2022-09-21
«Petra», gran femmina senza femminismo
Paola Cortellesi in «Petra» seconda stagione (Sky/Cattleya)
Ritorna la serie con protagonista la poliziotta della Cortellesi: decisa, sboccata e libertina però mai contrapposta ai maschi nello stereotipo trito della virago. Come spiega l’attrice, bravissima anche lontano dalla sfera comica, è semplicemente «libera».Petra Delicato è un personaggio fuor di retorica, intelligente quanto basta per tenersi alla larga dallo stereotipo - a tratti nauseante - della virago, della donna costretta a scimmiottare l’uomo per vedersi attribuita una qualche autorevolezza. Paola Cortellesi l’ha definita «libera», impermeabile al giudizio altrui. «Petra Delicato è una donna profondamente distante da me, ed è la donna che avrei voluto essere almeno un giorno nella mia vita. Vera, spontanea, una libertà che non si cura del giudizio altrui. Perciò dico che Petra Delicato non è femminista. Perché delle sue scelte», dei due divorzi, di un lavoro alla sezione omicidi, di un parlar per parolacce e della ferma volontà di rimpiazzare la monogamia con incontri occasionali, «non fa mai un manifesto. Quando è una donna a cambiare più partner, ad essere sboccata e solitaria ci si stupisce. Ma Petra dello scalpore non si cura. Ogni sua scelta è per sé, Petra non porta bandiere. Sicuramente, non porta bandiere per le altre donne», ha detto lo scorso anno l’attrice, presentando per la prima volta l’adattamento televisivo dei romanzi scritti da Alicia Giménez-Bartlett. Petra, una serie gioiello, non ha prestato ai libri una fedeltà cieca. Barcellona l’ha rimpiazzata con Genova, i grandi viali con i carrugi. La Giménez-Bartlett si è detta entusiasta, così Petra è stata rinnovata per una seconda stagione al debutto su Sky Cinema alle 21.15 di questa sera. «Libera», ad un anno di distanza dall’episodio d’esordio, è l’aggettivo che Paola Cortellesi ha scelto di nuovo, per descrivere la sua Petra evoluta, una donna che ha ritrovato l’amore senza perdere con ciò la propria «singolarità». Nei quattro episodi inediti, prodotti da Cattleya e Sky Italia in associazione con Bartlebyfilm, Petra Delicato non è più sola. Ha un uomo accanto. Ma l’armonia di coppia non l’ha portata ad annullarsi, a cambiare acriticamente, spinta dal solo desiderio di compiacere l’altro. Sfrontata, ironica, dura quando è necessario esserlo, Petra è rimasta identica a sé stessa, leale a un modello che sfugge alle etichette. Avrebbe potuto lavorare nell’anonimato, invece ha scelto la omicidi. Avrebbe potuto mettersi al riparo da delusioni potenziali, invece ha (ri)scelto la coppia. Avrebbe potuto reiterare uno stereotipo che il cinema e la televisione hanno fatto grande per quanto trito, quello di un femminile in competizione perenne con il maschile. Invece, e fortunatamente, ha preso una strada diversa. Petra Delicato ha girato lo sguardo e puntato gli occhi verso l’interno, verso sé. Ha guardato (e senza la pretesa intellettuale che l’introversione spesso implica) alla propria interiorità. Con piglio sicuro, lo stesso che l’ha messa al riparo da ogni sbandata retorica. È cambiata ma l’ha fatto per sé, per un’evoluzione personale che la Giménez-Bartlett ha raccontato nei propri romanzi. «Questa seconda stagione ci ha permesso di esplorare una delle caratteristiche principali della personalità di Petra: la possibilità di cambiare vita, di cambiare idea, di cambiare strada. La possibilità di rendersi conto che siamo in continua evoluzione e sempre alla ricerca di qualcosa da scoprire», ha spiegato Maria Sole Tognazzi, regista (anche) della seconda stagione di Petra, serie che più di tutte ha contribuito ad allontanare Paola Cortellesi dal tracciato comico al quale si è abituati ad associarla. Beninteso: non c’è nulla di male a voler ridere, e a volerlo fare con chi è capace di assicurarla, una risata. Non c’è nulla di male nella commedia, nessuna volontà di declassarla. C’è un «però», che è parte esclusiva di Paola Cortellesi e attiene alla bravura, alla versatilità, ad una capacità attoriale che troppo spesso è limitata dal bisogno compulsivo di etichettare e categorizzare ogni cosa, ogni talento. Un attore comico è costretto a vestire la propria maschera sempre, a sorridere. Eppure, casi celebri insegnano (o dovrebbero insegnare) come spesso dietro quelle maschere si celino interpretazioni magistrali, drammatiche, grandiose. Jim Carrey, Robin Williams, Adam Sandler sono esempi lampanti. Stanno lì, a ricordare quanti danni possa fare un pensiero applicato in maniera dogmatica. E Paola Cortellesi, dotata di capacità fuori dal comune e di una squadra autoriale (Giulia Calenda, Furio Andreotti, Ilaria Macchia) capace di massimizzarle, queste sue capacità fuori dal comune, sta lì con loro: una fra le migliori attrici italiane della propria generazione, scampata cara grazia alle limitazioni che le etichette si trascinano appresso.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)