2020-01-26
Per i fedeli leghisti i vescovi non hanno pietà
La campagna elettorale in Emilia Romagna ha visto la Curia, locale e vaticana, pancia a terra per i dem. Secondo la Chiesa il bene abita nella casa dei progressisti, dall'altra parte c'è soltanto la barbarie. Così facendo i preti perdono per strada molte pecorelle. «Se non vieni a messa domenica ti faccio citofonare dalla nonna». Don Dino Pirri la mette sulla battuta acchiappalike. Ne guadagna 1.191 in un giorno su Twitter, è il suo mestiere, quello che gli consente di andare a farsi deridere a Propaganda live su La 7 per tornare in parrocchia contento a San Benedetto del Tronto a diffondere il messaggio cattolico con scenografie immaginarie da musical. È l'effetto della vanità. La domenica in questione è oggi e la messa che più interessa alle tonache avviene nelle urne in Emilia Romagna; il buon cristiano può sbagliarsi a recitare il Padre nostro, ma non ad apporre la croce sull'unico simbolo benedetto. Quello del Partito democratico. Mentre don Dino la mette sul ridere, padre Alex Zanotelli - cupo frate millenarista con necessità di un nemico da abbattere (ieri Silvio Berlusconi, oggi Matteo Salvini) uscito dal film Mission in un attimo di distrazione degli attrezzisti -, non fa sconti, ma evoca inferni eterni: «Il capo della Lega va processato per la sua disumanità. È un uomo che non ha niente di umano perché non sente il dolore degli altri». Poi c'è la terza via, quella gesuitica, indicata dallo spin doctor del Papa, padre Antonio Spadaro, che per dribblare l'accusa di partigianeria nei confronti dei fedeli non critica esplicitamente liberali e conservatori, ma esalta le piazze piene di sardine. «I cittadini esprimono un bisogno politico di incontro (fisico) che smentisce la logica dell'algoritmo delle macchine da guerra social». Proprio lui che vive su Twitter occupandosi della qualunque. Per poi concludere: «C'è un sano bisogno di piazza, che non è né scuola né comizio». C'è chi scherza, chi minaccia e chi fa il furbo, ma il punto d'arrivo dei messaggi ecclesiastici in questi giorni è sempre uno: emiliani, romagnoli, ex marxisti arrivati a detestare la sinistra, mettetevi una mano sul cuore, dimenticate tutto (anche i bambini di Bibbiano) e votate l'occasionale buttadentro del partito unico delle coscienze, Stefano Bonaccini. È anche ciò che spera monsignor Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, autore di un libro dal titolo ben poco amorevole: Odierai il prossimo tuo come te stesso. Uscito all'inizio della campagna elettorale, contiene accuse tutt'altro che larvate nei confronti di chi ritiene che i valori non negoziabili, l'identità, le tradizioni siano compagni di viaggio; di chi pensa che criticare l'Europa non sia ancora peccato; di chi è convinto che far arrivare disperati per gettarli per strada a mendicare non sia una soluzione caritatevole. La sintesi del libro è di fatto contenuta nel documento firmato dieci giorni fa dai vescovi dell'Emilia Romagna, dove si sottolinea che «in una società giusta, ma non fraterna la democrazia prima o poi cede il passo alle tante forme, oggi ritornate di moda, di sovranismi e populismi. Non possiamo tollerare che ciò abbia a realizzarsi nella nostra Emilia Romagna». Una dichiarazione esplicita di voto, un'abiura dell'ecumenismo e della terzietà della Chiesa, la convinzione del potere religioso che da una parte (il Pd) stiano sensibilità, fratellanza, bene comune e dall'altra (la Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia) stiano barbarie, ignoranza, nichilismo. Un atteggiamento incomprensibile e fortemente classista a favore della Casta (la sinistra in Emilia domina da 70 anni) che mostra il volto politico di una Chiesa sottomessa e lontana dalla gente, neanche fosse un partito minoritario della coalizione progressista. E che suscita una domanda: ma lunedì, nello scoprire che il 40%, il 49% e magari il 50 più 1% dei fedeli ha votato contro le indicazioni che provengono dall'altare, i vescovi, i sociologi e gli alabardieri postmarxisti del Papa che fanno, li scomunicano? Trasformano in braciole le pecore nere? Le cacciano dalle chiese, con il concreto rischio di mandare via coloro che ancora vanno a messa?Questa ossessione dell'«expedit» da una parte sola e a tutto vapore lascia esterrefatti e potrebbe rivelarsi un boomerang. Non solo perché il Pd e i grillini tendono a ricambiare le delicatezze proponendo leggi anticattoliche (eutanasia, utero in affitto, matrimoni gay, droga libera, stangate fiscali sui beni ecclesiastici), ma perché l'interpretazione a senso unico dei fatti per scopi elettorali mostra in sé la grande debolezza del supremo Ente morale. Voltare le spalle a Bibbiano solo perché è Salvini a raccontarlo, significa voltare le spalle soprattutto a quelle famiglie ingannate e a quei bambini privati dell'amore dei genitori. Fermarsi al citofono del Pilastro («È stato un atteggiamento infelice», il pronto commento della Cei che nulla ha avuto da dire sugli auguri di morte a Sinisa Mihajlovic) vuol dire non avvertire il bisogno di approfondire, di fare proprie le ragioni della mamma che ha perso per overdose il figlio malato di Sla e che combatte una impari battaglia quotidiana contro gli spacciatori. I problemi non possono essere un citofono e un volto sbagliato che gli si avvicina. C'è differenza tra Fabio Volo e il volo divino del pensiero. Se si ferma ai convegni, ai comizi e a Propaganda live; se sposa le vanità della politica cool, della sociologia new age ma non ha mezza parola per quei bambini e per quella mamma, significa che nelle periferie in balìa di degrado e violenza la Chiesa non c'è più. Non c'è lo Stato ma non c'è neanche Dio. Più che parlare degli ultimi alla Repubblica delle idee con Roberto Saviano, tornateci fra gli ultimi. Anche se è più comodo stare davanti ai seggi con in mano i volantini del Pd.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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