2021-05-01
Persino i dottori si oppongono al green pass
(Fabrizio Villa/Getty Images)
I medici di base: «Folle chiederci di rilasciare un certificato che non esiste». Dai buchi sulla privacy al rischio discriminazione, il lasciapassare pensato per l'estate solleva troppi dubbi. Altro tema è il costo dei tamponi. E l'Europarlamento vuole siano gratis.In Lombardia il 20% delle punture. Vincenzo De Luca: «Capri Covid free la prossima settimana».Lo speciale contiene due articoli.Tutti lo vorrebbero, ma non si trova. Di fatto, perché nemmeno esiste. Ma ancora prima di venire effettivamente alla luce, il cosiddetto green pass è riuscito a generare dubbi, sollevare criticità e raccogliere opposizioni alla sua esistenza. Come è noto, il certificato verde, previsto dal decreto Riaperture del 22 aprile scorso, sarà necessario per gli spostamenti tra le Regioni non gialle e sarà in possesso di chi è stato vaccinato, è guarito dal Covid o dimostra la sua negatività grazie al tampone. Nei primi due casi, il via libera ha durata di sei mesi, mentre il test permette di spostarsi per le successive 48 ore. E già qui, solo dalle tempistiche, iniziano i guai. Un tampone eseguito 48 ore prima, infatti, non può fornire garanzia certa di negatività del soggetto che, nel frattempo, può avere infatti contratto il virus. Ma l'intoppo maggiore deriva dall'aver stabilito con un decreto la durata legale dell'immunizzazione da vaccinazione: il caos rischia di esplodere proprio in estate per i soggetti vaccinati a gennaio e febbraio, anziani e personale sanitario in primis. È previsto un terzo richiamo? O chi ha avuto la fortuna di ricevere il vaccino quasi subito, si ritroverà penalizzato proprio quando gli spostamenti si renderanno più necessari? Non è ancora dato sapere. Un altro aspetto fondamentale, e che sin da subito ha azzoppato il progetto del green pass, è quello della privacy. Il presidente dell'Autorità Garante è stato lapidario. Già il 23 aprile era stato inviato al governo un avvertimento formale in cui si faceva presente che il decreto Riaperture è gravemente incompleto in materia di protezione dei dati, privo di una valutazione dei possibili rischi su larga scala per i diritti e le libertà personali. Non solo. Si legge in una nota del Garante che la norma sui pass vaccinali «presenta criticità tali da inficiare, se non modificata, la validità e il funzionamento del sistema previsto per la riapertura degli spostamenti durante la pandemia». Il presidente Stanzione ha fatto presente che gli ultimi dl sono stati adottati in assenza di previa consultazione del Garante, dovuta invece secondo il Gdpr. Tra i vari nodi da sciogliere sul versante privacy, centrale quello sulla raccolta e soprattutto protezione di una mole enorme di dati sensibili. Inoltre, non viene specificato chi è il titolare del trattamento dei dati, in violazione del principio di trasparenza, rendendo così difficile l'esercizio dei diritti degli interessati. E mentre si cerca di capire perfino che forma avrà questo pass (cartaceo, digitale card, app?) dopo la bocciatura del Garante, anche i medici di base si uniscono alle voci contrarie. In migliaia si stanno infatti rifiutando di fornirlo ai propri assistiti vaccinati o guariti: «Io posso rilasciare un certificato di avvenuta vaccinazione se io somministro il vaccino, ma se lo fa una struttura pubblica è lì che viene rilasciata la documentazione. Così, per chi ha avuto il Covid. Tocca al Dipartimento di salute pubblica rilasciare la comunicazione di uscita dall'isolamento dopo la guarigione. Trovo folle chiedere a noi medici di famiglia di rilasciare certificazioni che non esistono», ha dichiarato Renzo Le Pera, vicesegretario nazionale della Fimmg. Se non bastassero tutte le incognite già elencate, non si può far notare il rischio di discriminazione su più fronti. Se infatti il pass è stato pensato per la stagione estiva, nulla vieta di sospettare che potrebbe essere usato in futuro per ogni singola attività. Dal cinema al ristorante, dalla palestra al teatro. Considerando quanto le libertà individuali siano state limitate da oltre un anno a questa parte, si può davvero mettere la mano sul fuoco che il pass non sarebbe richiesto solo in stazione o in aeroporto, ma in qualsiasi luogo pubblico? C'è poi la questione dei tamponi. Per avere il certificato e quindi poter viaggaire, chi non è stato vaccinato o è guarito dal Covid sarebbe obbligato a fare un test a proprio spese ogni due giorni. Un salasso, considerando poi la forbice di prezzi degli esami, dai 30 agli oltre 100 euro. Un problema fatto notare dal governatore veneto, Luca Zaia: «Chi non ha i soldi per pagarsi il proprio tampone si chiude in casa?». Sul tema, tanto palese quanto ignorato in Italia, si è invece mosso l'Europarlamento. Giovedì è stato infatti approvata dagli eurodeputati la loro posizione negoziale, da portare avanti nelle trattative con il Consiglio, sul green pass europeo. La richiesta dei parlamentari è che il certificato sia accompagnato dalla «possibilità di effettuare test universali e gratuiti». Il green pass eu, ribattezzato «certificato Covid-19 per l'Unione Europea» dovrebbe essere approvato da Commissione, Consiglio e Parlamento, nelle intenzioni di Bruxelles, entro l'estate, ma la strada è piena di insidie, a cominciare dalla cornice di regole diversa in ogni Stato, difficile da armonizzare, soprattutto per quanto riguarda le limitazioni che ogni Paese membro può decidere di adottare verso chi varca i suoi confini. Un primo grande gruppo di Stati, tra cui l'Italia, inizierà la fase di test «verso il 10 maggio», ha spiegato un alto funzionario Ue, in vista dell'avvio dei negoziati che dovrebbero iniziare la prossima settimana.