2018-11-03
Scorsese racconta il massacro dei nativi Osage. Per fortuna senza la dietrologia anti Trump
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Il regista italoamericano sta lavorando a una pellicola in uscita nel 2020, Killers of the flower moon, un adattamento del saggio omonimo che il giornalista David Grann ha scritto nel 2017 e che dovrebbe contenere tutti gli elementi a lui cari: gli orrori perpetrati dall'uomo, la possibilità di mostrarne la violenza esplicita e, insieme, criticarne i vizi.Martin Scorsese non ha fatto alcun riferimento esplicito alla scena politica di oggi. Ma leggere, nelle sue e più recenti scelte cinematografiche, la volontà di utilizzare il passato come monito per il presente è impresa facile. Il regista, la cui carriera odierna sembra essere segnata da un ritorno alle origini, ai fasti degli anni Settanta-Ottanta e alle più proficue collaborazioni artistiche, ha annunciato di avere per le mani una pellicola promettente. Killers of the flower moon, adattamento del saggio omonimo che il giornalista David Grann ha scritto nel 2017, dovrebbe contenere tutti gli elementi cari a Scorsese: gli orrori perpetrati dall'uomo, la possibilità di mostrarne la violenza esplicita e, insieme, criticarne i vizi. Lo scritto, cronaca di una storia vera tradotta in Italia con il titolo di Gli assassini della terra rossa, racconta, infatti, il massacro degli Osage, nativi americani che nei primi anni Venti si sono frapposti, loro malgrado, tra il petrolio e l'avidità della popolazione statunitense.La tribù, abitante della contea Osage, in Oklahoma, ha scoperto che sotto la propria terra si nascondeva un immenso giacimento di petrolio. Roba che, all'inizio del XX secolo, l'ha catapultata nel novero dei più ricchi del mondo. E, lì, ne ha segnato la fine. Gli Osage sono stati uccisi uno a uno, e il loro sterminio ha rappresentato il primo grande caso assegnato ai federali dell'Fbi. L'unità neonata, attraverso mesi di indagine, ha poi portato alla luce l'esistenza di un'immensa rete cospirativa, scoprendo così le dinamiche di quello che, nell'ambito della storia americana, rimane uno dei più mostruosi crimini mai commessi.«Quando ho letto il libro di Grann, ho subito iniziato a vederlo. Le persone, gli ambienti, l'azione. Sapevo che avrei dovuto farne un film», ha dichiarato Martin Scorsese, che accanto a sé ha voluto Eric Roth, sceneggiatore premio Oscar di Forrest Gump, e Leonardo Di Caprio, suo attore feticcio.Scorsese, come detto, non ha addotto a pretesto del film altro che la potenza del libro. Ma, a voler cercare nel privato del regista italoamericano, si potrebbe scovare altro. Qualcosa che, indirettamente, faccia di Killers of the flower moon, in sala nel 2020, un'allegoria del presente. Scorsese, e con lui Di Caprio, non ha fatto mistero delle proprie posizioni politiche. Donald Trump, lo ha bollato come una versione tremendamente reale del suo Macellaio, il personaggio che Daniel Day-Lewis ha interpretato in Gangs of New York (2002). Ne ha dette peste e corna, criticandone la politica migratoria che tanto contrasta con il principio sul quale sono stati fondati gli Stati Uniti. «Se questa stessa politica fosse stata in vigore nel 1909 (anno in cui i nonni, materni e paterni, migrarono da Palermo agli Usa, ndr), io, oggi, non sarei qui», ha detto Scorsese, giurando che il Paese stia perdendo contezza di cosa sia la democrazia. «Il Paese è giovane, non ha memoria. Quanti ricordano che abbiamo vissuto una sanguinosa guerra civile?», si è chiesto sulle pagine di Famiglia Cristiana il regista, che, oggi, sembra voler utilizzare la propria opera cinematografica per veicolare messaggi utili a stimolare una riflessione, insieme politica e sociale.Scorsese, nel 2016, ha fatto di SIlence un film dalle molte letture. Storia di tre giovani gesuiti portoghesi massacrati in Giappone a causa della propria fede cristiana, la pellicola si è prestata a essere letta alla luce degli scontri razziali che hanno animato l'America. E Killers of the flower moon si presta a fare altrettanto. Il film potrebbe essere simbolo del destino tragico al quale l'Occidente, avido di potere e ricchezze, è disposto a sacrificare l'altro. Potrebbe raccontare l'intolleranza, senza tempo né colore. Almeno non ci sono le solite accuse dietrologiche di Hollywood a Donald Trump.