2021-11-03
Col pass meno vaccini e più contagi
Da agosto, calo costante delle prime dosi e aumento dei positivi. La prova che il lasciapassare non serve contro il virus. In compenso fa crescere la tensione sociale. Visto che i ricoveri in ospedale non destano allarme, abbassiamo i toni e ripensiamo tutta la strategia.Ad oggi, gli unici risultati concreti ottenuti dal green pass sono l'aumento della tensione sociale, il potenziamento di una sorta di guerra civile fredda e l'esplosione della lotta di classe biologica. Categorie che hanno differenti ma comunque valide ragioni per essere frustrate si scagliano le une contro le altre, e il risultato è uno scontro che non giova a nessuno e fa perdere di vista l'obiettivo principale. Il caso più clamoroso è quello di Trieste. Sindaco e prefetto sono apparsi concordi nel vietare le manifestazioni in piazza Unità d'Italia fino alla fine dell'anno, e certo non si tratta di una grande vittoria della libertà di pensiero e di espressione. In aggiunta, i toni utilizzati nel capoluogo giuliano non sono dei più teneri. A distinguersi per ferocia è stato il presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti. «Il peso di un'eventuale restrizione gravi su coloro che non sono vaccinati», ha detto. «Se questa è una guerra, questi sono dei disertori. Non dobbiamo fucilare nessuno, ma dobbiamo far pesare la loro diserzione. Non ci saranno più ristori nel momento in cui dovessimo tornare nelle situazioni precedenti perché non ci saranno più i quattrini». Ad Agrusti andrebbe fatto notare che, a differenza dei disertori, i non vaccinati esercitano un diritto. Inoltre, i denari pubblici giustamente spesi per aiutare le imprese provengono anche dalle tasche dei no vax, ergo sarebbe opportuno andarci piano con gli assalti verbali.Purtroppo, Agrusti non è l'unico a pensare che tutto il male venga dai non inoculati. Sempre da Trieste (o, meglio, dall'ambiente progressista triestino) è partita una curiosa petizione su Change.org, il cui scopo è quello di dimostrare che la città «è la capitale italiana della scienza e della scienza si fida». Al simpatico manifesto hanno aderito Vip come Gabriele Salvatores e Diego Abatantuono, che non si capisce benissimo che cosa ci azzecchino, e personalità locali tra cui Riccardo Illy. Il quale, orgogliosissimo, spiega di essersi sottoposto addirittura a quattro dosi di vaccino (di cui due di Reithera). Poi, pieno di anticorpi, dichiara che la «minoranza» di contestatori rischia di «rovinare quanto costruito negli ultimi trent'anni, il rilancio del porto, dei servizi, del turismo». Certo, tutta colpa del povero Puzzer… Non va molto meglio a Milano, dove la Confcommercio locale ha lanciato un'altra petizione per chiedere che vengano sospesi i cortei no pass del sabato pomeriggio, i quali causerebbero perdite di incasso rilevanti. A Novara, invece, è stato il sindaco leghista Alessandro Canelli a lanciare l'appello: «Penso sia giusto valutare l'opportunità di non autorizzare, nell'immediato, altre manifestazioni», ha detto. Nel suo caso, c'è una minima attenuante: il piccolo corteo di protestatari abbigliati come ebrei deportati era orrendo. Tuttavia, in una nazione democratica, non dovrebbe bastare uno spettacolo sgradevole per produrre la «compressione» della libertà. E proprio perché siamo in una nazione democratica, è più che giusto ascoltare sia le proteste di chi si oppone al green pass sia il disagio delle categorie produttive che temono di essere ulteriormente danneggiate. È comprensibile e apprezzabile che gli imprenditori abbiano voglia di lavorare al massimo delle possibilità. I commercianti, dal canto loro, hanno ragione a temere nuove perdite di incasso: sono stati chiusi per mesi, i lockdown li hanno stremati. È sacrosanto che non gradiscano fastidi. A Milano come a Trieste, agli onesti esercenti si gela il sangue al pensiero di altre zone gialle, arancioni e rosse. A dirla tutta, anche a noi corre un brivido lungo la schiena solo a sentir evocare il terrificante semaforo. Ma è troppo facile, e pure ingiusto, accanirsi su no vax e no pass. Guardiamo i dati. Ieri Repubblica ha pubblicato un grafico sull'andamento della campagna vaccinale: da agosto a oggi, il calo delle prime dosi è stato pressoché costante. Ci sono stati alcuni picchi, vero. Il 30 agosto, ad esempio: 141.147 vaccinati alla vigilia dell'introduzione del lasciapassare per l'ingresso nei locali pubblici. Al picco successivo (14 ottobre, ultimo giorno prima dell'arrivo del pass duro) gli inoculati erano molti meno: 75.783. Morale: da quando c'è la carta verde, la diminuzione delle prime dosi non si è praticamente mai arrestata: il 31 ottobre hanno fatto la puntura 7.461 persone. Intendiamoci, non si tratta mica di un disastro: i vaccinabili che hanno avuto la prima dose sono l'86,36%; quelli che ne hanno avute due l'83,01%. Eppure Andrea Costa, sottosegretario alla Salute, ancora ieri dichiarava che di allentamento del pass si potrà parlare quando arriveremo al 90% di vaccinati. Balle. Sappiamo che anche con quella percentuale non si otterrebbe l'immunità di gregge, e il virus continuerebbe a circolare. Non per nulla, il numero dei contagiati è in aumento da un po'. Nulla di mostruoso, per ora: ieri i nuovi positivi erano 2.834, con 41 morti. Aumentando i tamponi, il tasso di positività è invece sceso all'1,2%. Come ha rilevato lo stesso Costa, «c'è un innalzamento dei contagi, senza dubbio, ma il dato che dobbiamo osservare con maggiore attenzione è quello delle ospedalizzazioni, e oggi tutto sommato è ancora ampiamente al di sotto delle soglie». Ed ecco il punto. I numeri mostrano che il vero errore lo ha commesso il governo. Invece di fissare un limite all'emergenza, ha continuato ad alzare l'asticella e ha proposto il green pass come panacea. Il fallimento è evidente: il certificato non ha spinto le vaccinazioni, non impedisce i contagi e di sicuro non evita alla gente di morire (possono farlo le cure, al massimo). Però si pensa di estenderlo fino alla prossima estate «o addirittura oltre», come scriveva ieri il Corriere della Sera. Se lo scopo è fomentare una guerra fratricida, beh, ci siamo quasi. A questo punto, un piccolo appello, ci sia consentito, lo facciamo anche noi. Invitiamo alla calma chi cita «disertori» e «fucilazioni». Comprendiamo la rabbia, come no. Forse, però, sarebbero tutti un po' più sereni se si evitasse di togliere lo stipendio a chi è privo di lasciapassare: ci sarebbero meno manifestazioni e più soldi da spendere nei negozi.
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