2025-03-01
Peggiora la salute di papa Francesco: «Crisi di broncospasmo e vomito»
Dopo una mattinata tranquilla, le condizioni del Pontefice si sono rapidamente aggravate: è stato necessario ricorrere a ventilazione meccanica non invasiva. L’esperto: «Ossigeno, cortisone, sforzi: uscirne sarà lunga».Tornano a destare molta preoccupazione le condizioni di papa Francesco. «Il Papa nel primo pomeriggio di oggi, dopo una mattinata trascorsa alternando la fisioterapia respiratoria alla preghiera in cappella, ha presentato una crisi isolata di broncospasmo che ha, tuttavia, determinato un episodio di vomito con inalazione e repentino peggioramento del quadro respiratorio», ha comunicato ieri sera la Santa Sede nell’ormai consueto bollettino. «Il Papa», hanno fatto sapere ancora dal Vaticano, «è stato prontamente broncoaspirato e ha iniziato la ventilazione meccanica non invasiva, con una buona risposta sugli scambi gassosi. Il Papa è sempre rimasto vigile e orientato, collaborando alle manovre terapeutiche. La prognosi permane pertanto ancora riservata. In mattinata ha ricevuto l’Eucarestia». Fonti vaticane hanno, poi, precisato che il Santo Padre non è intubato ma ha una maschera che lo aiuta nella respirazione. Per valutare la crisi di ieri pomeriggio, secondo i medici, serviranno dalle 24 alle 48 ore.«L’obiettivo è di continuare a pregare per la salute del Santo Padre: non sta parlando ma tornerà presto a farlo», si è lasciato andare, in un moto di speranza, Nunzio Corrao, cappellano del Policlinico Gemelli. Ovviamente tutti gli appuntamenti legati al suo magistero sono saltati, compreso anche il rito del mercoledì delle Ceneri del prossimo 5 marzo.«La funzione respiratoria si è aggravata per l’ingestione di materiale proveniente dallo stomaco in seguito al vomito», spiega Francesco Fedele, professore emerito di cardiologia alla Sapienza ed esperto di riabilitazione cardio-respiratoria. «In una situazione di polmonite bilaterale come quella del Santo Padre, che speriamo in risoluzione, gli scambi gassosi, naturalmente sono compromessi», continua. In questa situazione, «la diminuzione dell’ossigeno nel sangue» va ripristinata perché «può comportare un danno non soltanto ai polmoni, ma a tutti gli organi che sono sottoposti, oltre alla poca ossigenazione, anche all’effetto infiammatorio. La cosa fondamentale è, quindi, ristabilire la quota ideale di ossigeno nel sangue - la cosiddetta saturazione - che deve superare il 95%». L’ossigeno terapia, che ha lo scopo di erogare aria arricchita di questo gas e sopperire alla funzionalità respiratoria compromessa, può essere erogata in modi diversi.«Quando il paziente respira autonomamente, posso usare cannule o ventimask. Quando si ricorre agli alti flussi», illustra il professore, «aiuto il paziente erogando ossigeno sia umidificato che riscaldato». Una cosa diversa è «la ventilazione assistita che può essere di due tipi: non invasiva», come quella a cui è stato sottoposto il Pontefice da ieri, «o invasiva, che si eroga sedando e intubando il paziente: non è quindi più il paziente a comandare la respirazione, ma il respiratore». L’ossigeno-terapia è un aiuto per ridurre il rischio di sepsi, «il processo infiammatorio», chiarisce Fedele, «che va a danneggiare non soltanto il polmone ma anche gli altri organi, come il cuore, i reni, il midollo osseo. Tant’è vero che il Santo Padre, a un certo punto ha avuto anche gli indici di funzione renale compromessi e ha avuto anche la cosiddetta piastrinopenia, cioè la diminuzione delle piastrine del sangue, a dimostrazione che c’era una sofferenza nel midollo osseo, che produce le piastrine, come i rossi, come i bianchi, e del rene».Certo, «la situazione è complessa», sottolinea l’esperto, «perché, naturalmente, bisogna gestire una serie di equilibri per curare il Santo Padre, dosando adeguate di antibiotici per debellare gli agenti patogeni, che probabilmente sono più di uno, e non danneggiare il rene e il fegato. L’antibiotico, a dosaggi pieni, può anche avere un’influenza negativa su questi organi». Sulla ripresa del «Santo Padre, quale soggetto fragile», Fedele prevede tempi lunghi. «Dall’ultima tac, sembrerebbe che il processo stia andando in risoluzione, ma per altri 15 giorni sicuramente dovrà rinunciare ai suoi impegni. In tutto questo c’è anche il trattamento con cortisonici, per migliorare l’infiammazione e, soprattutto, per contrastare quella crisi asmatiforme che ha avuto, qualche giorno fa. Probabilmente farà anche dei cicli di aerosoloterapia, sempre con cortisonici e fluidificanti, per aiutare a liberare i bronchi e le vie respiratorie».Tempi e modalità delle dimissioni, per l’esperto, «dipendono da come si risolve il processo». Ricordando quanto già noto della cartella clinica del Pontefice, «un pochino compromessa» dalla lobectomia. Avendo un polmone e mezzo, potrebbe aver bisogno anche di un supporto d’ossigeno, non è detto 24 ore su 24, ma magari durante la notte. Man mano che il Santo Padre guarisce, sicuramente il supporto di aiuto respiratorio sarà diminuito fino a essere sospeso. Bisogna vedere quello che succede nella fase di svezzamento» dall’ossigeno, rimarca Fedele, «ma, soprattutto, vedere che cosa succede quando si muove: una saturazione normale a riposo potrebbe variare con il movimento» e papa Francesco «non è un anziano normale che può stare a casa, a letto, tranquillo in giardino. Sembra che il cuore del Pontefice sia ben resistente e sano, anche questo è importante».
Marta Cartabia (Imagoeconomica)
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