2025-08-28
Nuovo Pd: Partito dinastico dei «figli di...»
Invece di cacciare i cacicchi come promesso, Elly Schlein nomina segretario regionale dei dem in Campania il primogenito del governatore Vincenzo De Luca, Piero. Umiliati militanti ed elettori solo per candidare il pentastellato Roberto Fico, che sputava sul Nazareno.Più che Partito democratico, Partito dinastico. È davvero straordinaria la rivoluzione del segretario Elly Schlein: basta con i cacicchi, come promesso. È arrivata l’ora dei figli dei cacicchi. Scelti, ovviamente, per via ereditaria come nelle più antiche tradizioni monarchiche. Carne della mia carne, sangue del mio sangue: perché perdere tempo con l’ormai superata pratica dell’elezione, della votazione, dei congressi ove si confrontano niente meno che idee e posizioni diverse? Il nuovo segretario regionale della Campania viene nominato nell’alto dei cieli, anzi nell’altro dei ciElly, sulla base di un criterio assai più nobile: il cognome. Infatti è notizia di queste ore che diventerà segretario regionale del Pd in Campania, per meriti acquisiti in famiglia, il figlio primogenito del governatore, Vincenzo De Luca. Adesso resta solo un dubbio: al secondogenito che cosa spetterà? Il feudo della Basilicata? La contea di Cosenza? Il marchesato di Gaeta? Siamo sicuri che anche le attese del cadetto, come quelle del principe ereditario, non andranno deluse. Sul Pd, Partito dinastico, si può contare a occhi chiusi. E a occhi chiusi, in effetti, sembra sia stata presa anche la notizia della nomina dei dirigenti del Pd per via ereditaria. La maggior parte dei giornali registra il fatto quasi con soddisfazione, perfino con un filo di entusiasmo: Elly Schlein fa una videochiamata e «sblocca la situazione», «trova l’accordo», «sigla l’intesa», «risolve lo stallo«, «rimuove lo scoglio». Certo: lo scoglio rimosso è quel piccolo dettaglio del congresso regionale e della possibilità degli iscritti di scegliere il loro segretario, ma non si può mica sottilizzare, no? Per salvare la democrazia, non bisogna essere troppo democratici. Del resto Elly aveva promesso che l’avrebbe fatta finita con i ras locali che si costruiscono reti di potere da soli. Meglio dare spazio ai loro eredi che le reti di potere se le sono già trovate fatte in casa. Si sa che l’unico merito che conta è il sangue. Altrimenti che Partito dinastico sarebbe? La trasformazione del Pd in senso araldico, con la valorizzazione della stirpe e del lignaggio come si conviene a ogni struttura debitamente aristocratica, produrrà però un risultato notevole: la candidatura di un 5 stelle alla presidenza della Campania. Poi non si dica che Elly cervElly Schlein non è un genio della politica: è riuscita a umiliare il suo partito in Campania per poter avere mani libere e candidare alla presidenza della Campania il grillino che urlava: «Il Pd è il nemico pubblico numero uno», «Mai un’alleanza con loro», «Delinquenti», «Dove c’è Pd c’è marcio». Immagino la gioia dei militanti dem: una mossa così intelligente non la si vedeva dai tempi del carosello di Cimabue, quello che fa una cosa e ne sbaglia due. Cinquantun anni a ottobre, laureato con una tesi sui neomelodici napoletani, grillino della prima ora, deputato e poi presidente della Camera, celebre per essere arrivato a Montecitorio su un autobus di linea e per esserne uscito con sette auto blu, accusato dalle Iene di usare colf in nero (querelò la trasmissione e perse la causa), famoso per aver invocato operazioni sotto «l’egìdia dell’Onu» e per l’attacco proditorio al congiuntivo («Non so che cosa succederebbe, se ci sarebbero due aliquote»), oltre che per una certa difficoltà a azzeccare i nomi dei colleghi («La parola all’onorevole Giacomini», disse rivolto a Sestino Giacomoni. «Grazie presidente Fica», rispose quest’ultimo), Roberto Fico è senz’altro il candidato giusto per il Pd in Campania. Come ricordano benissimo quei parlamentari democratici che nel dicembre 2018, quando era presidente della Camera, gli tirarono addosso i fascicoli della manovra definendolo «scandaloso» e «patetico». Uno scandaloso e patetico salvatore della patria Pd. Infatti Roberto Fico è talmente salvatore della patria pd che per averlo lì, nel ruolo di candidato di tutto il centrosinistra, Elly tranElly Schlein non ha esitato a forzare la mano al partito e, immaginiamo, anche un po’ a sé stessa accettando le condizioni del suo più fiero avversario, quel Vincenzo De Luca che diceva «per fare carriera nel Pd bisogna essere imbecilli». E accettando perciò di nominare segretario regionale della Campania il primogenito di Vincenzo De Luca, Piero, senza alcun rispetto per le procedure che la democrazia di un partito imporrebbe. Tanto da far dire a un esponente di spicco del Pd campano, l’europarlamentare Pina Picierno, che «il congresso regionale è moneta di scambio per accordi decisi altrove», con seguito di accuse alla segretaria per la «gestione oligarchica del partito». E noi potremmo anche perdonare alla Schlein di costringerci a star qui, a fine agosto, a occuparci del Pd, della famiglia De Luca e delle candidature alle prossime regionali. Ma come potremo mai perdonarla di averci costretto a citare Pina Picierno, financo dichiarandoci d’accordo con lei? In ogni caso speriamo che Elly abbia già scelto il suo successore al Partito dinastico, che ovviamente sarà da nominare per regio decreto e per via ereditaria. In mancanza di figli, non si preoccupi, vanno bene anche la cagnolina Pila o l’armocromista. Di sicuro non sfigurerebbero rispetto a lei.
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)
Francesca Albanese (Ansa)