
Il testo, promosso dal centrodestra, è stato approvato da una maggioranza schiacciante alla Camera. La somministrazione dell'antinfluenzale deve essere capillare, non imposta. Sconfessata la linea Zingaretti per gli over 65 e il personale medico del Lazio.Via l'impegno per il governo «a introdurre l'obbligo vaccinale per tutte le categorie a cui oggi è raccomandata la vaccinazione» contro l'influenza, spazio al «rispetto dei principi costituzionali» e alla «libertà di scelta individuale». È questa una delle novità, ma anche dei passaggi salienti, della mozione promossa dal centrodestra e approvata ieri a maggioranza schiacciante dalla Camera dei deputati con 409 voti favorevoli, 11 contrari e due astenuti. Primo firmatario l'azzurra Mariastella Gelmini, ma c'è da dire che il documento è pienamente condiviso da tutte le principali forze di opposizione. Come dimostra la presenza dei capigruppo di Lega, Riccardo Molinari, e Fratelli d'Italia, Francesco Lollobrigida, tra i parlamentari che hanno cofirmato il testo. Rispetto alla prima versione, depositata il 14 maggio scorso, il testo originale ha subito alcune importanti modifiche sostanziali. Non tanto nelle premesse, quanto piuttosto nella parte delle conclusioni. Forse anche perché, negli scorsi giorni, il rimando alla vaccinazione forzata presente nella stesura originaria aveva creato tumulto sui social. E così, al primo punto, l'obbligatorietà viene ora sostituita dall'obiettivo per l'esecutivo di mettere in atto tutte le iniziative possibili affinché la «copertura vaccinale sia la più alta possibile, in specie nei riguardi delle categorie per le quali essa è oggi raccomandata». Parole che tracciano un vero e proprio percorso civico in grado di coinvolgere tutte le parti, e raggiungibile solo «puntando sull'informazione, sulla chiamata attiva dei destinatari e sul coinvolgimento effettivo delle figure chiave nella campagna vaccinale e, tra queste, dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta, dei medici specialisti ospedalieri, dei medici competenti, dei farmacisti e delle associazioni dei malati». Insomma, basta con le tirate d'orecchie alla Roberto Burioni nei confronti di chi si permette di alzare la mano e sollevare qualche dubbio. Se la comunità scientifica vuole vincere la partita dell'esitazione vaccinale, fa capire tra le righe la mozione approvata ieri, la parola d'ordine è una sola: dialogo. Con la violenza verbale, lo ripetono da anni le stesse agenzie internazionali per la salute, non si va da nessuna parte. L'approccio corretto per incrementare la fiducia, semmai, è rappresentato dall'ascolto e dal confronto con chi la pensa diversamente.Cade anche l'impegno, nella mozione, a estendere l'obbligo vaccinale gratuito, previsto oggi solo per i medici e il personale sanitario di assistenza in strutture che attraverso le loro attività sono in grado di trasmettere l'influenza a chi è ad alto rischio di complicanze influenzali, a tutti gli operatori sanitari indipendentemente dall'età. Anche in questo caso, il suggerimento per il governo è quello di «adottare iniziative per raccomandare fortemente la vaccinazione nei riguardi degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie che operano a contatto con i pazienti», tenuta conto anche della co-circolazione dei virus influenzali e del coronavirus.Positivo il clima della discussione in aula. «Ritengo che il testo finale della mozione unitaria di centrodestra» contemperi «in maniera corretta l'interesse fondamentale della tutela della salute pubblica con quello, altrettanto importante, della libertà di scelta individuale», ha dichiarato dall'emiciclo di Montecitorio il deputato leghista Guido De Martini. Soddisfatta anche Maria Teresa Bellucci (Fdi), che parla di «bell'esempio di buona politica quella che vede il Parlamento unirsi su temi fondamentali» come quello «legato alla protezione della salute». La mozione, va ricordato, non vincola il governo, ma il voto pressoché unanime rappresenta un segnale politico ineludibile per Giuseppe Conte. Sconfessata dunque la linea della giunta laziale guidata dal segretario dem Nicola Zingaretti, che con un'ordinanza valida dal 15 settembre ha introdotto l'obbligo di somministrare l'antinfluenzale agli over 65 e a tutto il personale sanitario.Sempre in tema di vaccino, quello che ancora non c'è contro il Covid, da segnalare la riflessione apparsa sull'Huffington Post firmata da Guido Forni, socio dell'Accademia dei Lincei e docente di Immunologia all'Università di Torino, Luca Savarino dell'Università del Piemonte Orientale, e Paolo Vineis dell'Imperial College di Londra. «È probabile che in Paesi non democratici l'imposizione del vaccino risulterebbe molto efficace», sostengono gli autori, mentre «nel contesto delle democrazie occidentali, invece, l'efficacia di una misura di sanità pubblica va misurata anche in base al grado della sua accettabilità sociale». Obbligare i cittadini a vaccinarsi, infatti, rischierebbe di diventare «fonte di reazioni sociali e politiche difficilmente gestibili». Molto più saggio puntare invece su una «intelligente non obbligatorietà»: la strategia di «rendere allettante l'essere vaccinati», affermano i tre esperti, potrebbe rivelarsi «più efficace di un'imposizione».
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