2021-02-12
Pasticcio fasce in Puglia, ma il Pd ora sta zitto
Michele Emiliano (Donato Fasano/Getty Images)
La regione di Michele Emiliano è diventata gialla con una settimana di ritardo a causa di errori di comunicazione dei dati. La stessa accusa mossa dai dem alla Lombardia, e ammessa dall'assessore Pierluigi Lopalco. Che però attacca, pure lui, il criterio dei 21 parametri per l'Rt. Il governatore dem Michele Emiliano ha sbagliato i dati sui posti di terapia intensiva, così la Puglia è rimasta per giorni zona arancione (fino a ieri, con il passaggio in gialla), però il Pd non fiata. Un silenzio pesante, mentre gli operatori del settore ristorazione e i commercianti manifestavano contro il governo per poter tornare a lavorare. «Si è trattato di chiarire un tecnicismo», ha provato a spiegare su Repubblica l'assessore regionale alla Sanità della Puglia, Pierluigi Lopalco, per giustificare il ritardo a tornare con regole meno restrittive. «Eravamo sicuri di avere una classificazione di rischio “moderato", che insieme con un Rt inferiore a 1 ci avrebbe permesso di andare in fascia gialla», dichiara il professore, dopo aver riconosciuto che il sistema dei 21 indicatori «lascia margini di valutazione». L'ennesima conferma che il modello per monitorare le regioni non convince. Non è chiaro come lavori l'algoritmo che il ministero della Salute ha messo all'opera per decretare le colorazioni gialle, arancioni o rosse. Però quando era la Lombardia a lottare contro il declassamento «rosso» con danni economici enormi, pur avendo sempre comunicato dati precisi e puntuali, tutti sono stati veloci ad attribuire al suo governatore, Attilio Fontana, l'errore nel calcolo dell'Rt. Da Palazzo Lombardia fanno sapere che le contestazioni, anche affidate al Tar, «hanno consentito di far rilevare un'anomalia nei risultati prodotti dall'algoritmo utilizzato a Roma per accendere e spegnere il semaforo dei divieti. Non un errore sui dati. È da tempo che, anche in sede di Conferenza delle regioni, chiediamo che il governo utilizzi parametri più aderenti alla reale evoluzione dei contagi per rendere più efficace le attività di contrasto». L'epidemiologo fatto entrare in giunta da Emiliano, assiduo frequentatore dei salotti televisivi al pari di molti suoi colleghi, preferisce prendere le distanze dal modello lombardo: «Non so quale sia stato tecnicamente il problema della Lombardia». Ma non ha dubbi: «Questo sistema dei 21 indicatori è molto farraginoso». Poi ammette un errore clamoroso: «C'erano 100 posti di terapia intensiva mai comunicati perché non attivati, ma che avevamo pronti da gennaio», fa sapere con candore l'eccellenza barese, chiamata a guidare la task force anti Covid in Puglia. Si incarta nelle giustificazioni: «In una situazione di pace un letto attrezzato senza paziente, dunque non occupato, non viene conteggiato. Ma qui siamo in guerra». Per l'esattezza siamo nella seconda, forse terza ondata del coronavirus, quindi l'assessore doveva sapere quanto il tasso di occupazione delle terapie intensive, e delle aree mediche complessive, sia considerato un indicatore utile per la cabina di regia quando deve colorare le regioni. Così il 5 febbraio la Puglia manda al ministero una percentuale di occupazione nelle intensive del 37%, poi ricalcola i posti letto e il numero scende al 28%, sotto la soglia critica, consentendo l'accensione del semaforo giallo. Mentre i dati venivano aggiornati con ritardo, «una manina forse ha svecchiato il data base e, in 24 ore, si sono registrati 2.365 guariti in più, una riduzione drastica dei positivi (1.725 in meno) e un conseguente calo delle persone in isolamento domiciliare (1.691). Cifre che qualche giorno fa hanno visto la Puglia con un numero di positivi superiore alla Lombardia che ha due volte e mezzo la popolazione della nostra Regione», si leggeva due giorni fa su Retegargano.it. Trend che prosegue, facendo «lievitare il numero delle persone “uscite" dal virus a 80.617. Come se i numeri abbiano iniziato a moltiplicarsi come i pani e i pesci, forse a conferma di un'accelerazione dell'aggiornamento dei dati», ironizza il sito web di informazione. La Puglia aveva goduto del colore giallo soltanto prima delle restrizioni natalizie, qualche giorno durante le festività e poco dopo l'Epifania. La scorsa settimana il presidente Emiliano aveva quasi invocato una permanenza in zona arancione, giustificandola con «preminenti esigenze di salute», ma pubblici esercenti, lavoratori penalizzati da quell'indice Rt di 0,84 sommato agli altri parametri che non rassicuravano il ministro Roberto Speranza, ora si sentono presi in giro. «Il problema che sfugge a molti è che la zona gialla non è un premio, così come la zona arancione non è una punizione», prova a disquisire Lopalco, che dopo l'ordinanza firmata dal ministro della Salute si affretta a mostrare interesse per le categorie danneggiate dai dati errati. I ristoratori pugliesi sono «infuriati» perché si sono visti negare il diritto di rimanere aperti a pranzo? Beh, «se questo diritto è negato per incomprensione o farraginosità di metodo o errore, io questo lo devo correggere», dichiara l'epidemiologo «troppo impegnato in televisione», come puntualmente gli rimproverano i sindacati della Triplice. Il presidente Attilio Fontana ha invece detto con chiarezza che sono necessarie azioni di più ampio respiro «per non essere noi a inseguire il virus, ma per fare in modo che la nostra programmazione preceda lo sviluppo del virus stesso. Una serie di interventi che consentano di mantenere in vita le attività economiche e che garantiscano la sanità pubblica», ricordano sempre da Palazzo Lombardia.
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