
Gli azionisti approvano a malincuore (54,1%) i 7,5 milioni per Andrea Orcel. Il cda deciderà il compenso di Pier Carlo Padoan. Bpm taglia.Andrea Orcel è ancora a Cascais in Portogallo, dove risiede, e non si è ancora insediato nel nuovo ufficio al piano più alto del grattacielo di piazza Gae Aulenti a Milano. Ma da ieri è ufficialmente il nuovo amministratore delegato di Unicredit con uno stipendio da favola: 7,5 milioni di euro l'anno, cinque dei quali in bonus azionari. Per il primo anno i 5 milioni della componente variabile sono svincolati dagli obiettivi raggiunti, mentre dal 2022 si applicherà «un mix di remunerazione a lungo e a breve termine basato sulla performance». In totale parliamo di oltre il doppio di quello del predecessore, Jean Pierre Mustier: nel 2016 il banchiere francese entrò con 1,2 milioni l'anno di stipendio fisso - dopo un taglio del 40% - e una parte variabile che nel 2019 fu di 2,4 milioni. Nel 2020 ha poi limato del 25% il fisso e donato il variabile alla Fondazione Unicredit.L'assemblea degli azionisti riunita ieri con il 60,4% del capitale presente, ha detto sì a maggioranza (il 76,31%) alla lista presentata dal cda uscente che candida alla presidenza l'ex ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, e appunto Orcel come ceo. Più di misura, invece, il via libera alla politica in materia di remunerazione 2021, approvata dal 54,1% del capitale presente. Con un delta tra favorevoli e contrari, quindi, del 12%. Lo scorso anno la politica di remunerazione aveva ottenuto il 96% di voti a favore tra i presenti in assemblea, quella adottata dopo l'arrivo di Mustier nel 2016 aveva incassato l'87% dei sì.Che non sarebbe stato un plebiscito lo si era capito dai forti mal di pancia della vigilia, con la raccomandazione avversa alla nuova politica di remunerazione per il cda ricevuta dai proxy advisor (ovvero le società che supportano i fondi e gli investitori istituzionali internazionali nell'analisi e nella gestione del voto). Senza dimenticare che il tema dei compensi ha sempre «acceso» gli investitori istituzionali e i fondi stranieri: nel 2020 ci sono state 12 società quotate sul Ftsemib che hanno fatto registrare tra questi azionisti in assemblea un dissenso superiore al 50% sulle politiche di remunerazione, e in sette casi i voti contrari degli investitori istituzionali hanno superato il 70%. Insomma, poteva andare peggio. Tanto che da Unicredit sottolineano che «questo voto è da considerarsi a favore di una nuova strategia, della lista del cda e del nuovo ceo, in linea con l'obiettivo di rafforzare la performance del gruppo nell'interesse di tutti gli azionisti». Compresi, quindi, i colossi stranieri come Blackrock e Allianz, nonché la Delfin di Leonardo Del Vecchio.Nei giorni scorsi Unicredit aveva replicato al parere negativo dei proxy Iss e Glass Lewis sul compenso di Orcel sottolineando che «la struttura retributiva prevista per il 2021 per il ceo designato è strettamente legata al primo anno del mandato ed è volta a garantire il giusto livello di competitività e attrazione per un dirigente di alto livello».Al momento non è dato sapere quanto percepirà Padoan: il compenso del presidente verrà comunicato nel materiale assembleare del prossimo anno. E l'importo sarà deciso dal cda, nominato ieri. Va comunque ricordato che, a differenza dell'amministratore delegato, il presidente non ha parte variabile ma solo retribuzione fissa. E che la remunerazione del suo predecessore, Cesare Bisoni, era di 881.651 euro. Padoan, cooptato nel board il 13 ottobre 2020, ha finora percepito come amministratore non esecutivo 25.540 euro. Dagli stipendi ora i riflettori si spostano sulla strategia. Chi si aspetta una mossa sul tavolo del risiko bancario, volge lo sguardo verso Siena e il Monte dei Paschi controllato ancora dal Mef. Ma è difficile che Orcel si metta subito al lavoro su eventuali dossier: prima dovrà occuparsi della revisione dell'organigramma, della riorganizzazione commerciale e del nuovo piano industriale, previsto entro la fine dell'anno.Tra l'altro, lo stesso premier Mario Draghi non sembra avere ancora preso in mano la pratica senese: «Queste cose saranno guardate, decise, analizzate dal governo nelle prossime settimane», ha detto durante la conferenza stampa dello scorso 10 aprile. Di certo, il Monte è nel passato sia dell'ad sia del presidente: Orcel ha suggerito a Mps di acquisire Antonveneta per 9 miliardi di euro nel 2007 e Padoan come ministro dell'Economia ne ha gestito il salvataggio dieci anni dopo.Nei mesi scorsi in piazza Affari si è anche scommesso su una possibile fusione tra Unicredit e il Banco Bpm. Che sempre ieri ha riunito l'assemblea dei soci approvando con oltre il 97% dei voti favorevoli la politica in materia di remunerazione. I vertici dell'istituto guidato da Giuseppe Castagna e presieduto dall'ex numero uno di Mps, Massimo Tononi, nel corso del 2020 si sono ridotti del 45% gli incentivi a breve termine, hanno posticipato al 2021 il piano di long term incentive con conseguente contenimento ulteriore dei compensi variabili dell'anno e hanno rinunciato a parte dei compensi per destinarli al contrasto dell'emergenza Covid.
