2021-04-09
Perez gioca al rialzo e per Autostrade promette 10 miliardi
Il patron del Real, al vertice anche del colosso Acs, irrompe nella partita con un'offerta superiore a Cdp: il titolo fa +3%. Quando Florentino Perez era un giovane ingegnere del ministero dei Trasporti spagnolo, nei primi anni Settanta, si pensava che avesse solo la passione delle strade. E quando si buttò in politica, senza alcuna fortuna, nessuno poteva prevedere che avrebbe dato vita a un colosso delle costruzioni e delle autostrade come Acs-Abertis. E così, il grande pubblico lo conosce solo come presidente del Real Madrid. Calcio, fama, tv e miliardi a destra e a manca. Ai calciatori e a se stesso, visto che per Forbes l'ingegner Perez ha un patrimonio personale da 1,9 miliardi di euro. Ma ora che ha messo sul piatto 10 miliardi per Autostrade per l'Italia, quale Perez scende in campo nella partita più velenosa che si gioca in Italia da due anni e mezzo a questa parte? È la finta del socio amichevole dei Benetton in Abertis per costringere Cdp e i fondi esteri ad alzare la posta, o è la zampata per mettere le mani sulle autostrade italiane e, magari, regolare i conti anche in Spagna con la famiglia di Ponzano Veneto? Di sicuro, chi meglio lo conosce di tutti è il nuovo segretario del Pd, Enrico Letta, che quando aveva lasciato l'Italia per Parigi si era seduto proprio nel cda di Abertis. Che Perez avrebbe potuto essere della partita Aspi, in Borsa girava da tempo. Più che altro come una specie di diversivo su richiesta di Atlantia, la holding che detiene l'88% di Aspi e ha accettato di vendere il suo pacchetto per non perdere le concessioni dopo il crollo del Morandi. E a poche ore dal cda di Atlantia, che doveva esprimersi sull'offerta da 9 miliardi di Cdp e dei fondi Macquarie e Blackstone, ecco la lettera del presidente del Real che offre fino a 10 miliardi. E però, nella missiva si delinea anche un progetto che sembra andare oltre, perché Acs si spinge a ipotizzare una fusione tra Aspi e Abertis, in cui all'inizio Perez si era un po' messo di traverso nei confronti degli italiani. Ma il capolavoro politico della lettera è che non chiude neppure a Cdp, anzi. Il colosso spagnolo si dice pronto a collaborare con la Cassa depositi e prestiti. Intanto, però, valuta Aspi 1 miliardo in più e non è uno sgarbo di poco conto. In Borsa, Atlantia ha fatto subito un balzo del 3%. Ingegnere, dirigente pubblico, politico, patròn, finanziere. Perez è tanti uomini, tutti ostinati. Il potere gli è sempre interessato, ma anche la fama. Classe 1947, di famiglia medio borghese, si è laureato in ingegneria al Politecnico di Madrid e ha lavorato prima per il Comune e poi per il ministero dei Trasporti, partecipando all'ideazione di molte strade. Negli anni Ottanta si è buttato in politica, con due formazioni di centro, ma quando si è sciolta l'ultima (il Prd, Partito riformista democratico) e ha mancato l'ingresso in Parlamento, l'ingegnere madrileno ha lasciato perdere i voti e si è reinventato imprenditore. Con alcuni amici, ha rilevato dal fallimento un gruppo di costruzioni, Padròs, che in pochi anni ha trasformato in un successo. Nel 1993, Florentino ha dato vita ad Acs, che ora è uno dei più grandi gruppi di costruzioni generali del mondo, con ricavi per 35 miliardi, 1 miliardo e mezzo di utili e quasi 200.000 dipendenti. Lui controlla tutto con una holding personale che ha il 12,7%. I voti, però, gli devono essere rimasti in testa, perché per conquistare la presidenza del Real Madrid bisogna convincere centinaia di soci. E lui, al primo tentativo del 1995, prende una musata contro l'uscente Ramon Mendoza. Ma si trattava solo di aspettare. Torna a concentrarsi su ponti, dighe e viadotti, e nel 2000 conquista la presidenza del Real, diventando così famoso in tutto il mondo. L'unica macchia nella sua carriera industriale è il fallimento del progetto Castor, un deposito di gas in mezzo al mare, che la Spagna di Zapatero voleva costruire davanti a Valencia. Acs si aggiudica l'appalto, costruisce il tutto, ma al momento di immagazzinare il gas si creano centinaia di scosse sismiche e il progetto fallisce. Il risultato è che lo Stato aiuta Acs, risarcendo quasi 1 miliardo e mezzo alle banche finanziatrici, ma Perez si è difeso così: «Sembra che io sia un demonio. Dicono che hanno dato a Florentino 3,2 miliardi? Non mi hanno dato un centesimo. Tutto il denaro è andato ai finanziatori, agli obbligazionisti e alla Banca europea per gli investimenti. Qui noi abbiamo perso soldi».Quello che poteva essere una seconda sconfitta, nel 2018, è stata proprio l'irruzione di Atlantia in Abertis, società francese controllata dagli spagnoli. Dopo un'iniziale trincea, Perez scende a più miti consigli e scende a patti con i Benetton. Quindi oggi sono soci e alleati, ma va ricordato che all'inizio non era così e che il merito di quell'operazione è di Giovanni Castellucci, che oggi non è più il capo di Atlantia ed è sotto inchiesta per il ponte Morandi. Chi dovrebbe conoscere meglio di tutti Perez è invece Enrico Letta. Dopo aver perso Palazzo Chigi, se ne andò a insegnare a Parigi. Ma come rivelò questo giornale il 17 aprile del 2017, si accomodò anche nel consiglio di amministrazione di Abertis, dove fu cooptato nel novembre 2016. Ne è uscito nel maggio del 2018, per evitare polemiche che, in realtà, aveva sollevato solo Luigi Di Maio dopo la caduta del ponte. Tutto a posto, insomma. Ma forse un eventuale comunicato della segreteria del Pd sulla vendita di Autostrade andrà affidato alle vice.