2024-10-11
Parigi che ci definiva «vomitevoli» vuol tagliare le cure ai clandestini
Bruno Retailleau, ministro dell'Interno della Repubblica francese (Getty)
Il nuovo esecutivo si scaglia contro la copertura sanitaria totale per gli irregolari e fa infuriare i macronisti. Archiviati gli isterismi di Gabriel Attal per il rifiuto italiano di accettare le navi delle Ong. Un messaggio a Giorgia Meloni?Dopo anni passati a sperperare soldi pubblici, le casse dello Stato francese sono in sofferenza. Così la prossima legge finanziaria rischia di essere fatta di lacrime e sangue per i contribuenti transalpini. Come si è visto ieri all’Assemblea nazionale, in apertura dell’iter parlamentare della finanziaria, è molto probabile che il premier Michel Barnier debba fare salti mortali per riuscire a trovare 60 miliardi di euro.All’Assemblea nazionale non c’è una vera maggioranza ma, nonostante le distanze fra i tre blocchi politici quasi equivalenti che la compongono, non mancano i deputati possibilisti. In tema di immigrazione, ad esempio, tiene banco la proposta fatta qualche giorno fa il ministro dell’Interno Bruno Retailleau, esponente della destra moderata de Les Républicains, secondo cui la Francia dovrebbe ridurre la copertura sanitaria per i clandestini. Si tratta di un dispositivo, istituito nel 2000 dal governo del premier socialista Lionel Jospin, chiamato Ame (Aide médical d’Etat, ossia aiuto sanitario di Stato). Tale provvedimento, che nel 2024 è costato alla sanità d’Oltralpe 1,2 miliardi di euro, riconosce a tutti gli stranieri irregolari arrivati in Francia da almeno un trimestre di ottenere una copertura del 100% delle spese sanitarie e dei ricoveri ospedalieri. In pratica qualunque migrante clandestino può ricevere gratuitamente cure non solo in casi di urgenza ma anche per maternità, posa di protesi, problemi dentali o ottici (apparecchi, occhiali, ecc.). Tutto questo mentre tra i francesi, in particolare nelle categorie meno abbienti, c’è chi rinuncia a ricevere determinate cure mediche perché non se lo può permettere. La proposta di Retailleau è sostenuta dal Rassemblement national di Marine Le Pen, ma ha provocato una levata di scudi a sinistra e tra i macronisti. Ad esempio, otto ex ministri della Sanità hanno firmato una «tribuna» su Le Monde per dire che la soppressione dell’Ame non contribuirebbe a ridurre l’immigrazione, producendo invece «conseguenze sanitarie, umane, sociali inaccettabili». Tra i firmatari della «tribuna» figurano Agnès Buzyn e Olivier Véran, i titolari della Sanità francese ai tempi di Covid. Contraria alla soppressione o al ridimensionamento dell’Ame anche l’attuale ministro della Salute, Geneviève Darrieussecq, per la quale la copertura sanitaria dei clandestini «è anche una protezione per la salute dei francesi» capace di «evitare certi tipi di contagio».Tuttavia lo stesso Barnier ha dichiarato, in un’intervista su France 2 del 22 settembre scorso, che sull’Ame «non ci sono tabù, né totem» ma «solamente l’intenzione di trattare la questione con fermezza e umanità». Anche certi onorevoli dell’ala destra del partito macronista non bocciano a priori la proposta del ministro dell’interno francese. Tra questi figura il deputato Mathieu Lefèvre, che non vuole fare un processo alle intenzioni di Retailleau perché, ha detto a Franceinfo, «tutte le questioni migratorie devono essere studiate con pragmatismo».Nel frattempo ieri, dal Lussemburgo, dove si trovava per il Consiglio europeo degli affari interni, Retailleau è tornato a parlare di migranti. «Pensiamo che si debba lavorare su un quadro europeo», ha detto il titolare del Viminale parigino, precisando che «la Francia non richiederà un opt-tout sulle migrazioni» ma che, invece, ha «sostenuto molto il patto sulle migrazioni» e vorrebbe «anticiparne l’entrata in vigore». Il ministro dell’Interno francese ritiene che le norme Ue attuali siano datate e che «si debba rivedere la direttiva sui rimpatri, per invertire l’onere della prova, cambiare la regola sul periodo di “partenza volontaria”». Retailleau ha anche auspicato che «si possa rendere di nuovo reato il soggiorno irregolare». Ma l’omologo francese di Matteo Piantedosi ha commentato anche certe pratiche che l’Italia ha già realizzato, come la creazione di centri di accoglienza per migranti al di fuori dei confini Ue. Secondo lui non bisogna escludere «nessuna soluzione a priori» perché «tutte le soluzioni innovative devono essere utili». Tuttavia Retailleau ha riconosciuto che tale procedura non sarebbe applicabile ai richiedenti asilo in Francia nel rispetto «dell’ordine costituzionale».Le parole del ministro dell’interno francese fanno eco alle dichiarazioni fatte l’altro ieri al parlamento europeo da Viktor Orbán. Per il premier ungherese «le frontiere europee vanno difese» perché «senza creazione di hotspot esterni non potremo tutelare l’Ue dall’immigrazione clandestina» che ha «alimentato la violenza contro le donne, l’antisemitismo e l’omofobia». Verrebbe da pensare che Retailleau sia pronto a collaborare con Giorgia Meloni. In questo modo girerebbe definitivamente la pagina delle crisi isteriche sull’immigrazione di Emmanuel Macron e dei suoi ministri, dovuto al rifiuto italiano di accettare le navi delle Ong pro migranti nei propri porti. Si ricorderà ad esempio che, nel 2018, l’ex premier Gabriel Attal aveva definito «vomitevole» la politica di Roma sui migranti.
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