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2025-08-07
Parte il Ponte: «Rinasce il Mezzogiorno»
Ansa
Arriva il via libera dal Cipess, il Comitato interministeriale, al progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina. Con una lunghezza complessiva di 3.666 metri (e con la sua luce centrale di 3.300 metri) sarà il ponte sospeso più lungo al mondo. Due torri alte 399 metri saranno posizionate sulla costa calabra e su quella siciliana. Sarà alto 72 metri per consentire il passaggio delle navi e sarà sostenuto ai lati da due coppie di cavi del diametro di 1,26 metri, ciascuno formato da 44.323 fili d’acciaio. Ospiterà tre corsie stradali per senso di marcia, due binari ferroviari e due corsie di servizio. La capacità stradale massima del Ponte sarà di 6.000 veicoli l’ora mentre la capacità ferroviaria massima sarà di 200 treni al giorno, secondo le stime di Eurolink, il consorzio incaricato di costruirlo di cui fa parte il general contractor Webuild. «Oggi l’Italia dimostra di saper fare squadra con una mega opera che segna l’inizio di una nuova stagione di visione, coraggio e fiducia nelle capacità dell’industria italiana», esulta Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild.
Il progetto approvato ieri, con un’articolata documentazione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e che dovrebbe generare più di 100.000 posti di lavoro, avrà un costo di 13,532 miliardi di euro, «interamente coperto con finanziamenti pubblici già disponibili a seguito delle leggi di bilancio 2024 e 2025», e dalle risorse acquisite dalla società con l’aumento di capitale sottoscritto nel 2023 dal ministero dell’Economia e delle Finanze. L’avveniristica opera d’ingegneria è progettata ovviamente per resistere a eventi sismici (come il sisma del 1908 che devastò Messina) e venti estremi, essendo dotata di sistemi di monitoraggio intelligente per garantire sicurezza e manutenzione predittiva.
«Questo non è un punto di arrivo ma un punto di partenza che arriva dopo due anni e mezzo di lavoro costante e riunioni a tutti i livelli. È un’emozione perché non si è mai arrivati al progetto definitivo e sarà il ponte a campata unica più lungo al mondo», ha detto con soddisfazione il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, durante la conferenza stampa. «Sarà un acceleratore di sviluppo perché il Ponte sarà una parte della risoluzione dei problemi nel Mezzogiorno in Italia».
Ma non si tratterà di un’infrastruttura che farà da volano soltanto all’economia di Sicilia e Calabria, anzi: «La prima regione per coinvolgimento di aziende sarà la Lombardia. Quindi le imprese venete, romagnole e laziali. Guardando invece alla formazione professionale, interesserà prevalentemente Sicilia e Calabria, tra le regioni col più alto tasso di disoccupazione giovanile».
E sulle tempistiche il vicepremier leghista ha aggiunto: «Se si parte secondo i piani, l’obiettivo dell’attraversamento tra il 2032 e il 2033 è quello che i tecnici prevedono. Ora ci vorrà la bollinatura della Corte dei Conti, ma tra settembre e ottobre vorrei partire con cantieri, lavori ed espropri. Gli espropriati avranno un surplus rispetto a quelli dell’alta velocità in altri territori». L’utilità della struttura è presto detta secondo il leader della Lega: «Oggi i treni ci mettono dai 120 ai 180 minuti per il trasporto merci, così impiegheranno 15 minuti. Il tempo medio per le auto tra i 70 e i 100 minuti si ridurrà a 10 minuti. Sui territori cambia il mondo. Ci sarà la metropolitana dello Stretto, con tre fermate sul fronte messinese che collegheranno turisti, pendolari per 365 giorni all’anno». La Società Stretto di Messina ha già evidenziato che «al netto dell’adeguamento all’inflazione, alla data di entrata in esercizio del Ponte si stima una tariffa base per le autovetture inferiore a 10 euro, con riduzioni significative per i viaggi frequenti», anche se il piano tariffario si avrà in prossimità dell’apertura del traffico.
