situazione, cioè chiusi in casa, con gli ospedali al collasso e un'economia sospesa nel vuoto, lo dobbiamo proprio ai tanto generosi cinesi. I quali, quando è scoppiata l'epidemia da coronavirus, non solo ci hanno nascosto ciò che stava accadendo, ma hanno preso misure che servivano solo a proteggere sé stessi. Certo, quando hanno deciso di isolare Wuhan, cioè l'epicentro del contagio, hanno agito con massimo rigore, ma lo stesso rigore non lo hanno impiegato per evitare che l'epidemia si espandesse fuori dai loro confini. Doveva essere Pechino a sospendere tutti i voli, intuendo la gravità di ciò che stava accadendo. E invece ha consentito che una signora di Shangai volasse fino in Germania e infettasse un pezzo di Baviera, esportando dunque il contagio in Europa.
Sì, adesso la Cina si mostra generosa e ci invia pure i suoi medici, ma quanto ci è costata e ci costerà la mancata trasparenza e la totale noncuranza con cui ha consentito la diffusione del virus fuori dalle sue frontiere? La Repubblica popolare pensa davvero che bastino un milione di mascherine e una pattuglia di camici bianchi a risarcirci? Crede davvero di poter approfittare della situazione per rafforzarsi a nostre spese? Certo, ora non è il momento di aprire rivendicazioni perché c'è da fermare l'epidemia. Ma prima o poi si dovranno tirare le somme dei danni subiti e non potranno essere le mascherine a indennizzare noi e gli altri Paesi occidentali. La Cina detiene gran parte del debito occidentale e da lì si dovrà partire per regolare i conti. Nelle guerre i danni si pagano. E questa è una guerra.






