2020-09-11
Penuria di antinfluenzali in farmacia. A secco molte categorie esposte
Stefano Montesi - Corbis: Getty Images
Servono 1,5 milioni di dosi in più. Così le aziende non potranno fornirli ai dipendenti.È un ritornello che ci sentiamo ripetere da un po': fate il vaccino antinfluenzale per poter affrontare meglio l'eventuale seconda ondata del Covid-19, ma soprattutto per non affollare, durante l'inverno, gli ospedali con sintomi simili a quelli provocati dal coronavirus. Anche perché, in media, sono circa 5 milioni gli italiani che si mettono a letto con l'influenza ogni anno e i ricercatori dell'Istituto superiore di sanità stimano circa 8.000 decessi all'anno collegati alla malattia stagionale o alle sue complicanze, con punte di 12.000, a seconda delle stagioni. Epperò, come per i famosi 11 milioni di mascherine al giorno promessi dal commissario Domenico Arcuri, ma che molte scuole ancora non ricevono, anche per l'antinfluenzale c'è il rischio di restare alle parole senza passare ai fatti. Quest'anno andranno al Servizio sanitario nazionale 17 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale, 6 milioni in più rispetto allo scorso anno, ma i farmacisti rischiano di restare senza approvvigionamenti. Ed è grave perché è attraverso le farmacie che si rifornivano i cittadini che non appartenevano ai gruppi più esposti, chi voleva vaccinarsi in anticipo rispetto all'inizio delle campagne annuali e le aziende che offrono questa prestazione ai propri collaboratori. Si tratterebbe di circa 1,5 milioni di dosi che verranno a mancare, lasciando sguarnita una fascia di popolazione importante che non rientra tra quelle protette (over 60, bimbi piccoli e malati cronici). Le protette infatti potranno vaccinarsi dal proprio medico di famiglia o nei centri vaccinali delle Asl a partire dal primo ottobre, anziché dal solito 15 ottobre. L'Aifa si è raccomandata di anticipare i tempi e il ministero della Salute l'età, 60 e non 65 anni. Nel corso della campagna vaccinale 2019-2020 sono state dispensate dalle farmacie territoriali circa 800.000 dosi vaccinali, mentre per la campagna 2020-2021 è stato stimato un incremento pari almeno al 50%, per un totale di oltre 1,2 milioni di vaccini. Come già evidenziato da Federfarma, però, c'è il rischio che queste dosi non siano disponibili a inizio campagna vaccinale perché la produzione delle case farmaceutiche è stata assorbita dalle richieste avanzate dalle Regioni, i cui acquisti hanno fatto registrare un incremento medio del 43% circa, con picchi anche superiori al 100%, rispetto alle acquisizioni della pregressa stagione 2019-2020. «Le farmacie sono pronte a distribuire i vaccini messi a disposizione dal Ssn secondo termini e modalità da stabilire, anche per conto delle Regioni che vorranno renderli disponibili», dice Marco Cossolo, il presidente di Federfarma, la cui rete è costituita da oltre 18.000 farmacie associate. In particolare, i farmacisti sarebbero pronti a diventare «vaccinatori», ma sarebbe una novità che incontra ancora l'ostruzionismo dei medici di famiglia (nel frattempo allarmati per il super lavoro e gli assembramenti nello studio medico), malgrado questo sia un fatto normale in 14 sui 28 Paesi europei e in Gran Bretagna accada ormai da molti anni. Insomma, se lo scorso anno si è vaccinato il 17% degli italiani e un over 65 su due, quest'anno, considerate le 18 milioni di fiale pronte, saranno molti di più a volersi vaccinare, anche se non sarà facile, malgrado l'obbligo di alcune Regioni. Infatti, il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, ha firmato un'ordinanza che prevede l'obbligatorietà di vaccinarsi per anziani e operatori sanitari, ordinanza su cui un medico romano aveva chiesto la sospensiva e la cui decisione di merito ci sarà il prossimo 29 settembre. Obbliga medici, operatori sanitari e infermieri a vaccinarsi anche la Campania, con 1,5 milioni di dosi richieste. Insomma, dopo il gel igienizzante, i guanti, le mascherine, non manca la confusione per i vaccini antinfluenzali, mentre i farmacisti aspettano risposte dal ministro Roberto Speranza.