2024-01-20
Piano Schillaci e inchiesta: così si va in tilt
Replicando lo schema Speranza, tutto lockdown e mascherine, la maggioranza che ha voluto la commissione parlamentare rischia il cortocircuito. Le promesse del premier erano diverse e forse i burocrati sono troppo liberi di fare di testa loro.Come si può stilare un piano pandemico che riesuma lockdown, didattica a distanza, mascherine e santificazione dei vaccini, proprio mentre si cerca di mettere in piedi una commissione d’inchiesta che dovrebbe dimostrare l’inutilità di tutte quelle misure? Lo chiediamo al governo, alla maggioranza, al primo partito italiano, Fratelli d’Italia, che fece campagna elettorale anche contro obblighi, restrizioni e green pass, mesti emblemi di una stagione infelice. Lo chiediamo al ministro della Salute, Orazio Schillaci, che è un tecnico, ma dovrebbe imprimere un chiaro indirizzo politico al suo dicastero. E lo chiediamo soprattutto al premier, Giorgia Meloni, che durante il discorso con cui si presentò al Parlamento per la fiducia, pronunciò parole di buon senso: «Abbiamo applicato le misure più restrittive di tutto l’Occidente, ma qualcosa non ha funzionato, visto l’alto tasso di mortalità e di contagio. E dunque non replicheremo quel modello». Appunto: «Non replicheremo quel modello». Allora, come mai nel piano pandemico si parla di «chiusura di attività lavorative non essenziali, chiusura delle scuole, distanziamento fisico, limitazione degli assembramenti, limitazione degli spostamenti e uso delle mascherine»? «Dobbiamo imparare dal passato», esortò giustamente la leader di Fdi. E allora, come mai arranca l’organismo parlamentare che dovrebbe apprendere quelle preziose lezioni, mentre il vademecum per affrontare un’eventuale nuova pandemia replica esattamente gli stessi errori?È bizzarro, non vi pare? È un comportamento bipolare: contestano - ancora un po’ a chiacchiere - la linea che intanto adottano ufficialmente. E pensare che le premesse erano differenti.Pur di non chiudere la stagione del Covid con un condono tombale, il centrodestra è andato allo scontro aperto con le opposizioni. Le quali, ovviamente, non hanno nessuna intenzione di lasciarsi inchiodare ai loro pasticci. I meloniani, in particolare, stavano spingendo così in là l’ambito di competenza della commissione d’inchiesta, da aver irritato il Colle. Nemmeno a Sergio Mattarella, che si espose in favore dei divieti - senza contare che fu lui a imporre Mario Draghi - avrà fatto piacere immaginare un dibattito in Aula nel quale sarebbero state demolite le prolungate serrate nazionali, o il passaporto verde. Alla fine, l’intervento del Quirinale ha depotenziato l’indagine del Parlamento, circoscrivendone la facoltà di acquisire atti e documenti ed escludendo un’analisi della costituzionalità dei provvedimenti antivirus. La nascita della commissione è tuttora travagliata. E l’incidente di qualche giorno fa, con la doppia votazione sulla relatrice del testo, prova che la maggioranza, a volte, si fa male da sola. Dopodiché, va riconosciuto che le buone intenzioni c’erano. Si sono scontrate con gli interessi della presidenza della Repubblica. Però c’erano. Per questo, è ancora più difficile comprendere le geometrie che si celano dietro la stesura del piano pandemico 2024-2028. L’esecutivo che ci mette il timbro è o non è il medesimo espresso da quegli onorevoli che aspirano a determinare, una volta per sempre, le responsabilità politiche di Roberto Speranza, Giuseppe Conte e Mario Draghi? Da dove rispuntano fuori i lockdown e l’agiografia dei vaccini? Quelli che avrebbero «uno spiccato valore solidaristico», come recita il documento? Magari, pure quando non bloccano le infezioni, pure quando inocularseli tutela al massimo sé stessi, ma nessun anziano e nessun paziente fragile?Sì, il piano pandemico non lo ha redatto Schillaci. Può darsi che la Meloni non l’abbia neppure letto. In fondo, è un documento tecnico privo di efficacia esecutiva. Lo hanno prodotto l’Iss, l’Aifa, l’Agenas, l’Inail, la Protezione civile, i referenti dell’Ispettorato generale della sanità militare, gli esperti del Biotecnopolo di Siena, vari uffici ministeriali, nei quali, peraltro, alcuni dirigenti sono stati sostituiti di recente. D’accordo. Ma chi deve impartire le istruzioni ai tecnici, se non i politici? Come funziona la nostra democrazia? È il governo che guida i burocrati, oppure sono i burocrati a imboccare il governo? E nel gruppo di lavoro non figuravano alcuni delegati regionali? C’erano i rappresentanti di ben sei Regioni a guida centrodestra. Dove avevano la testa costoro? Oppure dobbiamo supporre che non sia cambiata la musica, rispetto ai giorni in cui erano proprio i governatori della Lega a spingere per un inasprimento della disciplina del green pass?Non c’è dubbio che la Meloni abbia parecchie gatte da pelare. Non può sapere sempre cosa bolle in pentola. Tuttavia, non avrebbe guastato un briciolo di attenzione in più a una questione cruciale. Gli italiani l’hanno detto in ogni modo possibile: se tornasse un’emergenza, non vorrebbero rivedere il film del 2020. Invece qui la storia rischia di ripresentarsi due volte: la prima come Speranza, la seconda come farsa.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2025. Il nostro Giorgio Gandola commenta le trattative nel centrodestra per la candidatura a presidente in Veneto, Campania e Puglia.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)