2023-09-24
Il Papa predica accoglienza nella Francia che chiude la frontiera a Ventimiglia
Papa Francesco a Marsiglia con Brigitte e Emmanuel Macron (Ansa)
A Marsiglia, Francesco torna a chiedere le porte aperte per tutti: «Chi rischia la vita in mare non è un invasore». Parole dure, in compenso, contro eutanasia e aborto.Il Papa, com’è noto, non è solo il vicario di Cristo e il sommo pontefice della Chiesa cattolica, ma anche il sovrano assoluto della Città del Vaticano. Detto in altri termini, è sia autorità religiosa che autorità politica. Questo, in teoria, lo sanno tutti. Eppure, in pratica, molti se lo dimenticano (o fanno finta di dimenticarlo). Non è pertanto sempre facile distinguere quando un Papa parla in veste di vescovo di Roma o, al contrario, in veste di capo dello Stato. Come interpretare, ad esempio, le parole che Jorge Mario Bergoglio ha pronunciato in questi giorni a Marsiglia? Riguardando temi di stretta attualità politica (migranti, eutanasia, aborto ecc.), è il vescovo di Roma a parlare, o è il monarca del Vaticano? È, insomma, il messaggio di una guida spirituale o il ragionamento di un sovrano straniero? Andiamo ai fatti. Venerdì e sabato papa Francesco ha compiuto un viaggio apostolico a Marsiglia, in Francia, per presenziare agli «Incontri del Mediterraneo», evento che riunisce i vescovi e i giovani dell’area, appunto, mediterranea. Sull’eutanasia, che è tornata all’ordine del giorno in Francia, il Pontefice ci ha tenuto a dire la sua, definendola come una «prospettiva falsamente dignitosa di una morte dolce, in realtà più salata delle acque del mare». Nella terra dei Lumi, inoltre, Bergoglio ha affrontato anche il tema dell’aborto, parlando di «un falso diritto al progresso, che è invece regresso nei bisogni dell’individuo». Oggi, ha concluso, «abbiamo il dramma di confondere i bambini con i cagnolini». Su questo, in effetti, è piuttosto difficile dargli torto. Ma a farla da padrone, a «Incontri del Mediterraneo», è stato soprattutto il tema dei migranti, essendo Marsiglia, come la descrive Avvenire, «la più araba metropoli d’Europa e una delle capitali del meticciato». Un lirismo davvero impressionante. Ad ascoltare l’intervento del Pontefice c’erano, tra le autorità politiche, Christine Lagarde, governatrice della Bce, Gerald Darmanin, ministro degli Interni francese, e ovviamente il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, con cui Bergoglio ha anche avuto un incontro privato.Il cerimoniere dell’evento, peraltro, era Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, che sempre Avvenire qualifica come «profugo», benché sia in realtà un pied noir (francese d’Algeria), la cui famiglia fu scacciata dal Nord Africa in seguito alla decolonizzazione. Non proprio un «migrante economico», insomma. Nominato cardinale nel 2022 dal Papa in persona, le sue parole alla vigilia del viaggio apostolico erano sembrate piuttosto misurate: «Chi insiste nel dire che si deve accogliere senza limiti non vive di certo nei quartieri di tante città segnate da un alto tasso di disoccupazione, spaccio di droga, degrado, assenza di sicurezza. Bisogna evitare i discorsi ingenui. È pericoloso», aveva affermato Aveline, esortando poi il mondo cattolico a trovare una «terza via» tra l’accoglienza indiscriminata e la criminalizzazione dei migranti.Eppure, giunto a Marsiglia, papa Francesco ha pronunciato parole ben più «radicali» di quelle del suo cardinale. Il Pontefice, infatti, non ha perso tempo a deplorare il fatto che «vari porti mediterranei si sono chiusi. E due parole sono risuonate, alimentando le paure della gente: “invasione” ed “emergenza”. Ma chi rischia la vita in mare non invade, cerca accoglienza, cerca vita». Quanto all’emergenza, ha aggiunto Bergoglio, «il fenomeno migratorio non è tanto un’urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste, ma un dato di fatto dei nostri tempi, un processo che coinvolge attorno al Mediterraneo tre continenti e che va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità europea». Di qui la sua formula un po’ ambigua: «Esiste il diritto sia di emigrare sia di non emigrare». La ricetta del vescovo di Roma, in effetti, non è molto chiara: «Contro la terribile piaga dello sfruttamento di esseri umani», ha detto durante la sessione conclusiva, «la soluzione non è respingere, ma assicurare, secondo le possibilità di ciascuno, un ampio numero di ingressi legali e regolari, sostenibili grazie a un’accoglienza equa da parte del continente europeo, nel contesto di una collaborazione con i Paesi d’origine». Al contrario, ha chiosato il Pontefice, «dire “basta” è chiudere gli occhi; tentare ora di “salvare sé stessi” si tramuterà in tragedia domani». Ecco, quel monito a «non dire basta», ci sia concesso, assomiglia molto a un’esortazione ad accogliere tutti. Non a caso, Francesco ha poi sollecitato i cattolici a porsi così nei confronti dei migranti: «Il cambio di passo delle nostre comunità», ha dichiarato, «sta nel trattarli come fratelli di cui conoscere le storie, non come problemi fastidiosi; cacciandoli via, rinviandoli a casa; sta nell’accoglierli, non nel nasconderli; nell’integrarli, non nello sgomberarli; nel dar loro dignità». Del resto, ha aggiunto, «Marsiglia, voglio ripeterlo, è la capitale dell’integrazione, è un orgoglio vostro». Parole che, c’è da giurarci, non saranno piaciute al ministro Darmanin. Che, prima dell’arrivo del Pontefice, era stato categorico: «Non accoglieremo i migranti di Lampedusa». Parole che, peraltro, non saranno piaciute anche a tanti cattolici che, prima di Bergoglio, dal pulpito di San Pietro hanno udito ben altre parole sulle migrazioni di massa. Indossata la tiara, invece, papa Francesco aveva voluto subito lanciare un messaggio molto netto: il suo primo viaggio apostolico, nel 2013, fu proprio a Lampedusa. Un messaggio che era già tutto un programma. Se politico o religioso, non è affatto chiaro.
Laura Boldrini e Nancy Pelosi (Ansa)
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