2024-10-02
Patto Meloni-Blackrock: ciao verde.Si va su nucleare e infrastrutture
Larry Fink (Getty images)
Al centro dell’incontro riservato fra Giorgia Meloni e il capo del fondo Usa, l’addio al verde e la possibilità di investire in infrastrutture e mini centrali nucleari. Larry Fink sul caso Unicredit-Commerzbank: «Sono un grande sostenitore della unione degli istituti di credito».Ue. Nel primo caso e siamo nel 2018 il colosso Usa partecipò agli stress test di 39 istituzioni bancarie. La scelta fece scalpore. Ci furono interrogazioni parlamentari (anche della Lega) e un intervento di Andrea Enria per giustificare le consulenze. Nel 2020 Blackrock fu chiamata a dire la sua sui temi Esg e sulla regolamentazione dei tre pilastri green. Quattro anni fa si mosse anche l’Ombudsman europeo per verificare potenziali conflitti d’interessi. La risposta fu nulla. Nel frattempo Blackrock ha consolidato le sue posizioni. Non meraviglia insomma che ieri il numero uno del colosso, Larry Fink, abbia esternato sul caso Unicredit-Commerzbank. Il fondo detiene infatti partecipazioni rilevanti sia nell’istituto guidato da Andrea Orcel sia nella banca tedesca. «Sono un grande sostenitore di una unione tra banche e mercato dei capitali», ha sottolineato senza entrare nei dettagli dell’operazione. D’altronde non ve ne era bisogno. È chiaro che Blackrock ha tutto l’interesse a spingere per il consolidamento degli sportelli Ue. Nel caso specifico, se l’operazione non andasse in porto il beneficio sarebbe nel trading azionario. Se andasse in porto il beneficio sarebbe di medio termine con una nuova ondata di dividendi. Insomma, una chiara operazione finanziaria. Sono almeno dieci anni che Blackrock investe nelle banche europee e ora preme per raccogliere i frutti. Così non è difficile immaginare che durante l’incontro riservato che si è tenuto a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni e lo stesso Fink si sia parlato di banche e magari proprio dell’operazione a cavallo tra Italia e Germania. Ma il nocciolo dell’incontro proietta il business del mega fondo verso tutt’altra direzione. Quella delle infrastrutture e dell’energia. Lo si capisce non solo dal comunicato diffuso al termine dell’incontro ma anche dalle mosse di Blackrock negli ultimi 12 mesi. Nel 2023, Fink ha avuto modo in più occasioni di criticare la postura europea verso i fondi Esg e il business della transizione green, salvo poi avviare una sterzata verso il settore molto più concreto delle infrastrutture. Così ha iniziato negli Stati Uniti e poi ha acquisito il fondo Gip per 12,5 miliardi di dollari. Lo stesso fondo che d’accordo con il governo farà investimenti nel settore lungo la Penisola «Vediamo che ci sono troppo pochi capitali nelle infrastrutture. Ma è da qui che si genera la crescita economica», ha spiegato ancora Fink. Dalle cronache dei giornali si è parlato di data center. Tanto che prima di Palazzo Chigi il numero uno del colosso Usa avrebbe incontrato l’ad di Enel, Flavio Cattaneo, per testare l’interesse dell’azienda. Enel, di cui tra l’altro Blackrock è socia al 5%, ha siti in 28 Paesi. Il grosso in Italia e alcuni potrebbero essere dismessi per far nascere data center per la futura Intelligenza artificiale. Tutta da vedere e capire anche perché non basta costruire le strutture, bisogna alimentarle. Non è escluso quindi che l’interesse di Blackrock finisca su un altro genere di infrastrutture, quelle nucleari. A quanto risulta alla Verità l’azienda di Stato che punterebbe ad entrare nel business degli Smr (small modular reactor) si chiama Leonardo. Un’idea di Roberto Cingolani che - aggiungiamo noi con saggezza - avrebbe compreso che al Paese serve uno scatto in avanti verso la sovranità energetica. Un modo per alimentare i distretti industriali. Per chi crede nelle opportunità dell’atomo sarebbe una ottima notizia e sarebbe un segnale di importante revisione del modello energetico. Sarebbe anche il caso di smettere di incensare la crescita delle rinnovabili, soprattutto se ciò significa l’aumento delle quote di import dall’estero. Al di là, però, del tema complessivo sull’energia, è chiaro che servono investitori per mettere a terra le infrastrutture che a loro volta devono alimentare le infrastrutture digitali o tradizionali. Dunque, forse è solo una coincidenza o forse no, ma vale la pena ricordare che poco più di una settimana fa il governo ha dato l’autorizzazione proprio a Blackrock per acquisire il 3% della ex Finmeccanica. Insomma, potrebbe esserci un filo chiaro e netto. Nel frattempo il governo ha deciso di istituire una cabina di regia (termine che piace molto alla politica) per stilare una sorta di lista di progetti. In Italia e non solo. Meloni e Fink avrebbero inoltre discusso di «ulteriori strumenti finanziari multilaterali nell’ambito della finanza per la transizione» e della priorità assegnata allo sviluppo di un nuovo partenariato paritario con l’Africa (vedasi piano Mattei), continente lungo il quale il capo di Blackrock farà un tour di investimenti. Infine, conclude una nota di Palazzo Chigi, nel corso della riunione è stato affrontato anche il tema della ricostruzione dell’Ucraina, in vista della conferenza che si terrà in Italia nel 2025. E qui è tutt’altra questione.
Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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