2024-03-02
Dietro la campagna anti manganelli c’è la paura che il Colle perda potere
La polemica sui disordini in piazza è un cavallo di Troia per il vero fine di Pd e compagnia: scongiurare premierato e autonomia. Riforme che indebolirebbero il Quirinale e il ruolo della sinistra nei palazzi.Ci risiamo. A far paura non sono i manganelli, ma i mattarelli. Passateci il gioco di parole, ma è sempre più chiaro che la sinistra si sta sbracciando in tutti modi per evitare che passino due fondamentali riforme. Quella del premierato e quella della autonomia differenziata. Due schemi che in un sol colpo potrebbero togliere potere al Quirinale e ai gangli della politica che da decenni gestiscono la messa a terra delle decisioni e degli investimenti dal centro di Roma fino ai capoluoghi di Regione. Nel primo caso c’è la possibilità reale di rimettere in discussione gli equilibri della Repubblica e di stabilizzare le attività dei governi, renderli più forti di fronte all’Europa e quindi, di conseguenza, depotenziare il ruolo del Colle. Il quale di punto in bianco non sarebbe più il garante dell’Italia presso le cancellerie europee o il garante dell’Europa rispetto alle attività di Roma. Allo stesso tempo la riforma Calderoli con un nuovo peso della finanza differenziata sarebbe in grado di scardinare il ruolo dei governatori, dei politici locali e della struttura che per anni ha sostenuto i gangli della sinistra. Il governatore della Lombardia, tra spread dedicato ed emissioni di titoli, conterebbe quanto un vice ministro. Per questo Giorgia Meloni fa paura. Chi trama contro questo governo non lo fa per ruoli di potere immediato, nomine nelle partecipate o seggi. In ballo c’è molto di più. Innanzitutto, la corsa alla Consulta, che ha il potere e anche la forza di rallentare o bloccare le riforme. I giudici saranno da nominare entro l’anno. Così si fanno i nomi di Anna Finocchiaro, uscita dalla politica attiva giusto in tempo per potersi fare nominare. Ma anche di Franco Bassanini che ormai collabora ben poco con l’ex ministro Roberto Gualtieri. Senza contare che uno dei nomi forti per il ruolo potrebbe essere quello di Luciano Violante che guida il potente plotone definito tempo fa, da Il Foglio, i «comunisti per Meloni». A sorvegliare la partita c’è Giuliano Amato, che ogni 15 giorni pubblica su La Repubblica una doppia pagina di intervista. Citiamo il quotidiano di Gedi perché, seguendo la loro rassegna stampa, si comprendono molte cose. Prima il caos attorno alla strage di Ustica, poi il caso Cospito e le assurde accuse di violazione di segreto, quando dalle carte la vera notizia era il pellegrinaggio della sinistra al capezzale dell’anarchico. Non dimentichiamo le continue polemiche sul fascismo dietro l’angolo. Esempio? Ricordate la polemica sul «divieto di scioperare»? Quando il governo non autorizzò gli scioperi della Cgil perché non rispettavano le regole dell’astensione generale, Pd e i giornali di opposizione definirono nemmeno troppo velatamente i tecnici chiamati a vigilare su chi incrociava le braccia manganellatori per conto del premier. Accusa che sottintende nomine di parte, mirate esclusivamente a bastonare i sindacati. Peccato che dalle parti del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari si si sia omesso qualche dettaglio non proprio irrilevante. La Commissione di vigilanza in questione è tra le più longeve tra quelle in attività. Nasce all’inizio degli anni Novanta e ogni sei anni viene nominata dall’Aula. I nomi sono scelti tramite i capigruppo di maggioranza e i due presidenti di Senato e Camera, cui tocca fare la sintesi. I cinque commissari, compreso il presidente, non possono però insediarsi senza l’ok del presidente della Repubblica a cui spetta l’onere della parola finale (dopo aver vagliato i curriculum) e l’onore della firma del decreto. Caso montato sul nulla. Certo. Risultato? Nessun mea culpa. Al contrario, si è sentita subito la necessità di costruire altri casus belli. E l’occasione è arrivata grazie alla tensione internazionale. Alla guerra scoppiata a Gaza dopo la strage di ebrei nei kibbutz datata 7 ottobre. Le evidenze d’indagine, i report dell’intelligence spiegano come sia in atto una pericolosa fusione tra elementi anarco-insurrezionalisti, centri sociali e filo palestinesi pro Hamas. Nella relazione appena resa pubblica dal Dis, Dipartimento per l’informazione e la sicurezza, si legge chiaramente che gli anarchici si muovono in sincrono con il variegato mondo antagonista con l’obiettivo di ampliare il fronte del dissenso cavalcando le teorie anti militariste, ambientaliste e anti sioniste. Di fronte a tale alert tutte le forze politiche, comprese quelle di opposizione, dovrebbero fare cerchio. Il rischio è che la tensione salga. Il G7 è in arrivo e le occasioni per scendere in piazza da qui a giugno, mese del summit, saranno quasi settimanali. Tutta la politica dovrebbe partecipare alla sicurezza nazionale e alla stabilità del Paese. Invece la sinistra, che ha preso al balzo la nota irrituale del Colle sulle manganellate ai giovani studenti, soffia sul fuoco e l’obiettivo è sempre lo stesso. Mettere in difficoltà il governo ed evitare che possa portare a termine la riforma del premierato e quella dell’autonomia differenziata. Quindi nessuno teme veramente le manganellate (tra l’altro la statistica degli ultimi 10 anni dimostra esattamente il contrario). Quel che teme la sinistra è di non contare più nei palazzi, l’unico luogo dove ancora sa muoversi. Perché in quanto alle urne, le persone disposte a mettere uno croce a loro favore sono sempre meno.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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