2023-04-08
«I piani della Nato diffusi sui social». Però Mosca li avrebbe taroccati
Imbarazzo nell’Alleanza atlantica per la fuga di notizie relative al coinvolgimento occidentale nel conflitto. Nei report ritoccate le stime sui morti dei due eserciti. Sergej Lavrov minaccia di far saltare l’accordo sul grano.Consegne di armi, piani strategici, stato di truppe e battaglioni. Questi i contenuti delle carte segrete di Stati Uniti e Nato diffuse su Twitter e Telegram. La notizia è stata data ieri dal New York Times che ha citato fonti dell’amministrazione americana. Il Pentagono ha aperto un’indagine, ma secondo alcuni analisti, sarebbero stati i russi a diffondere di documenti segreti. Il sospetto deriva dal fatto che i testi delle carte sarebbero stati modificati in alcune parti prima di essere diffusi. Nello specifico sono aumentate le stime americane dei morti di guerra ucraini e riviste al ribasso quelle sulle vittime della Russia. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, invece ha commentato che il coinvolgimento dell’Occidente nella guerra «sta crescendo in modo significativo», ma ha assicurato che questo «non influirà sui risultati dell’operazione speciale russa». Qualunque sia la verità è ormai chiaro che quella tra Russia e Ucraina è sempre di più una guerra ibrida nella quale agiscono numerosi attori. Servizi segreti, terroristi informatici e non, diplomazia e sanzioni. Mosca intanto va avanti a minacce. Sarebbe pronta ad annullare l’accordo sul grano che ha sbloccato le esportazioni dai porti ucraini attraverso un corridoio sicuro nel Mar Nero. Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov chiede che vengano rimossi gli ostacoli per le esportazioni di grano e fertilizzanti russi. Sui negoziati con Kiev, poi ha aggiunto: «Non potranno esserci fino a che i nostri interessi non saranno presi in considerazione». La dichiarazione arriva in risposta alla frase pronunciata nella conferenza stampa congiunta con il suo omologo turco: «La guerra» in Ucraina «dovrebbe finire attraverso il dialogo e il negoziato, la Turchia si aspetta questo». Gli Stati uniti, tramite il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa bianca, John Kirby, hanno detto che sta al presidente ucraino Volodymyr Zelensky decidere se e quando negoziare con la Russia e su cosa. Cina e Francia, dopo l’incontro tra i presidenti Xi jinping e Emmanuel Macron hanno dichiarato di «sostenere tutti gli sforzi per ripristinare la pace sulla base del diritto internazionale e degli scopi e dei principi della carta dell’Onu», invitando la Russia a garantire la sicurezza degli impianti nucleari ucraini.Sul fronte interno, Mosca continua ad avere problemi politici ed economici. Il giornalista del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, arrestato nei giorni scorsi in Russia, è stato formalmente incriminato per spionaggio. E il rublo è tornato a scendere ai valori che aveva rispetto al dollaro poco prima che la Russia invadesse l’Ucraina: da metà gennaio ha perso il 35% del suo valore. Nel frattempo Stati Uniti, Germania e Ungheria si oppongono alla road map per l’adesione all’Alleanza atlantica offerta all’Ucraina da altri Stati membri della Nato già in occasione del vertice di Vilnius dell’11 e 12 luglio prossimi. Ad ogni modo tutti sono d’accordo sul fatto che l’adesione di Kiev non si possa discutere con la guerra in corso. Di fatto ci si trova in una situazione di stallo. Così come in Europa: non si sblocca la decisione presa il mese scorso dagli Stati membri dell’Unione europea per l’acquisto congiunto di armi. I dettagli legali infatti ancora non sono stati decisi come ad esempio chi dovrebbe assumere il compito di gestire i contratti. Gli Stati membri devono ancora concordare se i contratti di approvvigionamento di munizioni andranno esclusivamente alle società con sede legale interna all’Unione europea o se saranno aperti anche a produttori esterni. Eppure il testo legale dell’accordo dovrebbe essere pubblicato ufficialmente la prossima settimana. Secondo Euractiv: «Il problema principale rimane la definizione legale di cosa significherebbe in pratica “industria europea”». La Francia soprattutto starebbe spingendo affinché l’approvvigionamento avvenga all’interno dei confini europei, per far sì che gli investimenti, e quindi i soldi rimangano nella Ue. Sul testo iniziale, prima di essere concordato dagli Stati membri a marzo, si leggeva: «Operatori economici stabiliti nell’Ue e in Norvegia», successivamente definiti «industria europea». La Grecia e Cipro sarebbero vicine alla posizione francese per evitare che i contratti finiscano ai produttori di armi turchi. Il commissario per il mercato interno Thierry Breton, che nelle ultime settimane ha visitato i siti industriali di una dozzina di Stati membri dell’Ue, dovrebbe presentare, entro la fine del mese, una proposta per esplorare i modi per aumentare la capacità dell’Europa di fabbricare le armi e le munizioni necessarie a lungo termine.La spinta a rifornirsi arriva soprattutto perché Kiev sarebbe a corto di armi per continuare a difendersi sul campo. Secondo l’intelligence inglese negli ultimi giorni le forze russe hanno ripreso slancio nella battaglia per Bakhmut, dove oggi si svolge lo scontro principale: «La Russia ha molto probabilmente guadagnato terreno nel centro della città e ha preso possesso della sponda ovest del fiume Bakhmutka. La principale via di rifornimento ucraina, la 0506, è gravemente minacciata. L’esercito russo, insieme alle truppe aviotrasportate, ha probabilmente rinforzato l’area e sta utilizzando maggiormente l’artiglieria. È possibile che, localmente, i comandanti del gruppo Wagner e del ministero della Difesa russo abbiano messo da parte le reciproche tensioni in favore di una maggiore collaborazione».