2020-07-24
Parte l’assalto alle pensioni voluto da Bruxelles
A proposito del presunto successo europeo di Giuseppe Conte c'è un convitato di pietra di cui nessuno pare aver voglia di parlare. Mentre da un lato si celebra il ruolo del presidente del Consiglio, descrivendone le grandi qualità di negoziatore internazionale, dall'altro si evita di approfondire le contropartite che sono state offerte ai partner europei per poter chiudere la trattativa sui soldi: una su tutte, la questione pensionistica. Già, perché la pioggia di denaro di cui secondo l'ufficio stampa di Palazzo Chigi godrà l'Italia non sarà gratis, ma soggetta a precise condizioni e richiederà il rispetto rigoroso di una serie di richieste, tra le quali un taglio secco alla nostra spesa previdenziale. Infatti, a cominciare dagli olandesi per finire ai tedeschi, ai nostri partner non va giù che gli italiani abbiano quelle che secondo loro sono pensioni troppo ricche, ma soprattutto pensioni che vengono concesse in età troppo precoce. Perché se c'è una cosa che unisce l'Europa, in particolare quella del Nord, è un giudizio rancoroso e anche un po' invidioso nei confronti del nostro sistema, ritenuto assai generoso, e per questo c'è chi chiede l'ennesima sforbiciata.Il pretesto usato ovviamente è la famosa quota 100, ovvero il meccanismo che consente a chi ha 62 anni d'età e 38 di contributi di ritirarsi dal lavoro per ottenere l'assegno dell'Inps. Troppo pochi gli anni per dire addio al lavoro, troppo pochi quelli passati ad accantonare una quota per il futuro: questo il giudizio di Bruxelles e dintorni. Infatti, in vista degli stanziamenti del Recovery fund, che - è bene ricordarlo - avverranno solo a metà del prossimo anno, la Ue spinge per mettere mano a quota 100, con l'intenzione però di usare la questione per un generale giro di vite sulla spesa pensionistica italiana, ritenuta troppo elevata per un Paese che ha il terzo debito pubblico mondiale. Nei giorni scorsi sono circolate cifre allarmistiche sugli effetti che quota 100 avrebbe nei prossimi anni, un argomento da usare come grimaldello per riaprire la questione sulla riforma previdenziale. Nonostante nel 2020 le richieste di pensionamento anticipato rispetto a quanto previsto dalla Fornero siano state inferiori e questo abbia consentito una minor spesa, c'è chi calcola che, a seguito dell'emergenza Covid, molte aziende ridurranno il personale, contribuendo a mandare in pensione le persone a cui mancano pochi anni per accedere al sistema previdenziale. In pratica, quota 100 sarebbe utilizzata come una specie di ammortizzatore sociale, per contenere l'aumento della disoccupazione, in particolare nei confronti dei lavoratori più anziani. Risultato: il bilancio pubblico dovrebbe sopportare una spesa di alcuni miliardi, cosa che finora nessuno aveva ipotizzato. Fin qui potrebbe essere uno dei soliti allarmi, che periodicamente vengono lanciati nel tentativo di smontare quota 100 e dare una limatina alle pensioni più alte. Però questa volta le critiche si incrociano con il volere della Ue, che considera l'ennesima riforma pensionistica una buona merce di scambio per far digerire ai Paesi frugali (ma anche a quelli meno frugali) i soldi all'Italia. A differenza di quanto si è lasciato intendere, i famosi 209 miliardi, che poi come abbiamo spiegato non sono tali, non sono un gentile omaggio che non prevede niente in cambio. Di questi, 127 sono prestiti e come tutti i prestiti vengono concessi in base a precisi obblighi e impegni. Ma anche gli altri 81 (68 dei quali sicuri, mentre altri meno, ma questo non è importante ora ai fini del nostro discorso) verranno concessi in base a rigorosi accordi. Su quei soldi ci sarà infatti il controllo del Consiglio europeo, che avrà la mano sul freno d'emergenza, cioè potrà decidere quando aprire il rubinetto dei liquidi e quando chiuderlo. Ma ancor prima del pedale per fermare la corsa del denaro, ci sarà il piano dettagliatissimo che l'Italia dovrà presentare in Europa, in cui spiegherà come spenderà i fondi e, soprattutto, come eviterà che il debito pubblico cresca. Oggi, oltre agli interessi sui titoli di Stato, a far crescere il nostro indebitamento è soprattutto la spesa pensionistica, che da noi non è separata fra previdenza, assistenza, invalidità o altro, ma sta tutta nello stesso calderone ed è in quel calderone che probabilmente il governo andrà a pescare. In discussione non c'è solo quota 100, ci sono gli assegni di invalidità civile, il taglio alle pensioni più ricche e perfino il ritocco dei contributi. Insomma, occhio: gli assegni previdenziali rischiano di essere la merce di scambio con l'Europa.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.