2020-03-03
Dobbiamo salvarci da soli
L'Europa ci ha abbandonati al nostro destino: ora sta a noi sostenere l'economia e il turismo, quasi azzerato. Evitiamo viaggi all'estero (dove non ci vogliono) e compriamo prodotti locali. Non è autarchia sovranista, ma l'unico antidoto al tracollo.Sapete che cosa sono 3,6 miliardi per l'Italia? Niente. O meglio: una goccia nel mare. Fate conto che, come ha certificato ieri l'Istat, il Pil italiano è pari a 1.787,664 miliardi l'anno e dunque i 3,6 annunciati dal governo per sostenere l'economia italiana infettata dal coronavirus rappresentano all'incirca lo 0,2 per cento del prodotto interno lordo. In pratica, ciò che il nostro Paese sta chiedendo a Bruxelles di poter spendere per evitare una recessione che farebbe crollare la nostra economia è l'equivalente di una mancetta. Sì, di fronte a una febbre da cavallo che minaccia di debilitare il sistema industriale e commerciale nazionale, il governo suggerisce una terapia a base di pannicelli caldi. Quali siano gli effetti della malattia che ci ha colpito lo abbiamo toccato con mano in questi giorni. Le città si sono svuotate, gli alberghi hanno visto crollare le prenotazioni e i locali pubblici, ristoranti e bar, sono desolatamente deserti. Non va meglio in stazioni e aeroporti, luoghi altamente frequentati che oggi sono evitati come la peste perché, da raccomandazioni sanitarie, là dove c'è gente è meglio non andare. Per non dire poi di ciò che sta succedendo all'estero. Anche se la parola d'ordine adottata, con ritardo, dall'esecutivo è: «Evitiamo gli allarmismi», nel mondo è scattata l'allerta, per cui l'Italia è stata inserita tra i luoghi da evitare. Le compagnie aeree cancellano i voli da e per il nostro Paese perché, dicono, gli stessi piloti hanno paura di atterrare e di diventare involontari importatori di virus.Insomma, quello che abbiamo davanti è un totale blocco delle attività. La precauzione, insieme con la malattia, rischia di avere conseguenze devastanti per l'economia, in particolare quella legata al turismo che, da sempre, è una delle voci di bilancio più attive per il nostro Paese, stimata all'incirca in 140 miliardi di euro. Pensare dunque che basti la ricetta all'acqua di rose di Giuseppe Conte, ossia che a curare il malato grave bastino i 3,6 miliardi che l'esecutivo si appresta a iniettare nel paziente Italia, dimostra solo quanto sia impreparata l'attuale squadra di governo di fronte alle emergenze. L'equipe di Palazzo Chigi sembra quella de L'ospedale più pazzo del mondo, un film del 1982 dove dottori inesperti riuscivano a creare caos e scompiglio in corsia. Qualcuno forse riterrà il nostro giudizio eccessivamente pessimista, invece noi per natura non tendiamo a vedere nero, ma semplicemente a vedere le cose come stanno, preferendo raccontare la realtà invece delle balle. Dobbiamo dunque prepararci al peggio, cioè a vedere andare in fallimento migliaia di attività commerciali e artigianali, in particolare quelle legate al turismo, perché colpite dal blocco dei viaggi? E vedere morire quelle che hanno a che fare con le produzioni agricole e alimentari, cioè il nostro punto di forza? No, dobbiamo rimboccarci le maniche, perché non sarà l'Europa ad aiutarci a venir fuori da questa situazione e meno che meno ci salveranno i palliativi con cui Conte e compagni vorrebbero curare l'influenza. L'unica speranza per tenere in piedi i conti nazionali è infatti nelle mani degli italiani, di quelli che ogni anno si concedono un periodo di riposo all'estero, regalandosi magari anche qualche weekend in località straniere, e di quelli che consumano e possono permettersi di spendere anche per prodotti non d'importazione. Sì, lo sappiamo che il discorso può sembrare autarchico e fa venire in mente tempi passati, quando le sorti del Paese erano affidate alle risorse interne. Premesso che quella in atto è un po' una guerra, qui non si tratta di tornare all'autarchia, ai prodotti nazionali in nome del sovranismo. Qui si tratta di comprendere che la domanda esterna in determinati settori sarà destinata inevitabilmente a calare e dunque, se vogliamo far restare in piedi il sistema, dobbiamo ricorrere alla domanda interna. Sono i nostri consumi su cui dobbiamo scommettere, sia nel turismo che nel resto.Peraltro viaggiare sta diventando difficile. Non solo perché le compagnie straniere stanno interrompendo i voli verso l'Italia, ma anche perché, quand'anche aerei e navi facciano regolare servizio, non è detto che gli italiani riescano a sbarcare. Lo si è visto con i 40 lombardi e veneti rispediti a casa dalle Mauritius e pure con i connazionali rimasti a terra in altri scali. Sì, insomma, conviene stare a casa e puntare sull'Italia. La stagione quest'anno è bruciata, ci ha confidato ieri un albergatore veneto: gli unici che ci possono salvare ora sono gli italiani. Tradotto: il futuro è nelle nostre mani. E comunque, meglio le nostre che quelle di Giuseppe Conte e dei suoi compagni.
Roberto Burioni ospite a «Che tempo che fa» (Ansa)
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