Grande soddisfazione del governo e del premier Giorgia Meloni che nel corso della riunione del Cipess ha definito il Ponte sullo Stretto di Messina «un’opera tanto imponente quanto all’avanguardia dal punto di vista tecnico e ingegneristico» e «un’infrastruttura dai tanti primati, un simbolo ingegneristico di rilevanza globale, una dimostrazione della forza di volontà e della competenza tecnica dell’Italia, che ha pochi paragoni nel mondo. Ma il progetto non si limita alla costruzione del Ponte in senso stretto. Sono previsti infatti oltre 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari per connettere l’infrastruttura. Si tratta, è quasi superfluo dirlo», ha continuato Meloni, «di un’opera strategica per lo sviluppo di tutta la Nazione, frutto di un lungo processo progettuale e normativo (i primi progetti risalgono a fine anni Sessanta) che questo governo ha scelto di riavviare ufficialmente nel 2023, dopo la sospensione decisa dal governo Monti nel 2012. Di questo ringrazio il ministro Salvini per il coraggio e la determinazione. Non è un’opera facile ma la riteniamo un investimento sul presente e sul futuro dell’Italia, e ci piacciono le sfide difficili quando sono sensate».
Oltre a soffermarsi sugli effetti occupazionali, Meloni ha ricordato l’obiettivo principale del suo governo: «Utilizzare gli investimenti pubblici come leva per lo sviluppo del Paese, spendere le risorse bene e velocemente evitando sprechi e inefficienze, e realizzare così infrastrutture attese da decenni e che rimarranno ai nostri figli producendo benessere e crescita duratura». Entusiasmo anche in Forza Italia, che sui social ha deciso di dedicare questo via libera a Silvio Berlusconi: «Un’altra promessa mantenuta per l’Italia. Adesso avanti con il massimo impegno per la realizzazione del Ponte». A corredo una foto dove si vede il Cav con un caschetto di sicurezza da lavoro.
Ma opposizione e verdi brontolano: «È il più grande spreco di denaro»
Insieme all’ok del Cipess per il Ponte sullo Stretto arriva anche la minaccia dei ricorsi da parte di opposizione e associazioni ambientaliste. Il primo a dire «no» è stato Angelo Bonelli (Avs), che ha dichiarato di aver «già presentato un ricorso alla Commissione europea per fermare questa follia che rappresenta il più grande spreco di denaro pubblico mai visto in Italia: 14,6 miliardi di euro dei cittadini, senza un solo euro di investimenti privati. Nemmeno Berlusconi aveva osato tanto. È il capolavoro di Matteo Salvini che butta miliardi in cemento e propaganda».
Gli fa eco Nicola Fratoianni, ha dichiarato che loro restano «profondamente convinti che il Ponte sullo Stretto sia una scelta folle da ogni punto di vista: ambientale ed economico, una mega opera che distrarrà un’enorme massa di risorse pubbliche che invece sarebbero necessarie per rispondere ai problemi e alle emergenze di milioni di italiani».
Il deputato del M5s Agostino Santillo, vicepresidente della commissione Ambiente, sostiene che si tratta di «un capolavoro di ingegneria immaginaria, la nuova frontiera delle infrastrutture in cui si chiede pareri sul nulla, si celebrano miliardi virtuali, si promettono cantieri immaginari».
Sulle barricate Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera: «La spesa farmaceutica delle regioni, le risorse del Pnrr per la sanità pubblica, i costi per risanare il buco delle pensioni della pubblica amministrazione; ma anche la decarbonizzazione dell’economia italiana, o il sistema di deduzioni e detrazioni fiscali per l’industria italiana. Ecco quanto costerà il Ponte sullo Stretto, l’impuntatura e il giocattolo elettorale di Salvini».
«Il Ponte sullo Stretto rappresenta una scelta sbagliata e pericolosa. Le priorità dell’Italia sono altre, a cominciare dal completamento del piano di infrastrutturazione avviato dal precedente governo e grazie ai fondi del Pnrr, che prevede opere ferroviarie e autostradali moderne, potenziamento dei porti e interventi per il rifornimento idrico, ma che registra ritardi e riduzioni di finanziamenti, soprattutto al Sud». È quanto dichiarano il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo e il segretario generale della Fillea Antonio Di Franco. «Tale piano di infrastrutture, come abbiamo già denunciato, non ha ricevuto adeguate attenzioni da parte del ministro dei Trasporti». In particolare, i dirigenti sindacali sottolineano che «la Corte dei Conti ha evidenziato i ritardi nell’elettrificazione delle reti ferroviarie del Mezzogiorno e delle reti ferroviarie regionali, fondamentali per lo sviluppo territoriale». E infine annunciano che «per illustrare le nostre posizioni contro la realizzazione del ponte, l’11 settembre prossimo saremo auditi dalla Commissione europea a Bruxelles».