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/persino-i-dottori-si-oppongono-al-green-pass-2652841217.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="raggiunte-le-500-000-dosi-al-giorno-ok-al-richiamo-con-astrazeneca" data-post-id="2652841217" data-published-at="1619824739" data-use-pagination="False"> Raggiunte le 500.000 dosi al giorno. Ok al richiamo con Astrazeneca Mezzo milione di vaccinazioni in un giorno. Il fatidico obiettivo del generale Francesco Paolo Figliuolo di 500.000 dosi entro la fine di aprile è stato raggiunto per la prima volta giovedì 29 arrivando ad un totale di 13.700.000 persone vaccinate con una dose. Lo ha confermato il ministro della salute Roberto Speranza: «Ieri (giovedì, ndr) in Italia sono state somministrate oltre 500 mila dosi di vaccino. Grazie alle donne e agli uomini del Servizio Sanitario Nazionale e a tutte le istituzioni per il gran lavoro di squadra. Il vaccino è la vera strada per uscire da questi mesi così difficili». Un'accelerazione che il commissario straordinario per la campagna vaccinale intende mantenere per arrivare entro metà luglio ad immunizzare, con prima e seconda dose, il 60% della popolazione per trascorrere «un'estate un po' più tranquilla, ma sempre seguendo le regole». Non solo. Mantenendo l'attuale ritmo il generale immagina di poter vaccinare l'80% della popolazione entro metà novembre. E a somministrare circa un quinto dei vaccini nazionali, è stata la Lombardia come ha sottolineato Guido Bertolaso, responsabile della campagna vaccinale lombarda e consulente del governatore Attilio Fontana: «La Lombardia è da Champions League, vediamo se riusciamo a farle vincere lo scudetto. Oggi (ieri, ndr) molto probabilmente supereremo le 115.000 inoculazioni. Non ci fermeremo neppure sabato e domenica e le cifre saranno importanti. Da lunedì, ci assesteremo sulle 85-90.000 dosi al giorno, ma se poi dovessero arrivare dall'Europa numeri più importanti, saremo pronti ad aumentare perché la nostra capacità di fuoco può superare le 140.000 somministrazioni al giorno». Volontà ribadita dal presidente Fontana che ieri visitando gli hub vaccinali della provincia di Cremona, ha sottolineato come la regione registri la percentuale più alta di vaccinati con il 31,6% della popolazione che ha ricevuto almeno una dose». Numeri importanti arrivano anche dal governatore del Friuli Venezia Giulia e presidente Conferenza Regioni, Massimiliano Fedriga: «Chi può prenotarsi lo faccia, dobbiamo mettercela tutta. Abbiamo le potenzialità per arrivare in Fvg fin quasi a 17.000 somministrazioni al giorno ma se chi ha diritto non si vaccina allora rischiamo di vanificare ogni sforzo». Fedriga infatti ha ricordato che in Friuli non ha aderito il «40% della fascia 60-69 anni e quasi il 25% di quella tra 70 e 79». Idee chiare anche da parte del governatore della Campania Vincenzo De Luca: «Il nostro obiettivo è completare per luglio l'immunizzazione della città di Napoli: sarebbe un risultato di rilievo mondiale. Vediamo se ce la facciamo, ovviamente dipenderà dai vaccini visto che abbiamo subito un furto di dosi: la Campania, penalizzata di 211.000 dosi finora; e poi il «sottofurto» della minore consegna in regione di fiale Pfizer e Moderna». Ma De Luca pensa anche al turismo e aggiunge nella sua consueta diretta Facebook: «La prossima settimana Capri sarà isola Covid free e faremo una campagna di promozione mondiale. La settimana successiva lo sarà Ischia e poi daremo priorità alle categorie turistiche delle altre zone come il Cilento e la Costiera Sorrentina». Contribuirà alla corsa della campagna vaccinale anche la soluzione del problema «vaccino AstraZeneca». Infatti, l'ipotesi di somministrare una seconda dose di un vaccino diverso a chi aveva avuto come prima dose Az, dopo i rarissimi casi di trombosi, è stata eliminata. Ministero della Salute, Aifa e Consiglio Superiore di Sanità hanno deciso che per il vaccino di Oxford per ora non cambia nulla e non sono state prese decisioni diverse rispetto alle ultime settimane e rispetto al pronunciamento Ema. «Non cambia nulla perché non ci sono evidenze di eventi avversi con la seconda dose», ha spiegato il direttore della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza.