2024-05-18
«Il Pd mi ha cacciata e non mi versa il Tfr»
Elly Schlein (Imagoeconomica)
La storia di Jlenia Sardano, vedova e con una figlia, licenziata dalla federazione provinciale: i dem le devono ancora 12.000 euro. «Ho scritto alla Schlein e a Boccia, ma nulla. Il partito che prometteva di difendere i lavoratori è diventato il mostro da combattere».«Il governo dimostra di non aver nessun rispetto per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici». Piuttosto che una marcia su Palazzo Chigi, suggeriamo però a Elly Schlein un’illuminante gita a Cosenza, storico feudo rosso. Arrivata nel capoluogo calabrese, il segretario dei democratici potrà così investigare sull’increscioso caso di Jlenia Sardano: licenziata dalla federazione provinciale del Pd, che le nega il Tfr nonostante sentenza favorevole. Un’atroce ingiustizia che l’implacabile Elly dovrebbe pure conoscere bene. «Le ho scritto due volte» racconta Jlenia. «Quando la vedo in televisione, resto sempre basita. Non avrei mai immaginato: il partito dei lavoratori che lascia sola una madre, con una bambina piccola. Aspetto quei soldi da due anni. Come si possono ignorare i diritti di una persona che ha persino dedicato la vita al Pd?». Quindici anni, riassume Jlenia. Prima «in nero», rivela. E poi assunta a tempo indeterminato come segretaria amministrativa: da marzo 2015 a dicembre 2022. L’ultimo giorno di quell’anno la federazione cosentina le invia una lettera di licenziamento. Oggetto: «Risoluzione del rapporto di lavoro per riduzione di personale». Ovvero lei: l’unica dipendente. Non ci sono più soldi in cassa, le dicono. Così, l’ex impiegata del Pd si ritrova disoccupata. Tra buonuscita e stipendi arretrati, le spettano ancora oltre 14.000 euro. Jlenia, nell’attesa, si deve accontentare dei 699 euro al mese di Naspi, ora ridotti a 597. Tocca a lei mantenere, da sola, anche la figlia di sette anni. Era sposata con Mario Bafaro, militante storico di sinistra e collaboratore del partito in regione, morto nel 2017. Una vedova di 44 anni. Con una bambina a carico. Fa niente. Il Pd non paga. Sardano chiede così aiuto alla Cgil, che le mette a disposizione un avvocato: Marco Oliverio, già dirigente dem ed ex sindaco di Pedace. Il 30 marzo 2023 il legale ottiene un’ingiunzione: il Tribunale del lavoro di Cosenza ordina al partito di pagare a Sardano circa 12.000 euro, visto che nel frattempo ne ha ricevuti poco più di 2.500, «entro 40 giorni dalla notificazione del presente decreto». E qui, cara Elly, viene il peggio. Il suo partito, quello che si sgola per gli ultimi e gli oppressi, fa opposizione per un cavillo: il supposto calcolo errato delle ferie residue. A quel punto, sempre più incredula, Jlenia manda una lettera alla segretaria, appena eletta, supplicandola «di intervenire in prima persona per sistemare quanto prima questa incresciosa situazione». La donna scrive: «In occasione del primo maggio, nelle sue dichiarazioni sulla stampa, ho letto tanta voglia di difendere i lavoratori e lottare contro il precariato. Tante belle parole che però poi si scontrano con la realtà dei fatti». Alla Schlein, tra l’altro, Sardano ricorda i suoi rapporti con Francesco Boccia, che addirittura in passato le «avrebbe garantito una meritata promozione». Già. Perché l’attuale capogruppo a Palazzo Madama del Pd nel 2021 diventa anche commissario del partito a Cosenza. Lavora quindi con l’unica dipendente della federazione: Jlenia Sardano, appunto. Difatti, il 29 marzo 2023 lei decide di contattarlo. «Gli scrissi che ero “a spasso da dicembre” e avevo dovuto fare causa perché non mi pagavano nemmeno la liquidazione». E lui? Jlenia legge l’sms di risposta inviato da Boccia due settimane dopo, l’11 aprile 2023: «Sono arrabbiato con i nostri. Sono all’estero per qualche giorno. Al rientro li richiamo e ribadisco tutta la mia indignazione». Il senatore, dunque, sarebbe stato a conoscenza della controversia. Nonostante la sua rassicurazione, nulla però si muove. «Ne ho parlato con parlamentari, consiglieri, dirigenti. Dicono che ho ragione, ma nessuno poi fa niente», si dispera lei. «Tra poco finisce la Naspi. Come vivo senza i soldi che mi devono?». Eppure, il 2 febbraio 2024 il Tribunale di Cosenza respinge perfino il ricorso del Pd e condanna nuovamente il partito a pagare 12.000 euro all’impiegata che ha cacciato. Sono passati più di tre mesi. «Siamo stati costretti persino al pignoramento della tesoreria presso terzi» spiega l’avvocato Oliverio. «L’ho notificato a tutti: gruppo regionale, Camera, Senato, Nazareno. Devono farsene carico, anche per una questione umana. Diciamo di voler tutelare chi ha un lavoro. Poi lasciamo per strada una dei nostri, non paghiamo quanto le spetta e facciamo perfino opposizione». Come ha scritto Jlenia, vedova disoccupata, a Elly, parolaia rossa: «Quel partito che dovrebbe difendere i lavoratori, nel mio caso è diventato il mostro che diceva di voler combattere».
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