Le associazioni Greenpeace, Lipu, Legambiente e Wwf Italia giudicano la decisione del Cipess «un vero e proprio azzardo, sia per motivazioni economiche sia per il quadro d’incertezza del progetto che rimanda alla fase progettuale esecutiva test dirimenti ed analisi essenziali» e intanto hanno inviato un reclamo all’Ue chiedendo l’apertura di una procedura di infrazione. Protesta anche l’associazione cittadina siciliana «Invece del ponte molto attiva in questi mesi: «Non c’è alcun via libera definitivo al Ponte sullo Stretto. Al contrario di quanto affermano Salvini e i suoi megafoni locali, non si dà il via a nessun cantiere, né inizieranno i lavori. Si tratta, piuttosto, dell’inizio di un percorso in salita per chi ha trasformato un progetto fallimentare in una bandiera propagandistica. E soprattutto si aprirà il fronte dei ricorsi legali, in tutte le sedi nazionali ed europee».
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Approvato il progetto da 13 miliardi per l’infrastruttura sullo Stretto di Messina che collegherà Sicilia e Calabria. Prevista una capacità di 6.000 auto l’ora e 200 treni al giorno. Salvini: «Generiamo oltre 100.000 posti di lavoro, cantieri in autunno».Bonelli, Cgil e associazioni parlano di «azzardo» e si rivolgono alla Commissione Ue.Lo speciale contiene due articoli.Arriva il via libera dal Cipess, il Comitato interministeriale, al progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina. Con una lunghezza complessiva di 3.666 metri (e con la sua luce centrale di 3.300 metri) sarà il ponte sospeso più lungo al mondo. Due torri alte 399 metri saranno posizionate sulla costa calabra e su quella siciliana. Sarà alto 72 metri per consentire il passaggio delle navi e sarà sostenuto ai lati da due coppie di cavi del diametro di 1,26 metri, ciascuno formato da 44.323 fili d’acciaio. Ospiterà tre corsie stradali per senso di marcia, due binari ferroviari e due corsie di servizio. La capacità stradale massima del Ponte sarà di 6.000 veicoli l’ora mentre la capacità ferroviaria massima sarà di 200 treni al giorno, secondo le stime di Eurolink, il consorzio incaricato di costruirlo di cui fa parte il general contractor Webuild. «Oggi l’Italia dimostra di saper fare squadra con una mega opera che segna l’inizio di una nuova stagione di visione, coraggio e fiducia nelle capacità dell’industria italiana», esulta Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild. Il progetto approvato ieri, con un’articolata documentazione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e che dovrebbe generare più di 100.000 posti di lavoro, avrà un costo di 13,532 miliardi di euro, «interamente coperto con finanziamenti pubblici già disponibili a seguito delle leggi di bilancio 2024 e 2025», e dalle risorse acquisite dalla società con l’aumento di capitale sottoscritto nel 2023 dal ministero dell’Economia e delle Finanze. L’avveniristica opera d’ingegneria è progettata ovviamente per resistere a eventi sismici (come il sisma del 1908 che devastò Messina) e venti estremi, essendo dotata di sistemi di monitoraggio intelligente per garantire sicurezza e manutenzione predittiva.«Questo non è un punto di arrivo ma un punto di partenza che arriva dopo due anni e mezzo di lavoro costante e riunioni a tutti i livelli. È un’emozione perché non si è mai arrivati al progetto definitivo e sarà il ponte a campata unica più lungo al mondo», ha detto con soddisfazione il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, durante la conferenza stampa. «Sarà un acceleratore di sviluppo perché il Ponte sarà una parte della risoluzione dei problemi nel Mezzogiorno in Italia». Ma non si tratterà di un’infrastruttura che farà da volano soltanto all’economia di Sicilia e Calabria, anzi: «La prima regione per coinvolgimento di aziende sarà la Lombardia. Quindi le imprese venete, romagnole e laziali. Guardando invece alla formazione professionale, interesserà prevalentemente Sicilia e Calabria, tra le regioni col più alto tasso di disoccupazione giovanile».E sulle tempistiche il vicepremier leghista ha aggiunto: «Se si parte secondo i piani, l’obiettivo dell’attraversamento tra il 2032 e il 2033 è quello che i tecnici prevedono. Ora ci vorrà la bollinatura della Corte dei Conti, ma tra settembre e ottobre vorrei partire con cantieri, lavori ed espropri. Gli espropriati avranno un surplus rispetto a quelli dell’alta velocità in altri territori». L’utilità della struttura è presto detta secondo il leader della Lega: «Oggi i treni ci mettono dai 120 ai 180 minuti per il trasporto merci, così impiegheranno 15 minuti. Il tempo medio per le auto tra i 70 e i 100 minuti si ridurrà a 10 minuti. Sui territori cambia il mondo. Ci sarà la metropolitana dello Stretto, con tre fermate sul fronte messinese che collegheranno turisti, pendolari per 365 giorni all’anno». La Società Stretto di Messina ha già evidenziato che «al netto dell’adeguamento all’inflazione, alla data di entrata in esercizio del Ponte si stima una tariffa base per le autovetture inferiore a 10 euro, con riduzioni significative per i viaggi frequenti», anche se il piano tariffario si avrà in prossimità dell’apertura del traffico.Grande soddisfazione del governo e del premier Giorgia Meloni che nel corso della riunione del Cipess ha definito il Ponte sullo Stretto di Messina «un’opera tanto imponente quanto all’avanguardia dal punto di vista tecnico e ingegneristico» e «un’infrastruttura dai tanti primati, un simbolo ingegneristico di rilevanza globale, una dimostrazione della forza di volontà e della competenza tecnica dell’Italia, che ha pochi paragoni nel mondo. Ma il progetto non si limita alla costruzione del Ponte in senso stretto. Sono previsti infatti oltre 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari per connettere l’infrastruttura. Si tratta, è quasi superfluo dirlo», ha continuato Meloni, «di un’opera strategica per lo sviluppo di tutta la Nazione, frutto di un lungo processo progettuale e normativo (i primi progetti risalgono a fine anni Sessanta) che questo governo ha scelto di riavviare ufficialmente nel 2023, dopo la sospensione decisa dal governo Monti nel 2012. Di questo ringrazio il ministro Salvini per il coraggio e la determinazione. Non è un’opera facile ma la riteniamo un investimento sul presente e sul futuro dell’Italia, e ci piacciono le sfide difficili quando sono sensate». Oltre a soffermarsi sugli effetti occupazionali, Meloni ha ricordato l’obiettivo principale del suo governo: «Utilizzare gli investimenti pubblici come leva per lo sviluppo del Paese, spendere le risorse bene e velocemente evitando sprechi e inefficienze, e realizzare così infrastrutture attese da decenni e che rimarranno ai nostri figli producendo benessere e crescita duratura». Entusiasmo anche in Forza Italia, che sui social ha deciso di dedicare questo via libera a Silvio Berlusconi: «Un’altra promessa mantenuta per l’Italia. Adesso avanti con il massimo impegno per la realizzazione del Ponte». A corredo una foto dove si vede il Cav con un caschetto di sicurezza da lavoro.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/parte-ponte-sullo-stretto-2673866038.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ma-opposizione-e-verdi-brontolano-e-il-piu-grande-spreco-di-denaro" data-post-id="2673866038" data-published-at="1754561949" data-use-pagination="False"> Ma opposizione e verdi brontolano: «È il più grande spreco di denaro» Insieme all’ok del Cipess per il Ponte sullo Stretto arriva anche la minaccia dei ricorsi da parte di opposizione e associazioni ambientaliste. Il primo a dire «no» è stato Angelo Bonelli (Avs), che ha dichiarato di aver «già presentato un ricorso alla Commissione europea per fermare questa follia che rappresenta il più grande spreco di denaro pubblico mai visto in Italia: 14,6 miliardi di euro dei cittadini, senza un solo euro di investimenti privati. Nemmeno Berlusconi aveva osato tanto. È il capolavoro di Matteo Salvini che butta miliardi in cemento e propaganda».Gli fa eco Nicola Fratoianni, ha dichiarato che loro restano «profondamente convinti che il Ponte sullo Stretto sia una scelta folle da ogni punto di vista: ambientale ed