2019-07-27
Per il Pd pure Jerry Calà è un nemico. La Leonardi: «Cretino senza talento»
La dirigente esaltata da Matteo Renzi offende su Twitter l'artista, che spiegava di essere snobbato dai registi in quanto non di sinistra. Sui social la inondano di critiche e lei fa perfino la vittima. In perfetto stile Leopolda.«Sottospecie di comico fallito. Cretino senza talento». Non si può dire che sia lo stile di Nilde Jotti, e forse Rossana Rossanda disapproverebbe, ma nella lunga marcia verso la modernità anche il linguaggio della sinistra Bella Ciao ha subìto qualche incrinatura renziana. La chiamano contaminazione, dovrebbe semplicemente trattarsi di maleducazione. Ma bando alle sottigliezze, la mitragliata alzo zero di Anna Rita Leonardi, 33 anni, dirigente rampante del Pd calabrese, è l'ultimo baluardo contro nemici occhiuti e pericolosissimi che si annidano nella destra sovranista. Gente da proscrivere e internare quanto prima, come per esempio Jerry Calà. Proprio lui, quello di manifesti reazionari come Libidineee e Maracaibooo, che in un pomeriggio d'estate viene inserito nella collezione degli impresentabili. L'ex leader dei Gatti di Vicolo Miracoli, teorico del cucco cinematografico in Costa Smeralda negli anni Ottanta (adesso ne ha 68), ha rilasciato un'intervista a Il Giornale nella quale spiega così la sua assenza dal grande schermo (anche se presto sarà protagonista di Odissea nell'ospizio): «Nei cast non si legge il mio nome? Forse perché non odoro di sinistra e non invoglio i registi. Per carità non è una lamentela, soltanto un'amara considerazione». Nessuno si sarebbe stupito se avesse concluso con il fatidico «Capittooo?». Rilievo del tutto legittimo con una piccola quota di banalità per due motivi: Calà non è Gérard Dépardieu nè Toni Servillo. E peraltro è cosa arcinota che il carrozzone pseudoculturale (dall'Italia postsessantottina ai giorni nostri) è guidato dagli happy few del progressismo da operetta.La risposta via Twitter della signora Leonardi - che per fortuna si presenta come esperta di comunicazione Web - ha la leggerezza e gli effetti di un diserbante. «Quella sottospecie di comico fallito ci dice che il cinema non lo vuole perché non odora di sinistra. Tranquillizzatelo. Il cinema non lo vuole semplicemente perché è un cretino senza talento». Il commento non passa inosservato e alcuni follower le fanno notare con ironia la «bella dichiarazione tollerante e rispettosa». Lei non si placa, anzi prende a pugni chi osa criticare il suo stile: «Ha problemi con le opinioni altrui? Siamo ancora in democrazia, per sua sfortuna. Si occupi del linguaggio del ministro dell'Interno». Una dichiarazione freudiana, Matteo Salvini, l'ossessione perenne. Così furente da saltarsi addosso da sola, lady Leonardi attira ovviamente commenti sempre meno tolleranti, che a un certo punto sfociano in insulti da taverna. Così lei, a chiusura del cerchio, può finalmente accusare il mondo: «Da quando i giornali hanno deciso di riportare il mio tweet contro Jerry Calà sono stata ricoperta di insulti e minacce da sedicenti suoi fan. Sono certa che il signor Calà non si riconosce in questi atteggiamenti e ne prenderà le distanze». In pratica chiede al «cretino (detto in senso artistico)» di dissociarsi dai vaffa. Della serie: se la canta e se la suona per finire col fare la vittima, in perfetto cliché da Leopolda.Lei può perché ha la patente. Politica emergente del Pd di Reggio Calabria, blogger dell'Huffington Post, fan di Claudio Baglioni (presumiamo che nei giorni scorsi abbia fatto a pezzi con fragore i cd di Laura Pausini e Ornella Vanoni), fa parte di un nuovo club del Web che si contrappone ai beceri populisti, quello degli insultatori a fin di bene. Come l'economista spannometrico Riccardo Puglisi, l'agit-prop muscolare Luigi Marattin, il consigliere Rai Davide Faraone (a suo dire praticamente il nuovo Ettore Bernabei) che mordono le caviglie scambiando le licenze elementari per licenze poetiche. Ma poiché stanno sul lato giusto del marciapiede hanno ragione a prescindere.Storia vecchia, in Francia la chiamano l'exception culturelle della sinistra che fa esattamente e con orgoglio ciò che critica nei comportamenti altrui. Prima del massacro virtuale di Sapore di sale 2 (sono soddisfazioni), Leonardi era assurta agli onori delle cronache per tre motivi. Primo, fu presentata tre anni fa sul palco della Leopolda dall'anfitrione Matteo Renzi come una delle risorse più brillanti del centrosinistra. Secondo, nel 2017 fu vittima di odiosa violenza social a sfondo politico e sessista su Facebook (quattro denunciati). Terzo, nel 2016 aveva espresso la volontà di candidarsi a sindaco di Platì, nel cuore della terra della 'Ndrangheta, con amministrazioni sciolte a raffica per infiltrazioni mafiose. Un atto di coraggio che si trasformò in puro marketing quando, a un giorno dalla chiusura delle liste, si ritirò. Con tre anni di ritardo abbiamo compreso che aveva ben altra missione da compiere, l'annientamento di Jerry Calà. Con sirene dal pensiero d'acciaio come lady Leonardi nei paraggi, la strada verso il ritorno al potere del partito di Nicola Zingaretti si profila dritta e radiosa. In attesa di una nuova Carola e una nuova Greta, un sano revisionismo sul ruolo del Dogui (al secolo Enrico Nicheli) nel degrado culturale dell'elettore medio sta diventando una priorità.