2025-07-15
Pd nel caos per le Regionali: Giani resta candidato, De Luca snobba Elly per Conte
Vincenzo De Luca (Imagoeconomica)
Il presidente della Toscana, che Schlein voleva sostituire: «Passo indietro? Macché» Lo sceriffo, intanto, va a cena con Giuseppi per trovare l’intesa sulla sua successione.Nel magico mondo del Pd di Elly Schlein capita che nel giro di poche ore una partita difficile diventi (quasi) facile e una facile si complichi improvvisamente. Parliamo di elezioni regionali e in particolare di Campania e Toscana, roccaforti del centrosinistra, che in queste ore, per diversi motivi, si sono scambiate i ruoli. La Campania, che sembrava una trappola mortale per il centrosinistra, con Vincenzo De Luca pronto a scendere in campo con un proprio candidato a presidente e una coalizione autonoma dagli schieramenti, sembra sulla via di una soluzione. De Luca non voleva un candidato a presidente del M5s, ma dopo una cena a Roma con Giuseppe Conte è arrivata la schiarita: «Il presidente Conte», ha detto ieri mattina De Luca, «ha avuto una posizione estremamente corretta. Siccome c’era gente che si stava scalmanando ha detto una cosa ovvia, ma non scontata, e cioè prima di fare chiacchiere al vento cominciamo a discutere di un programma, delle cose da fare, tenendo conto che il punto di partenza essenziale è il lavoro fatto in questi anni dalla Regione Campania. Va dato atto a Conte di aver assunto una posizione di grande correttezza. Poi ovviamente ci si confronterà nell’ambito di una coalizione per verificare tutti i nomi che sono in discussione sul tavolo, le esperienze, chi è in grado di governare. Il problema non è la campagna elettorale, per il lavoro che abbiamo fatto questo non è un problema. Il problema è chi governa poi la Regione Campania. Ci sono molti», ha aggiunto De Luca, «che a Roma non hanno capito che cos’è la Regione Campania, che è la trincea più impegnativa e difficile». Lo «scalmanante», tradotto dal deluchiano, è l’ex presidente della Camera Roberto Fico, candidato numero uno del M5s alla guida della Campania, con solide sponde sia nel Pd (è il preferito di Elly Schlein e del suo cerchietto tragico) che a Napoli (il sindaco Gaetano Manfredi, pioniere del campo largo, se lo porta in giro in ogni occasione). Il gelo tra De Luca e Manfredi ha come conseguenza che il presidente uscente vorrebbe un altro pentastellato per la sua successione: Mariolina Castellone o Sergio Costa sono i papabili. Gli osservatori più attenti delle dinamiche politiche notano che De Luca per superare lo stallo si è rivolto a Conte e non a Elly Schlein, che pure sarebbe la segretaria del suo partito. In ogni caso, De Luca si tiene stretta la nutrita schiera di consiglieri regionali uscenti a lui fedeli: sono ben 23, che si riuniranno domani nell’aula Siani del Consiglio regionale per un dibattito sulle «Prospettive fra aree interne e area metropolitana». Il paradosso è che Fico più che del M5s sta diventando il candidato di Elly Schlein, e c’è pure chi maligna che la segretaria abbia preso un impegno diretto con l’ex pargolo politico di Beppe Grillo: se fosse vero, sarebbe una sgrammaticatura non di poco conto. In conclusione, bisognerà vedere se Elly e Giuseppi vogliono correre il rischio di regalare la Campania al centrodestra pur di umiliare De Luca, o se preferiscono conservarne il governo coinvolgendo lo «sceriffo» nella scelta del suo (probabile) successore e garantendo una continuità amministrativa, il che vuol dire, a quanto apprende La Verità, un vicepresidente Pd non sgradito a De Luca (Mario Casillo), un assessore alla Sanità indicato da De Luca (Fulvio Bonavitacola) e altre garanzie. I più ottimisti ritengono che in questo caso De Luca potrebbe digerire pure (con un po’ di sforzo) lo stesso Fico. Da Napoli a Firenze, la situazione si complica: i fedelissimi di Elly Schlein si oppongono alla ricandidatura dell’uscente Eugenio Giani, che il M5s non vuole sostenere «poiché», ci spiega una autorevole fonte pentastellata di Roma, «i nostri in questi cinque anni sono stati all’opposizione e noi siamo un partito che i territori li ascolta». Giani ha fatto innervosire la Schlein annunciando la propria ricandidatura, e tra l’altro lo statuto del Pd prevede che per bocciare un presidente di Regione uscente ci vogliono le primarie o il 60% dei «no» della direzione regionale. Ieri pomeriggio un lungo colloquio a Roma tra Giani e la Schlein sembra aver stemperato i toni: «Un incontro proficuo», ha detto Giani al termine del vertice, «segnato da una piena condivisione del quadro politico con la segretaria Elly Schlein, i membri della segreteria nazionale Igor Taruffi e Marco Furfaro, e il segretario regionale Emiliano Fossi, con i quali ho lavorato in stretta sinergia negli ultimi mesi. Affido alla segretaria nazionale e al segretario regionale la guida del percorso politico che ci porterà a presentare alla Toscana un progetto all’altezza della sua storia e del suo futuro. Da parte mia, ne rispetterò le decisioni e la conclusione, offrendo la mia massima collaborazione». E alla domanda dei giornalisti al governatore su un suo possibile passo indietro ha risposto: «Macchè». «L’incontro con il presidente Giani», sottolinea il responsabile organizzazione del Pd Taruffi, «è stato importante per fare un punto approfondito sui più importanti dossier che riguardano la Toscana: dalla sanità, al turismo ai trasporti fino all’impatto sull’economia dei dazi imposti da Trump. In un clima positivo, in cui abbiamo condiviso con il presidente lo stato della discussione con le altre forze politiche sulle alleanze per le regionali, è emersa la piena fiducia sull’operato del partito regionale e sul percorso già in campo per costruire le proposte e l’alleanza migliore per assicurare alla Toscana il governo per i prossimi anni, con l’impegno a lavorare insieme per l’obiettivo comune di allargare le alleanze e vincere». Par di capire che toccherà a Giani convincere il M5s toscano a sostenerlo.
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