economico, una mega opera che distrarrà un’enorme massa di risorse pubbliche che invece sarebbero necessarie per rispondere ai problemi e alle emergenze di milioni di italiani».Il deputato del M5s Agostino Santillo, vicepresidente della commissione Ambiente, sostiene che si tratta di «un capolavoro di ingegneria immaginaria, la nuova frontiera delle infrastrutture in cui si chiede pareri sul nulla, si celebrano miliardi virtuali, si promettono cantieri immaginari».Sulle barricate Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera: «La spesa farmaceutica delle regioni, le risorse del Pnrr per la sanità pubblica, i costi per risanare il buco delle pensioni della pubblica amministrazione; ma anche la decarbonizzazione dell’economia italiana, o il sistema di deduzioni e detrazioni fiscali per l’industria italiana. Ecco quanto costerà il Ponte sullo Stretto, l’impuntatura e il giocattolo elettorale di Salvini».«Il Ponte sullo Stretto rappresenta una scelta sbagliata e pericolosa. Le priorità dell’Italia sono altre, a cominciare dal completamento del piano di infrastrutturazione avviato dal precedente governo e grazie ai fondi del Pnrr, che prevede opere ferroviarie e autostradali moderne, potenziamento dei porti e interventi per il rifornimento idrico, ma che registra ritardi e riduzioni di finanziamenti, soprattutto al Sud». È quanto dichiarano il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo e il segretario generale della Fillea Antonio Di Franco. «Tale piano di infrastrutture, come abbiamo già denunciato, non ha ricevuto adeguate attenzioni da parte del ministro dei Trasporti». In particolare, i dirigenti sindacali sottolineano che «la Corte dei Conti ha evidenziato i ritardi nell’elettrificazione delle reti ferroviarie del Mezzogiorno e delle reti ferroviarie regionali, fondamentali per lo sviluppo territoriale». E infine annunciano che «per illustrare le nostre posizioni contro la realizzazione del ponte, l’11 settembre prossimo saremo auditi dalla Commissione europea a Bruxelles».Le associazioni Greenpeace, Lipu, Legambiente e Wwf Italia giudicano la decisione del Cipess «un vero e proprio azzardo, sia per motivazioni economiche sia per il quadro d’incertezza del progetto che rimanda alla fase progettuale esecutiva test dirimenti ed analisi essenziali» e intanto hanno inviato un reclamo all’Ue chiedendo l’apertura di una procedura di infrazione. Protesta anche l’associazione cittadina siciliana «Invece del ponte molto attiva in questi mesi: «Non c’è alcun via libera definitivo al Ponte sullo Stretto. Al contrario di quanto affermano Salvini e i suoi megafoni locali, non si dà il via a nessun cantiere, né inizieranno i lavori. Si tratta, piuttosto, dell’inizio di un percorso in salita per chi ha trasformato un progetto fallimentare in una bandiera propagandistica. E soprattutto si aprirà il fronte dei ricorsi legali, in tutte le sedi nazionali ed europee».
Kennedy Jr (Ansa)
D’ora in avanti, le donne che risultano negative al test per l’epatite B potranno decidere, consultando il proprio medico, se vaccinare o no alla nascita il proprio bambino. I membri che hanno votato a favore delle nuove raccomandazioni hanno sostenuto che il rischio di contrarre il virus è basso, e che i vaccini dovrebbero essere personalizzati.
Il gruppo di lavoro dell’Acip, rinnovato dallo scorso giugno dal segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr. ha suggerito di attendere almeno i 2 mesi di età per la prima dose. La vaccinazione continuerà a essere somministrata ai neonati di madri che risultano positive, o il cui stato di salute è sconosciuto. Il direttore facente funzioni dei Cdc, Jim O’Neill, ora dovrà decidere se adottare o meno queste raccomandazioni.
La commissione ha inoltre votato a favore della consultazione dei genitori con gli operatori sanitari, per sottoporre i figli a test sulla ricerca degli anticorpi contro l’epatite B prima di decidere se sia necessario somministrare altre dosi del vaccino. Attualmente, dopo la prima i bambini ricevono la seconda a 1-2 mesi di età e la terza tra i 6 e i 18 mesi.
