
Forzando le sue prerogative per disporre l'approdo della Diciotti, il Quirinale ha provocato uno scontro istituzionale. Che finirà per aiutare il leader leghista.Comincio ad avere il sospetto che Sergio Mattarella lavori per Matteo Salvini. Già, perché altrimenti non si spiegherebbero le mosse del capo dello Stato, il quale sembra fare di tutto, sia quando taglia i nastri che quando fa a fette la Costituzione, per consentire l'aumento dei consensi del capo leghista. Già il presidente della Repubblica aveva dato un forte contributo quando si era fieramente opposto alla nomina di quel pericoloso economista che risponde al nome di Paolo Savona, reo di aver attentato alla stabilità dell'Europa per alcuni esplosivi pamphlet. Poi Mattarella aveva dato un'altra spintarella insistendo sulle ragioni dell'accoglienza dei migranti proprio nei giorni in cui Salvini si opponeva all'attracco delle navi delle Ong. Infine, l'altra sera, l'uomo del Colle si è superato, intervenendo a gamba tesa nella faccenda dei 67 immigrati a bordo della nave della Guardia Costiera. Come è noto, il gruppetto di extracomunitari era stato recuperato al largo della Libia su un gommone che aveva tutta l'aria di essere pronto a colare a picco. I soccorritori, come da mail da loro stessi inviate alle autorità italiane, erano stati gentilmente ripagati dell'aiuto con una serie di minacce, tra le quali anche quella di tagliare la gola ad alcuni membri dell'equipaggio. A questo punto, per non mettere a rischio l'incolumità del personale a bordo della nave, da Roma avevano deciso di far intervenire un pattugliatore della Guardia costiera. In realtà gli scampati al naufragio avrebbero dovuto essere riconsegnati alle autorità libiche, perché il salvataggio era avvenuto nello specchio d'acqua di loro competenza. E però il rimorchiatore che li aveva soccorsi aveva da fare, e non poteva certo aspettare i comodi dei libici. Dunque, gli extracomunitari erano stati imbarcati dalla Diciotti, la nave della guardia costiera, pronti per essere sbarcati in Italia per farsi una nuova vita.A questo punto però ecco intervenire Salvini, il quale vuole vederci chiaro, perché o i cosiddetti migranti hanno davvero minacciato l'equipaggio e dunque siamo in presenza di una serie di reati, oppure l'equipaggio, quando ha fatto capire che rischiava di essere preso in ostaggio dagli immigrati, ha mentito e anche in questo caso forse corre l'obbligo di fare chiarezza e di accertare le responsabilità. Fin qui sembrerebbe tutto filare secondo logica, perché se una nave soccorre dei naufraghi vicino alle coste libiche pare naturale riportarli in Libia, ma se ciò non accade si tratta di capire perché questo non è avvenuto e cioè se qualcuno è stato costretto a tornare indietro o se lo stesso abbia fatto il furbo. Perciò il ministro dell'Interno pretendeva l'identificazione e anche il fermo delle persone a bordo. Ma il fermo non è arrivato, perché la magistratura aveva altre idee. E a questo punto Salvini ha fermato la nave, impedendo che attraccasse a Trapani. Certamente si è trattato di una decisione insolita, che ha evidenziato anche alcuni contrasti nella stessa compagine di governo e probabilmente anche tra il Viminale e la Guardia costiera. Ma fin qui era una faccenda che si potevano sbrigare in casa, nelle quattro mura di Palazzo Chigi.E invece no. Per rendere un po' più popolare il ministro dell'Interno, Mattarella ci ha messo del suo, «ordinando» che ai profughi fosse consentito di sbarcare nel porto siciliano. Sì, avete letto bene. Ho usato il verbo ordinare, perché questo è ciò che è successo. Come riferiscono nelle loro cronache i corazzieri in servizio permanente nelle redazioni dei giornaloni, il capo dello Stato è intervenuto esercitando le sue prerogative. Quali siano le prerogative che consentono al presidente della Repubblica di disporre lo sbarco degli immigrati non è chiaro, neanche tirando in ballo l'attribuzione di capo delle Forze armate. Sta di fatto che i quirinalisti, esperti in notizie che «spirano dal Colle» scrivono di intervento risolutorio, di telefonata (al premier Giuseppe Conte) «inevitabile e necessaria» e così via.In un articolo però fa capolino il losco disegno di Mattarella, perché si fa capire che anche questa mossa del Quirinale sarà capitalizzata da Salvini in termini di voti, lasciando intravedere altri scontri istituzionali e altra acqua al mulino del capo leghista. Infatti, in serata è stato annunciato l'arrivo dell'ennesima nave carica di profughi, a cui il ministro dell'Interno ha già negato l'attracco. Aspettiamoci dunque dal presidente della Repubblica ancora una spinta pro Salvini.
