2019-11-22
Il grande finanziatore confessa: «Ho dato soldi al Pd, non alla Lega»
Nell'interrogatorio del 2018 il costruttore disse «di aver seguito i consigli di Francesco Bonifazi». Tesi opposta a quella dell'ex tesoriere.L'imprenditore Luca Parnasi smentisce l'ex tesoriere del Partito democratico Francesco Bonifazi. E mette sempre più in difficoltà l'attuale tesoriere di Italia viva, tanto che ieri, a quanto risulta alla Verità, non appena le agenzie hanno lanciato parte dell'interrogatorio dell'immobiliarista romano del 28 giugno 2018, proprio Bonifazi è stato visto entrare nella casa romana dell'ex segretario pd, Matteo Renzi. Del resto il puzzle intorno all'inchiesta sullo stadio della Roma, dove il costruttore e l'ex tesoriere sono indagati per finanziamento illecito e fatture false, inizia a comporsi e a prendere forma. Basta unire i puntini per avere il quadro dei finanziamenti arrivati nelle casse del Pd come in quelle della Lega di Matteo Salvini. In un interrogatorio del 28 giugno scorso, infatti, Parnasi spiega come avvenne il finanziamento alla fondazione Eyu, sostenendo che fu proprio Bonifazi a rappresentargli «la possibilità di acquistare uno studio di fattibilità sulla casa condensato in un volume di poco più di un centinaio di pagine». Il costo fu di 150.000 euro pagati a febbraio 2018, poco prima delle politiche. «Io aderii e effettuai l'acquisto con l'immobiliare Pentapigna sebbene non avessi né come persona né come gruppo alcun interesse a questo studio. Fu un modo per far affluire liquidità al Pd», disse Parnasi. E qui bisogna fare due incisi. Il primo. Questa versione non è quella dell'ex tesoriere del Pd. Perché l'avvocato fiorentino, punta di diamante del Giglio magico, ha sostenuto, nel suo interrogatorio del 18 luglio 2019, di aver solamente messo in contatto Parnasi con Domenico Petrolo, il responsabile relazioni esterne di Eyu. Poi si sarebbe disinteressato della cosa: «Di ciò che è accaduto dopo quella stretta di mano non so niente», ha detto al magistrato Barbara Zuin. Secondo inciso. Quello studio sulla casa commissionato dall'immobiliare Pentapigna di Parnasi è sempre agli atti dell'inchiesta, contenuto in una nota della Guardia di finanza. Stando agli inquirenti «l'elaborato trasmesso tutt'altro appare tranne che l'esito della ricerca commissionata dall'Immobliliare Penatapigna a Eyu, ma trattasi dello stesso progetto di ricerca già commissionato sempre alla Eyu dalla Cassa nazionale del notariato e pagato all'epoca 39.000 euro (e non 150.000, cioè 122.950 più Iva)». Per realizzarlo Eyu aveva sostenuto costi di appena 7.000 euro. Ma c'è un altro dettaglio che differisce tra la versione di Parnasi e quella di Bonifazi. L'ex tesoriere ha raccontato di aver saputo che l'immobiliarista voleva investire nel Pd circa 250.000 euro, ma di averlo bloccato per il limite di 100.000 euro previsto dalla legge sui partiti del 2013. A quel punto gli aveva ricordato la fondazione Eyu, secondo Bonifazi autonoma dal Pd, ma a tutela di giornali e televisioni di centrosinistra. Tra le domande del magistrato Zuin al parlamentare di Italia viva ci fu appunto quella sui motivi che lo avevano spinto a non accettare subito i 100.000 per il Pd. Bonifazi rispose: «Il suo dubbio è legittimo di più, perché è lo stesso che ho avuto io». Leggendo però le parole di Parnasi è possibile riannodare i fili. Il costruttore ha spiegato: «Bonifazi in concreto era per me da un lato rappresentante di Eyu e dall'altro rappresentante, quale tesoriere, del Pd. Per me fu un modo di fare affluire, come in passato, finanziamenti ai dem, con la differenza che i precedenti finanziamenti passavano per delibera ufficiale della società. Questo viene mascherato da questo contratto di acquisto per l'importo di 150.000 euro». Rispetto alla Lega, invece, il discorso è diverso. Perché il tesoriere del Carroccio, Giulio Centemero, aveva chiesto a Parnasi di finanziare Radio Padania, ma lui preferì l'associazione Più voci. Alla domanda del pm se anche questo era un modo per finanziare la Lega, il costruttore risponde: «In quel periodo c'erano le elezioni al Comune di Milano. La Lega sosteneva Stefano Parisi. Il mio fu un modo per contribuire a quel tipo di attività in vista delle elezioni, così accreditandomi come interlocutore degli esponenti del partito e degli altri imprenditori presenti, in ragione dei miei progetti imprenditoriali in Lombardia». Ci fu un altro tentativo da parte della Lega di chiedere soldi per Radio Padania, ma Parnasi non acconsentì. «Non se ne è fatto più nulla per carenza di liquidità».