Kennedy ha già limitato l’accesso ai vaccini contro il Covid-19 e raccomandato che i neonati vengano vaccinati separatamente contro la varicella. Susan Kressly, presidente dell’American academy of pediatrics, ha affermato che il cambiamento apportato dall’Acip renderà i bambini americani meno sicuri. «Esorto i genitori a parlare con il pediatra e a vaccinarsi contro l’epatite B alla nascita, indipendentemente dallo stato di salute della madre», è stato il suo appello.
Il presidente Donald Trump, invece, ha commentato soddisfatto l’esito della votazione. Con un post su Truth, venerdì sera aveva definito «un’ottima decisione porre fine alla raccomandazione sul vaccino contro l’epatite B per i neonati, la stragrande maggioranza dei quali non corre alcun rischio di contrarre una malattia che si trasmette principalmente per via sessuale o tramite aghi infetti. Il calendario vaccinale infantile americano richiedeva da tempo 72 “iniezioni” per bambini perfettamente sani, molto più di qualsiasi altro Paese al mondo e molto più del necessario. In effetti, è ridicolo! Molti genitori e scienziati hanno messo in dubbio, così come me, l’efficacia di questo “programma”».
Trump ha poi annunciato di avere appena firmato «un memorandum presidenziale che ordina al dipartimento della Salute e dei Servizi Umani di “accelerare” una valutazione completa dei calendari vaccinali di altri Paesi del mondo e di allineare meglio quello statunitense, in modo che sia finalmente radicato nel Gold Standard della scienza e del buon senso», ha concluso il presidente.
Prima del voto, questa settimana dodici ex dirigenti della Fda avevano contestato sul The New England journal of medicine la proposta di revisione delle approvazioni dei vaccini da parte dell’agenzia, sostenendo che i cambiamenti minacciano gli standard basati sulle prove, indeboliscono le pratiche di immunobridging (strategia scientifica e normativa che confronta i marcatori della risposta immunitaria indotti da un vaccino in diverse situazioni per stimare l’efficacia del vaccino) e rischiano di erodere la fiducia del pubblico.
A proposito della nota interna di Vinay Prasad, direttore della divisione vaccini della Food and drug administration (Fda), che dieci giorni ha sostenuto che «non meno di 10» dei 96 decessi infantili segnalati tra il 2021 e il 2024 al Vaers, il sistema federale di segnalazione degli eventi avversi da vaccino, erano «correlati» alle somministrazioni di dosi contro il Covid, i dodici si affannano a criticarla. «Prove sostanziali dimostrano che la vaccinazione può ridurre il rischio di malattie gravi e di ospedalizzazione in molti bambini e adolescenti», dichiarano. Dati che non risultano confermati da nessuno studio o revisione paritaria.
Sul continuo attacco alle scelte operate nel campo delle vaccinazioni dalla nuova amministrazione americana interviene il professor Francesco Cetta, ordinario di Chirurgia e docente di Intelligenza artificiale umanizzata presso lo Iassp (Istituto di alti studi strategici e politici). «Trump non è contro la scienza, come urla ad alta voce la sinistra nostrana», commenta. «Al contrario, pragmaticamente, per i problemi che non conosce, ha insediato nuove commissioni indipendenti di esperti, in grado di acclarare in tempi brevi, per quanto possibile, la verità su due argomenti particolarmente sensibili come le vaccinazioni e gli effetti dei cambiamenti climatici. E su che cosa si può fare in concreto per controllarli. Con quali costi e benefici per la comunità».
Il professore aggiunge: «Bisogna evitare le terapie a tappeto, indistintamente uguali per tutti, ma adattare ad ogni malato il suo trattamento come un “abito su misura”. In particolare, per alcune categorie come i bambini e le donne in gravidanza, bisogna valutare con attenzione vantaggi e svantaggi della somministrazione di ogni farmaco, incluso i vaccini, che determinano una perturbazione delle difese immunitarie individuali».
Considerazioni che dovrebbero essere fatte anche dal nostro ministero della Salute e dalle varie associazioni mediche che non ammettono revisioni dei metodi vaccinali.