Riccardo Molinari (Ansa)
Il capogruppo leghista alla Camera: «Stiamo preparando un pacchetto sicurezza bis: rafforzeremo la legittima difesa ed estenderemo la legge anti sgomberi anche alla seconda casa. I militari nelle strade vanno aumentati».
«Vi racconto le norme in arrivo sul comparto sicurezza, vogliamo la legittima difesa “rinforzata” e nuove regole contro le baby gang. L’esercito nelle strade? I soldati di presidio vanno aumentati, non ridotti. Landini? Non ha più argomenti: ridicolo scioperare sulla manovra».
Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, la Cgil proclama l’ennesimo sciopero generale per il 12 dicembre.
«Non sanno più di cosa parlare. Esaurito il filone di Gaza dopo la firma della tregua, si sono gettati sulla manovra. Ma non ha senso».
Francesco Filini (Ansa)
Parla il deputato che guida il centro studi di Fdi ed è considerato l’ideologo del partito: «Macché, sono solo un militante e il potere mi fa paura. Da Ranucci accuse gravi e infondate. La sinistra aveva militarizzato la Rai».
Francesco Filini, deputato di Fratelli d’Italia, la danno in strepitosa ascesa.
«Faccio politica da oltre trent’anni. Non sono né in ascesa né in discesa. Contribuisco alla causa».
Tra le altre cose, è responsabile del programma di Fratelli d’Italia.
«Giorgia Meloni ha iniziato questa legislatura con un motto: “Non disturbare chi vuole fare”. Il nostro obiettivo era quello di liberare le energie produttive».
Al centro Joseph Shaw
Il filosofo britannico: «Gli islamici vengono usati per silenziare i cristiani nella sfera pubblica, ma non sono loro a chiederlo».
Joseph Shaw è un filosofo cattolico britannico, presidente della Latin Mass Society, realtà nata per tramandare la liturgia della messa tradizionale (pre Vaticano II) in Inghilterra e Galles.
Dottor Shaw, nel Regno Unito alcune persone sono state arrestate per aver pregato fuori dalle cliniche abortive. Crede che stiate diventando un Paese anticristiano?
«Senza dubbio negli ultimi decenni c’è stato un tentativo concertato di escludere le espressioni del cristianesimo dalla sfera pubblica. Un esempio è l’attacco alla vita dei non nati, ma anche il tentativo di soffocare qualsiasi risposta cristiana a tale fenomeno. Questi arresti quasi mai sono legalmente giustificati: in genere le persone vengono rilasciate senza accuse. La polizia va oltre la legge, anche se la stessa legge è già piuttosto draconiana e ingiusta. In realtà, preferiscono evitare che questi temi emergano in un’aula giudiziaria pubblica, e questo è interessante. Ovviamente non si tratta di singoli agenti: la polizia è guidata da varie istituzioni, che forniscono linee guida e altro. Ora siamo nel pieno di un dibattito in Parlamento sull’eutanasia. I sostenitori dicono esplicitamente: “L’opposizione viene tutta dai cristiani, quindi dovrebbe essere ignorata”, come se i cristiani non avessero diritto di parola nel processo democratico. In tutto il Paese c’è la percezione che il cristianesimo sia qualcosa di negativo, da spazzare via. Certo, è solo una parte dell’opinione pubblica, non la maggioranza. Ma è qualcosa che si nota nella classe politica, non universalmente, tra gli attori importanti».
Stephen Miran (Ansa)
L’uomo di Trump alla Fed: «I dazi abbassano il deficit. Se in futuro dovessero incidere sui prezzi, la variazione sarebbe una tantum».
È l’uomo di Donald Trump alla Fed. Lo scorso agosto, il presidente americano lo ha infatti designato come membro del Board of Governors della banca centrale statunitense in sostituzione della dimissionaria Adriana Kugler: una nomina che è stata confermata dal Senato a settembre. Quello di Stephen Miran è d’altronde un nome noto. Fino all’incarico attuale, era stato presidente del Council of Economic Advisors della Casa Bianca e, in tale veste, era stato uno dei principali architetti della politica dei dazi, promossa da Trump.






