2021-03-22
Persino i tedeschi si pentono, Speranza no
Il responsabile della salute degli italiani promette di chiudere tutti ancora in casa, annunciando che la vittoria è vicina. Nessun mea culpa sullo stop alle vaccinazioni, anche se «Der Spiegel» striglia Angela Merkel. E il «Wall Street Journal» demolisce l'Unione europeaSe fossimo nei panni di un ministro della Salute che ha già commesso l'errore di anticipare in un libro la fine della pandemia, venendo poi smentito dai fatti, ci asterremmo dal fare previsioni pubbliche, per giunta a mezzo stampa. Grazie al cielo però, non siamo nei panni di Roberto Speranza, che dopo la clamorosa gaffe dello scorso ottobre, quando fu costretto a ritirare dalle librerie il volume a causa della seconda ondata di contagi da coronavirus, non ha imparato la lezione, ma anzi continua a rilasciare dichiarazioni e pronostici. Gli ultimi sono di ieri mattina, sulla Stampa di Torino. Il giornale sabaudo aveva infatti un'intervista di una pagina con il segretario di Articolo 1, il micro partito della sinistra radicale fondato dallo stesso Speranza, oltre che da un gruppo di nostalgici del Pci, tra i quali Massimo D'Alema, Pier Luigi Bersani e Guglielmo Epifani. Nel colloquio con il quotidiano diretto da Massimo Giannini, il ministro della Salute si dice sicuro che la fine dell'incubo sia vicina, anche se annuncia che l'Italia rimarrà a colori, cioè rinchiusa. Peccato che le stesse cose le avesse dette sei mesi fa e chiunque è in grado di giudicare come sia andata a finire e quanto siano credibili le promesse del compagno Speranza. L'uomo nelle cui mani è posta la nostra salute, nell'intervista si è poi lasciato andare a una serie di giudizi sui vaccini e sul caso Astrazeneca. Secondo lui, che ha deciso di sospendere il farmaco della multinazionale anglosvedese, non si è trattato di un errore che ha suscitato sfiducia in molti italiani, ma di una scelta precauzionale che dimostra quanto lui sia sensibile alla sicurezza di tutti. In pratica, Speranza quasi si loda per avere assecondato la decisione tedesca di sospendere le somministrazioni con le dosi di Astrazeneca. «È la prova che prestiamo la massima attenzione alla tutela della salute». Sarà, ma la maggior parte degli osservatori non la pensa così. E non si tratta dei soliti giornali filoleghisti o filosovranisti, ma di due pesi massimi dell'informazione internazionale come il Wall Street Journal e Der Spiegel. Il settimanale della sinistra tedesca sferza il governo, in particolare Angela Merkel, criticando con toni assai pesanti l'intera gestione della pandemia, ma si capisce che ad aver fatto traboccare il vaso è la confusione del piano vaccinale, in particolare il pasticcio sul vaccino anglosvedese, sospeso senza che l'autorità europea si fosse ancora pronunciata. La Germania, con il cui ministro della Salute Speranza vanta un'amicizia e un filo diretto, proprio come l'Italia è in grande ritardo con i vaccini, al punto che lo Spiegel si domanda se il Paese non si sia «rotto», cioè se la famosa efficienza teutonica non sia solo un ricordo. Ma se il settimanale di Amburgo mette nel mirino la Germania e la sua leadership, la Bibbia del capitalismo internazionale, cioè il Wall Street Journal, fa a pezzi la strategia con cui l'Europa ha affrontato la pandemia. Il quotidiano americano parla di vero e proprio fiasco e non evita di individuare la responsabilità del fallimento nell'inettitudine burocratica di Bruxelles, oltre che nelle politiche di protezionismo e mercantilismo della Ue. In pratica, il Journal attacca senza mezzi termini sia la decisione di sospendere il vaccino Astrazeneca, sia la scelta di risparmiare nell'acquisto di un farmaco che è il solo mezzo per uscire dalla pandemia.Le critiche del giornale finanziario sembrano prese da un editoriale della Verità, ma naturalmente non ci illudiamo di aver fatto scuola o, addirittura, di aver dettato la linea. Semplicemente, osserviamo che chi guarda ai fatti senza pregiudizi, alla fine giunge alla medesima conclusione a cui siamo giunti noi, ma - probabilmente per questioni ideologiche e anche un po' per provincialismo - non ci è ancora arrivato Speranza, il quale invece di agire con determinazione e urgenza a tutela della salute degli italiani, aspetta ancora il via libera dell'Europa. A noi Draghi venerdì sera è sembrato chiaro: si cerca di restare insieme se le decisioni vengono prese in tempi rapidi, altrimenti si fa da soli. Il contrario insomma di ciò che pensa il ministro della Salute, il quale anche nell'intervista di ieri ha ribadito che su Sputnik non farà come la Merkel, che si appresta a comprare il vaccino senza attendere l'Unione, ma aspetterà il via libera dell'Ema. A questo punto ci chiediamo: passino le previsioni sbagliate del numero uno della Salute e passino pure le figuracce collezionate in un anno, l'ultima delle quali è costituita dal famoso libro ritirato dalle librerie, ma si può continuare a combattere la pandemia con un ministro che è sempre al traino di qualcun altro e per paura di sbagliare non fa ciò che dovrebbe fare, ma al contrario fa ciò che non dovrebbe fare, cioè prendere ordini da Berlino? Abbiamo già detto che Mario Draghi ha sbagliato a riconfermare Speranza alla guida della Sanità, ma ora aggiungiamo un invito: è urgente cambiare, perché se uno pensa più allo ius soli che allo ius vitae, cioè ai cittadini italiani, non è la persona giusta per tutelare la nostra salute.