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Giorgia Meloni (Imagoeconomica)
L’attuale governo sta mostrando la consapevolezza di dover sostenere, con una politica estera molto attiva sul piano globale, il modello economico italiano basato sull’export che è messo a rischio - gestibile, ma comunque problematico per parecchi settori sul piano dei margini finanziari - dai dazi statunitensi, dalla crisi autoinflitta per irrealismo ambientalista ed eccessi burocratici dell’Ue, dai costi eccessivi dell’energia e, in generale, dal cambio di mondo in atto senza dimenticare la crisi demografica. Vedremo dopo le soluzioni interne, ma qui va sottolineato che l’Italia non può trasformare il proprio modello economico dipendente dall’export senza perdere ricchezza. La consapevolezza di questo punto è provata dalla riforma del ministero degli Esteri: accanto alla Direzione politica, verrà creata nel prossimo gennaio una Direzione economica con la missione di sostenere l’internazionalizzazione e l’export delle imprese italiane in tutto il mondo. Non è una novità totale, ma mostra una concentrazione di risorse e capacità geoeconomiche e geopolitiche finalmente adeguate alla missione di un’Italia globale, per inciso titolo del mio libro pubblicato nell’autunno 2023 (Rubbettino editore). Con quale meccanismo di moltiplicazione del potere negoziale italiano? Tradizionalmente, via la duplice convergenza con Ue e Stati Uniti pur sempre più complicata, ma con più autonomia per siglare partenariati bilaterali strategici di cooperazione economica-industriale (i trattati doganali sono competenza dell’Ue, condizione necessaria per un mercato unico europeo essenziale per l’Italia) a livello mondiale.
E con un metodo al momento solo italiano: partenariati bilaterali con reciproco vantaggio, cioè non asimmetrici. Con priorità l’Africa (al momento, 14 nazioni) ed il progetto di «Via del cotone» (Imec) tra Indo-Pacifico, Mediterraneo ed Atlantico settentrionale via penisola arabica. La nuova (in realtà vecchia perché elaborata dal Partito repubblicano nel 2000) dottrina di sicurezza nazionale statunitense è di ostacolo ad un Italia globale? No, perché, pur essendo divergente con l’Ue, non lo è con le singole nazioni europee, con qualche eccezione. Soprattutto, le chiama a un maggiore attivismo per la loro sicurezza, lasciando di fatto in cambio spazio geopolitico. Come potrà Roma usarlo? Aumentando i suoi bilaterali strategici e approfondendoli con Giappone, India, nazioni arabe sunnite, Asia centrale (rilevante l’accordo con la Mongolia se riuscisse) ecc. Quale nuovo sforzo? Necessariamente integrare una politica mercantilista con i requisiti di schieramento geopolitico. E con un riarmo non solo concentrato contro la minaccia russa, ma mirato a novità tecnologiche utili per scambiare strumenti di sicurezza con partner compatibili. Ovviamente è oggetto di studio, ma l’Italia ha il potenziale per farlo via progetti condivisi con America, europei e giapponesi nonché capacità proprie. Considerazione che ci porta a valutare la modernizzazione interna dell’Italia perché c’è una relazione stretta tra potenziale esterno e interno.
Obiettivi interni
La priorità è ridurre il costo del debito pubblico per aumentare lo spazio di bilancio utile per investimenti e detassazione stimolativi. Ciò implica la sostituzione del Pnrr, che finirà nel 2026, con un programma nazionale stimolativo (non condizionato dall’esterno) di dedebitazione: valorizzare e cedere dai 250 a 150 miliardi di patrimonio statale disponibile, forse di più (sui 600-700 teorici) in 15 anni. Se ben strutturata, tale operazione «patrimonio pubblico contro debito» potrà dare benefici anticipativi via aumento del voto di affidabilità del debito italiano riducendone il costo di servizio che oggi è di 80-90 miliardi anno. Già tale costo è stato un po’ ridotto dal giusto rigore della politica di bilancio per il 2026. Con il nuovo programma qui ipotizzato, da avviare nel 2027 per sua complessità, lo sarà molto di più dando all’Italia più risorse per spesa sociale, di investimenti competitivi e minori tasse.
