2021-07-17
«Per i cambi di colore conteremo i ricoveri»
Roberto Speranza s'arrende alla modifica dei parametri: «Ha senso con questi livelli d'immunizzazione». Intanto, il ministro dell'Università ammette: «Ignoriamo quanti prof siano vaccinati». Anche sulla scuola il Cts non sa che pesci prendere. E torna lo spettro della Dad.Nella medicina e nelle scienze sociali viene definita «dipendenza» la condizione, «in cui un individuo si trova, di incoercibile bisogno di un prodotto o di una sostanza, a cui si sia assuefatto, e la cui astinenza può provocare in lui uno stato depressivo, di malessere e di angoscia». In psicanalisi, la dipendenza è invece la situazione di subordinazione dell'Io rispetto alle esigenze del mondo esterno. Entrambi i significati, ripresi dal dizionario della Treccani, calzano a pennello per la «dipendenza da emergenza» che sembra affliggere da settimane una parte del governo, e dei suoi referenti in materia sanitaria. Dipendenza per altro incoraggiata mediaticamente, con una regia centralizzata e un'esecuzione ben distribuita, da allarmi rossi sulle varianti e pressing ritorno delle zone a colori considerato inevitabile. Nonostante i vaccini. Anzi, fomentando la guerra tra Sì vax, Nì vax e No vax, come arma di distrazione di massa. La strategia, del resto, è assai rodata ma ora rischia di mandare all'aria la stagione turistica, compromettendo l'arrivo degli stranieri. E, tra due mesi, di lasciare ancora chiuse e in Dad alcune scuole, scaricando le responsabilità sulle spalle di alunni e genitori. Con il rialzo degli attuali parametri relativi ai contagi (l'indice Rt) per la variate Delta, tra due settimane alcune Regioni potrebbero uscire dalla zona bianca: tra quelle con l'incidenza più alta, ad oggi, ci sono la Sardegna, la Sicilia, il Veneto, il Lazio e la Campania. Ma le ospedalizzazioni e il numero dei morti, nonostante la risalita dei positivi al virus, rimangono molto bassi. A Palazzo Chigi si sono quindi resi conto che il gioco dei colori rischia di diventare pericoloso e che grazie ai vaccini è arrivato il momento di cambiare i parametri di riferimento, così come chiesto in questi giorni da alcuni governatori. Tanto che ieri anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha cambiato improvvisamente passo: «In una fase caratterizzata da un livello importante di vaccinazione è ragionevole che nei cambi di colore e nelle conseguenti misure di contenimento pesi di più il tasso di ospedalizzazione rispetto agli altri indicatori», ha detto ieri. Spinto forse anche da una telefonata del premier Mario Draghi, che vede eventuali nuove chiusure in piena estate come una misura troppo estrema a fronte di casi Covid che restano per lo più con sintomi che non richiedono il ricovero. Guarire da una «dipendenza», però, non è semplice. E potrebbero esserci delle ricadute. Sempre ieri, il ministro dell'Università, Cristina Messa, ieri a Fanpage ha detto che «per quanto riguarda la vaccinazione del personale docente universitario non abbiamo dati, li stiamo raccogliendo, c'è stata un'adesione importante non solo del personale, dei professori, ma anche dei ricercatori, degli specializzandi, del personale tecnico amministrativo». La Messa ci fa dunque sapere che i tecnici del suo dicastero non sono ancora riusciti a fare un censimento preciso di chi è vaccinato, quanti con prima dose e quanti con ciclo completo, e che la raccolta dei dati è ancora in corso. Questo a metà luglio, quando mancano meno di due mesi alla ripresa dei corsi. Ovvero, pochissimo tempo per mettere in campo una seria programmazione e organizzazione delle lezioni in presenza sia in termini di strutture, sia di organici. Eppure lo stesso ministro lo scorso 27 giugno pareva più sicuro: «A settembre si riapre: chi vuole potrà fare una ripresa graduale, ma nelle zone bianche si torna in aula. Gli studenti saranno in gran parte vaccinati, i professori già lo sono, si potranno aggiungere screening settimanali di tamponi antigenici», aveva detto al Corriere della Sera. Forse si è (tardivamente) realizzato che non è facile reperire dati precisi sui docenti universitari vaccinati perché all'inizio della campagna sono stati inseriti nelle liste prioritarie anche personale a progetto o docenti esterni per qualche incontro con gli studenti su temi specifici. Insomma, un panorama variegato. Senza dimenticare che all'interno delle università pubbliche non esiste un database o anche un fascicolo in cui si è scritto «tizio si è vaccinato il…». Morale: ancora non si sa cosa succederà a settembre nelle università, figuriamoci nelle scuole di ogni ordine e grado. Non lo chiariscono nemmeno ministero della Salute e Cts: «L'obbligo di vaccinazione per il personale scolastico è l'extrema ratio anche perché non si fa dall'oggi al domani ed è un percorso lungo», ha detto Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, lanciando quindi un «appello alla responsabilità». Gli ha fatto eco Silvio Brusaferro: «La scuola non è solo momento della lezione, ma anche pre e post scolastico. Oggi abbiamo vaccini autorizzati dai 12 anni in su. Il mio auspicio è che le persone aderiscano spontaneamente», ha dichiarato il presidente dell'Istituto superiore di sanità e portavoce del Comitato tecnico scientifico. Senza dunque parlare di obbligo ma solo di «forte raccomandazione».
Chiara Appendino (Imagoeconomica)
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