2022-11-27
Pernacchie dagli emiri per Di Maio
I Paesi del Golfo, dove l’ex grillino dovrebbe fare l’inviato speciale Ue, se la ridono: «È uno scherzo?». Secondo lo Spiegel, il suo nome fu caldeggiato da Mario Draghi.È un futuro ancora piuttosto incerto quello di Luigi Di Maio. Secondo quanto riferito l’altro ieri dallo Spiegel, a Bruxelles starebbero infatti crescendo i malumori per la sua eventuale nomina a inviato speciale dell’Ue per gli Stati del Golfo. Non solo: il settimanale tedesco ha anche riportato che, secondo i funzionari di Bruxelles, «l’ex primo ministro italiano Mario Draghi ha fatto una massiccia campagna a favore di Di Maio». Una versione, questa, solo parzialmente smentita dall’entourage dell’ex inquilino di Palazzo Chigi, secondo cui Draghi si sarebbe limitato a dire all’Alto rappresentante Ue per gli affari esteri, Josep Borrell, che, secondo lui, l’ex titolare della Farnesina sarebbe stato un candidato adatto. Quale che sia la versione corretta verrebbe comunque da chiedersi per quale ragione un ex premier che ha sempre fatto della competenza il proprio cavallo di battaglia abbia sponsorizzato per un ruolo così delicato una persona che, in quanto a competenza, ha sempre lasciato non poco a desiderare (soprattutto ai vertici della Farnesina). Dei forti dubbi in circolazione sulla nomina di Di Maio avevano d’altronde parlato, pochi giorni prima dello Spiegel, anche Le Monde e il Guardian. Proprio al Guardian la visiting fellow presso lo European Council on Foreign Relations, Cinzia Bianco, aveva sottolineato l’inadeguatezza dell’eventuale investitura, accusando l’ex ministro degli Esteri italiano di aver provocato «la più grave crisi diplomatica tra Italia ed Emirati Arabi Uniti nella storia contemporanea delle relazioni tra i Paesi». In tal senso, la Bianco ha altresì specificato che la scelta di Di Maio affosserebbe di fatto l’influenza politico-diplomatica europea sui Paesi del Golfo. Un giudizio negativo è stato espresso anche dal capo del Centro di ricerca sulle politiche pubbliche di Dubai, Mohammed Baharoon. «La nomina di Luigi Di Maio deve avere un profondo senso dell’umorismo europeo che mi sfugge», ha twittato di recente. «Se l’obiettivo è approfondire i legami con il Consiglio di cooperazione del Golfo, in particolare gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita, potrebbe non essere la scelta ideale», ha affermato, dal canto suo, l’Executive Director of Gulf International Forum, Dania Thafer. Ricordiamo che, nel 2021, l’allora ministro degli Esteri italiano si intestò il blocco della fornitura di armi ai Paesi del Golfo, innescando così una decisa turbolenza politico-diplomatica con essi. Secondo Le Monde, l’abolizionista della povertà ha comunque bisogno dell’approvazione di due terzi dei Paesi per assumere l’incarico. Tutto questo, mentre il Servizio europeo per l’azione esterna ha fatto sapere che «non è stata presa alcuna decisione e le eventuali voci sono pure speculazioni». Dall’attuale governo italiano trapela frattanto irritazione sulla possibile nomina di Di Maio. «Non è la proposta di questo governo, ma di quello precedente», aveva dichiarato la settimana scorsa il capo della Farnesina, Antonio Tajani. Dure prese di posizione al riguardo sono arrivate anche dai deputati leghisti Paolo Formentini e Simone Billi, oltre che dal senatore forzista Maurizio Gasparri. Andrebbe effettivamente rammentato che Di Maio arrivò alla Farnesina nel settembre del 2019 non certo per le sue abilità diplomatiche, ma sostanzialmente per un accordo politico che doveva portare alla nascita dell’esecutivo giallorosso. Tra l’altro, al di là delle suddette turbolenze con i Paesi del Golfo, l’allora ministro degli Esteri - ai tempi del governo Conte bis - avvicinò notevolmente l’Italia alla Cina, irritando gli Stati Uniti, e non toccò di fatto palla sul delicato dossier libico. Insomma, non è che dalla Farnesina si porti dietro un curriculum eccezionale. Forse chi dice che ci sono scelte migliori per l’incarico di rappresentante Ue, non ha proprio tutti i torti.