Stimo dai 10 ai 18 miliardi anno di risparmio sul costo del debito e un aumento di investimenti esteri in Italia perché con voto di affidabilità (rating) crescente. Senza tale programma, l’Italia sarebbe condizionabile dalla concorrenza intraeuropea e senza i soldi sufficienti per la politica globale detta sopra. Ci sono tante altre priorità tecniche sia per invertire più decisamente il lento declino economico dell’Italia, causato da governi di sinistra e/o dissipativi, sia per rendere più globalmente competitiva l’economia italiana. Ma sono fattibili via un nuovo clima di cultura politica che crei fiducia ed ottimismo sul potenziale globale dell’Italia. Come? Più ordine interno, investimenti sulla qualificazione cognitiva di massa, sulla rivoluzione tecnologica, in sintesi su un’Italia futurizzante. L’obiettivo è attrarre più capitale e competenze dall’estero, comunicando credibilmente al mondo che l’Italia è terra di libertà, sicurezza, opportunità e progresso. Non può farlo solo la politica, ma ci vuole il contributo dei privati entro un concetto di «nazione attiva», aperta al mondo e non chiusa. Ritroviamo il vento, gli oceani.
www.carlopelanda.com
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Lando Norris (Getty Images)
Nell’ultimo GP stagionale di Abu Dhabi, Lando Norris si laurea campione del mondo per la prima volta grazie al terzo posto sul circuito di Yas Marina. Nonostante la vittoria in gara, Max Verstappen non riesce a difendere il titolo, interrompendo il suo ciclo di quattro mondiali consecutivi.
Lando Norris è campione del mondo. Dopo quattro anni di dominio incontrastato di Max Verstappen, il pilota britannico centra il titolo iridato al termine di una stagione in cui ha saputo coniugare costanza, precisione e lucidità nei momenti decisivi. La vittoria ad Abu Dhabi, conquistata con una gara solida e senza errori, suggella un percorso iniziato con un Mondiale che sembrava già scritto a favore dell’olandese.
La stagione ha visto Norris prendere il comando delle operazioni già nelle prime gare, approfittando di alcuni passaggi a vuoto di Verstappen e di una gestione impeccabile del suo team. Il britannico ha messo in mostra una costanza rara, evitando rischi inutili e capitalizzando ogni occasione: punti preziosi accumulati gara dopo gara che hanno costruito un vantaggio psicologico e tecnico difficile da colmare per chiunque, ma non per Verstappen, che nelle ultime gare ha tentato il tutto per tutto per costruirsi una chance di rimonta. Una rimonta sfumata per appena due punti, visto che il pilota della McLaren ha chiuso il Mondiale a quota 423 punti, davanti ai 421 del rivale della RedBull e che se avessero chiuso a pari punti il titolo sarebbe andato a Verstappen in virtù del numero di gran premi vinti in stagione: otto contro i sette di Norris. Inevitabile per l'olandese non pensare alla gara della scorsa settimana in Qatar, dove Norris ha recuperato proprio due punti sfruttando un errore di Kimi Antonelli all'inizio dell'ultimo giro.
La gara di Abu Dhabi ha rappresentato la sintesi perfetta della stagione di Norris: partenza accorta, gestione dei pit stop e mantenimento della concentrazione fino alla bandiera a scacchi. L’olandese, pur vincendo la corsa, non è riuscito a recuperare il distacco, confermando che i quattro anni di dominio sono stati interrotti da un talento giovane e capace di gestire la pressione del momento clou.
Alle spalle dei due contendenti, la stagione è stata amara per Ferrari e altri protagonisti attesi al vertice. Charles Leclerc e Lewis Hamilton non hanno mai realmente impensierito i leader della classifica, incapaci di inserirsi nella lotta per il titolo o di ottenere risultati significativi in gran parte del campionato. Una conferma, se ce ne fosse bisogno, delle difficoltà del Cavallino Rosso nel trovare una combinazione di macchina e strategia competitiva.
Il Mondiale 2025 si chiude quindi con un volto nuovo sul gradino più alto del podio e con alcune conferme sullo stato della Formula 1: Norris dimostra che la gestione mentale, l’attenzione ai dettagli e la capacità di evitare errori critici contano quanto la velocità pura. Verstappen, pur da vincitore di tante gare, dovrà riflettere sulle occasioni perdute, mentre la Ferrari è chiamata a ripensare, ancora una volta, strategie e sviluppo per la stagione successiva.
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