2023-03-16
Dopo l’Ue, il Pd: attacco alla casa
Elly Schlein (Getty Images)
Elly Schlein rilancia un pallino del suo partito: espropriare le abitazioni private non affittate e consegnarle a chi non riesce a ottenere alloggi popolari. E il prefetto di Ferrara vuole fare lo stesso per ospitare gli extracomunitari. È la solita tassa dei «buoni» statalisti.Per ora è un appello, ma in futuro potrebbe essere un obbligo. A lanciarlo è stato il prefetto di Ferrara, Rinaldo Argentieri, che dopo aver fatto il conto di quanti migranti dovrà smistare si è rivolto a chi possiede un appartamento sfitto affinché lo metta a disposizione per l’accoglienza. Il funzionario statale ha precisato che i locali non sarebbero offerti pro bono, ma i proprietari riceverebbero un compenso, tuttavia ciò che colpisce è la motivazione per cui l’uomo che rappresenta il ministero dell’Interno si è rivolto direttamente ai cittadini: il sistema dell’accoglienza è abbastanza vicino al collasso per mancanza di nuovi spazi da destinare ai richiedenti asilo. In Emilia negli ultimi tempi sono giunte circa 1.500 persone tra uomini, donne e bambini e considerando gli ulteriori arrivi previsti nelle prossime settimane, la saturazione dei centri di accoglienza è prevedibile. Dunque, urge trovare una soluzione, che per il momento punta a un’intesa su base volontaria e a fronte di una corresponsione da parte dello Stato di una certa somma, ma presto potrebbe prevedere altre formule, magari meno spontanee e remunerate. Nella scorsa legislatura una deputata del Pd, Lucia Ciampi, propose un esproprio delle abitazioni sfitte con la scusa del grave «deperimento degli elementi strutturali» e della «mancata utilizzazione dell’immobile per almeno 10 anni». L’emendamento, da inserire nel Milleproroghe, garantiva ai proprietari sei mesi di tempo per evitare la spoliazione del bene. Decorso tale termine, «qualora il proprietario o i proprietari dell’immobile siano irreperibili o dichiarino di non essere in grado di recuperarlo, questo sarebbe stato acquisito senza indugio al patrimonio comunale». Difficile non immaginare la destinazione di un bene sottratto ai legittimi titolari con un colpo di mano. L’abitazione non sfruttata e non affittata avrebbe tranquillamente potuto essere messa disposizione del cosiddetto «sistema dell’accoglienza», dunque usata dal Comune oppure destinata a una delle tante cooperative sociali che poi, senza mezzi e senza esperienza ma con tanta spregiudicatezza quando si tratta i soldi pubblici (vedi il caso Soumahoro) si occupano di ospitare i migranti. Grazie al cielo la scorsa legislatura è finita in anticipo e l’emendamento presentato dall’onorevole Ciampi è decaduto, ma seppur sventato il pericolo il concetto di base di gran parte della sinistra è quello espresso dall’ex deputato ed ex sindaco di Calcinaia. Del resto, basta leggere il programma con cui Elly Schlein ha vinto le primarie per capire che sempre lì si va a finire. Sotto il titolo «Diritto alla casa», la nuova segretaria del Pd si prefigge di rafforzare gli aiuti per chi è più in difficoltà a pagare l’affitto (cioè a gran parte delle famiglie immigrate, le quali dopo aver ottenuto la casa pubblica scoprono di non essere in grado di pagare la pigione, gravando sulle casse comunali: Milano da questo punto di vista ha un primato). Non solo, per rispondere all’emergenza abitativa Schlein non vede altra soluzione se non requisire le case sfitte. L’esproprio è mascherato dalla solita fuffa, ovvero da parole generiche, ma l’obiettivo resta quello. «Servono politiche innovative e coraggiose di intermediazione pubblica», scrive la neo segretaria, «per recuperare al mercato degli affitti medi e lunghi una parte del patrimonio privato sfitto». È chiaro che cosa si nasconda dietro la formula da comitato centrale delle «politiche innovative e coraggiose». Bisogna calare una misura dall’alto che requisisca le case dei privati per metterle a disposizione del pubblico, che poi le destinerà a chi non ha un tetto, ovvero a una folla che è composta in gran parte da extracomunitari. Non c’è da stupirsi, la misura statalista fa il paio con quella che vorrebbe imporre una patrimoniale sulle successioni e sulle donazioni, con l’obiettivo di tassare i morti. Provvedimenti che Schlein e compagni motivano con l’intenzione di «ridurre le diseguaglianze, che significa anche contrastare ogni forma di discriminazione». Insomma, per non essere accusati di razzismo, gli italiani dovrebbero accettare di essere privati di una loro proprietà, sorridendo all’idea che tutto ciò servirà a eliminare le diseguaglianze. In realtà si tratta del rovescio della medaglia del buonismo dispensato da Schlein. L’accoglienza dei migranti non è gratuita, la pagano i contribuenti e quando le tasse non bastano spunta la stangata. Che sia la tassa di scopo o l’esproprio, il conto è sempre a carico della minoranza che ha un reddito (non di cittadinanza) o una proprietà.