2020-03-21
Pensioni pagate in ordine alfabetico. Il calendario per andare in Posta
Nunzia Catalfo e Pasquale Tridico (Ansa)
Chi può ritirarle solo allo sportello, dovrà farlo in date prestabilite in base al cognome. Non uscire di casa ed evitare gli assembramenti: è questo l'invito più ricorrente da quando è scoppiata l'emergenza coronavirus. Ma per quanti sforzi si facciano, per alcuni è impossibile. Non ci sono solo i lavoratori che non possono fermarsi o lavorare da casa, anche alcuni anziani saranno costretti a uscire e a esporsi al rischio contagio. Ci avviciniamo infatti alla fine del mese e in tanti devono ritirare la pensione. Per far fronte al rischio di code e assembramento negli uffici postali, il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha annunciato che, a partire dall'assegno di aprile, il pagamento delle pensioni avverrà scaglionato su diversi giorni. Nello specifico, ha spiegato il ministro, il pagamento decorrerà dal giorno 26 al 31 marzo per la mensilità di aprile, dal giorno 27 al 30 aprile per la mensilità di maggio e dal giorno 26 al 30 maggio per la mensilità di giugno. In una nota successiva, Poste italiane ha reso noto il calendario dei pagamenti: «Le pensioni del mese di aprile verranno accreditate il 26 marzo per i titolari di un libretto di risparmio, di un Conto BancoPosta o di una Postepay Evolution. I titolari di carta Postamat, Carta Libretto o di Postepay Evolution potranno prelevare i contanti da oltre 7.000 Atm Postamat, senza bisogno di recarsi allo sportello», ha spiegato il gruppo. Coloro che invece non possono evitare di ritirare la pensione in contanti recandosi personalmente all'ufficio postale, dovranno presentarsi agli sportelli rispettando questa turnazione alfabetica: i cognomi dalla A alla B giovedì 26 marzo; dalla C alla D venerdì 27 marzo; dalla E alla K la mattina di sabato 28 marzo; dalla L alla O lunedì 30 marzo; dalla P alla R martedì 31 marzo; dalla S alla Z mercoledì 1 aprile. Sono circa 850.000 gli anziani interessati dalle nuove disposizioni, definite positive dallo Spi-Cgil (il sindacato dei pensionati), che chiede però la messa in onda di spot televisivi che rendano noti il nuovo calendario e lo scaglionamento. Proprio martedì scorso i sindacati avevano chiesto la chiusura degli uffici postali dopo che due dipendenti nel Bergamasco sono morti a causa del Covid 19, come ha dichiarato Marisa Adobati, della segreteria della Slc-Cgil di Bergamo: «Il primo è morto venerdì scorso e il secondo è scomparso lunedì. Entrambi avevano lavorato fino a pochi giorni fa, uno in un centro di recapito e l'altro in un ufficio postale. Ora basta, è ora di chiudere gli uffici postali!». Dopo entrambi i decessi, i due luoghi di lavoro sono stati sottoposti a sanificazione, ma le misure adottate non sembrerebbero tutelare sufficientemente i dipendenti, come spiega ancora la Adobati: «Parlare di dotazioni sanitarie diventa imprescindibile, ma la loro distribuzione rimane comunque scarsa negli uffici. Si sta alimentando tra i lavoratori un profondo disagio, una pericolosa mistura di paura e rabbia, che sta dilagando e che mai vorremmo diventasse una protesta diffusa che non potremmo a quel punto più arginare. Protesta, seppur legittima, che però rischia di appesantire una già drammatica situazione». All'appello si era unito nei giorni scorsi anche la Uil Poste di Bergamo con un duro comunicato: «Gli uffici postali andavano chiusi prima, ora è tardi e tanti colleghi si sono ammalati, due sono morti nel giro di tre giorni. Abbiamo paura per noi e per le persone che potremmo contagiare a nostra insaputa. I dipendenti che stanno al banco non sono nemmeno protetti dal vetro perché gli uffici sono stati rimodernati e prevedono tutti il contatto con il pubblico. Mascherine, guanti e protezioni varie spesso mancano o non sono comunque sufficienti ad impedire il contagio, come dimostrano i due recenti decessi».