Leonardo
Il fondo è pronto a entrare nella divisione aerostrutture della società della difesa. Possibile accordo già dopo l’incontro di settimana prossima tra Meloni e Bin Salman.
La data da segnare con il circoletto rosso nell’agenda finanziaria è quella del 3 dicembre. Quando il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, parteciperà al quarantaseiesimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), su espressa richiesta del re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Una presenza assolutamente non scontata, perché nella Penisola araba sono solitamente parchi con gli inviti. Negli anni hanno fatto qualche eccezione per l’ex premier britannica Theresa May, l’ex presidente francese François Hollande e l’attuale leader cinese Xi Jinping e poco altro.
Emmanuel Macron (Ansa)
Bruxelles apre una procedura sull’Italia per le banche e tace sull’acciaio transalpino.
L’Europa continua a strizzare l’occhio alla Francia, o meglio, a chiuderlo. Questa volta si tratta della nazionalizzazione di ArcelorMittal France, la controllata transalpina del colosso dell’acciaio indiano. La Camera dei deputati francese ha votato la proposta del partito di estrema sinistra La France Insoumise guidato da Jean-Luc Mélenchon. Il provvedimento è stato approvato con il supporto degli altri partiti di sinistra, mentre Rassemblement National ha ritenuto di astenersi. Manca il voto in Senato dove l’approvazione si preannuncia più difficile, visto che destra e centro sono contrari alla nazionalizzazione e possono contare su un numero maggiore di senatori. All’Assemblée Nationale hanno votato a favore 127 deputati contro 41. Il governo è contrario alla proposta di legge, mentre il leader di La France Insoumise, Mélenchon, su X ha commentato: «Una pagina di storia all’Assemblea nazionale».
Maria Rita Parsi (Imagoeconomica)
La celebre psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Parsi: «È mancata la gradualità nell’allontanamento, invece è necessaria Il loro stile di vita non era così contestabile da determinare quanto accaduto. E c’era tanto amore per i figli».
Maria Rita Parsi, celebre psicologa e psicoterapeuta, è stata tra le prime esperte a prendere la parola sulla vicenda della famiglia del bosco.
La sede di Bankitalia. Nel riquadro, Claudio Borghi (Imagoeconomica)
Il senatore leghista torna sulle riserve auree custodite presso Bankitalia: «L’istituto detiene e gestisce il metallo prezioso in nome dei cittadini, ma non ne è il proprietario. Se Fdi riformula l’emendamento...»
«Mentre nessuno solleva il problema che le riserve auree della Bundesbank siano di proprietà dei cittadini tedeschi, e quindi dello Stato, come quelle della Banca di Francia siano di proprietà dei cittadini d’Oltralpe, non si capisce perché la Banca d’Italia rivendichi il possesso del nostro oro. L’obiettivo dell’emendamento presentato in Senato da Fratelli d’Italia, e che si ricollega a una mia proposta di legge del 2018, punta esclusivamente a stabilire il principio che anche Bankitalia, al pari delle altre Banche centrali, detiene e gestisce le riserve in oro ma non ne è la proprietaria». Continua il dibattito su misure ed emendamenti della legge di Bilancio e in particolare su quello che riguarda le riserve in oro.






