2021-01-08
«Perderemo un milione di posti di lavoro. Governo senza rotta»
Il capo dell'Ugl, Paolo Capone: «Si rincorre l'emergenza però manca un piano. Nessuna visione per l'ex Ilva e Alitalia».«Questa situazione è stata gestita rincorrendo l'emergenza e senza un vero piano strategico». A parlare con La Verità della crisi del mondo del lavoro innescata dalla pandemia da Covid-19 è Paolo Capone, segretario generale dell'Ugl, che spiega come dopo marzo, senza adeguati ammortizzatori sociali, un milione di lavoratori dovrà dire addio alla propria occupazione. Partiamo con i ristori. Qual è la posizione dell'Ugl?«Siamo vicini ormai al quinto ristoro. Stiamo rincorrendo l'emergenza senza una minima capacità di programmazione. Il problema è che quando si inseguono le emergenze in questo modo anche l'allocazione delle risorse non è sempre efficace. Se in due mesi si è dovuto intervenire con quattro decreti, più quello in arrivo, non stiamo navigando a vista, ma al buio».I lavoratori iscritti all'Ugl come la pensano?«Il timore è prima di tutto legato ai licenziamenti che inevitabilmente vedremo da aprile in poi. Anche il riferimento al fatturato di aprile 2020 su quello del 2019 desta non poche preoccupazioni. Non è un metro che determina davvero chi ha bisogno dei ristori e chi no. Si perde, ad esempio, tutta la parte del fatturato generato d'estate che per alcune industrie, come quella del turismo, è fondamentale. Trovare un parametro adatto a tutte le imprese può essere un problema». C'è poi il nodo Cig. A che punto siamo? «Molte casseintegrazioni non sono state erogate, soprattutto quelle in deroga. Ci sono dei ritardi che hanno investito i lavoratori delle aziende più piccole che non hanno potuto anticipare la Cig. Questo ha creato una grande fascia di persone che non hanno ancora ricevuto completamente i soldi. Senza considerare che si deve capire cosa succederà a marzo, quando circa un milione di lavoratori perderà il posto». Queste sono vostre stime?«Noi abbiamo fatto una stima a settembre che era di circa 850.000 posti di lavoro persi una volta conclusa la Cig. Poi l'abbiamo corretta, vista la situazione, intorno al milione di posti di lavoro. Questo pone il problema del pagamento della Naspi per un milione di persone. Ci sarà da vedere con quali copertura tutto questo verrà sostenuto e se i fondi tenderanno a esaurirsi. Il vero tema è che servono ammortizzatori sociali. La Cig non ha mai prodotto posti di lavoro». Quali politiche del lavoro andrebbero attuate?«Di certo non quelle passive, con cui il governo dà soldi a pioggia. Il reddito di cittadinanza, nato prima del Covid, è stato un completo fallimento. A parte i navigator, che sono stati assunti non a tempo indeterminato, non mi risulta che si siano visti risultati apprezzabili sul mercato del lavoro. Anche in questo caso rincorriamo l'emergenza senza reali politiche attive».Come Ugl siete stati protagonisti ma anche criticati per il contratto dei rider. Oggi la situazione è migliorata?«All'inizio i problemi ci sono stati, ma ora i toni si sono calmati e il contratto è in piena e regolare applicazione. Abbiamo normato un settore nuovo e offerto tutele a lavoratori che prima non avevano alcuna certezza». Come sindacato che segnali avete per le crisi di Alitalia e dell'ex Ilva?«Come sindacato ci sembra che la situazione si stia muovendo in entrambi i casi con poca chiarezza e senza nessuna visione prospettica. Si tratta di aziende strategiche ed è ben accetto che intervenga lo Stato temporaneamente a salvaguardare l'impresa. Bisogna seguire però due condizioni: devono essere garantiti i livelli occupazionali e ci deve essere un piano industriale serio e di lungo corso. Senza considerare la pandemia globale in atto. In questo caso, però, bisogna anche dire che il Covid ha rimescolato le carte e ora tutti partono dalla stessa situazione. Questo momento, se ci sbrigassimo a individuare un obiettivo strategico, potrebbe essere l'occasione per ripartire».
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.