2025-04-22
Così ha descritto morte e paradiso: «Dopo un po’ di paura, c’è la festa»
Papa Francesco in preghiera a Santa Marta, in Vaticano (Ansa)
Il defunto pontefice parlò spesso dell’aldilà: «È l’abbraccio con Dio, Amore infinito. Se non credi che Gesù è risorto tutto diventa vuoto, anche la predicazione». E ammoniva: «Il diavolo esiste e con lui non si dialoga».Finisce tutto con la morte? Per Jorge Mario Bergoglio sarebbe stato «un orrore». Ma solo la fede «ci libera dall’orrore di dover ammettere che tutto finisce qui, che non c’è alcun riscatto per la sofferenza e l’ingiustizia che regnano sovrane sulla Terra». Nell’ora suprema, cosa pensava il Papa della morte, dell’aldilà, del paradiso? Cosa ha detto e scritto sul più vertiginoso dei misteri della vita umana? Per sostenere le loro agende liberal, redazioni e segreterie politiche hanno spesso tirato per la talare papa Francesco, obliterando un certo suo magistero che, invece, si è concentrato proprio sulla salvezza eterna. La domanda sulla morte «personale» non può essere archiviata e voler nascondere il suo approfondimento nella riflessione del pensiero cristiano non è un atto di elegante laicità, ma semplicemente il segno di un imbarbarimento. La morte di papa Francesco ci permette di riportare alla luce alcune sue parole. Forse non a caso, il suo ultimo post su X il giorno di Pasqua ricordava che nell’annuncio del Cristo risorto «è racchiuso tutto il senso della nostra esistenza, che non è fatta per la morte ma per la vita». Ma già in uno dei suoi primi Angelus nel novembre 2013 papa Francesco diceva che se «guardiamo solo con occhio umano, siamo portati a dire che il cammino dell’uomo va dalla vita verso la morte. […] Ma questo è soltanto se lo guardiamo con occhio umano. Gesù capovolge questa prospettiva e afferma che il nostro pellegrinaggio va dalla morte alla vita: la vita piena! Noi siamo in cammino, in pellegrinaggio verso la vita piena, e quella vita piena è quella che ci illumina nel nostro cammino! Quindi la morte sta dietro, alle spalle, non davanti a noi». Tutto questo, diceva nel maggio 2024, si regge su un fatto, quello che la Chiesa festeggia in questi giorni. «Se credi nella risurrezione di Cristo, allora sai con certezza che nessuna sconfitta e nessuna morte è per sempre. Ma se non credi nella risurrezione di Cristo, allora tutto diventa vuoto, perfino la predicazione degli apostoli».Nel 2022, in una udienza generale, Francesco disse che «la morte fa un po’ paura ma c’è sempre la mano del Signore, e dopo la paura c’è la festa». La morte è un «passaggio» e «il nostro luogo stabile, il nostro punto d’arrivo non è qui, è accanto al Signore, dove Egli dimora per sempre». La «sicumera di fermare il tempo - volere l’eterna giovinezza, il benessere illimitato, il potere assoluto - non è solo impossibile, è delirante», affermò in un’altra catechesi dell’agosto 2022. In questo modo Francesco ci pone davanti agli insuperabili limiti della natura umana che, per quanto ci si affanni nella ricerca di un qualche elisir di lunga vita, non possono essere cancellati. Non si riesce a cancellare fatica, sofferenza, vecchiaia e l’inesorabile fine. La morte stessa del Papa è stata un messaggio controculturale. Un uomo anziano di 88 anni, provato nel fisico da malattia e sofferenza, non rinuncia a mostrare la sua difficoltà e il suo dolore fino all’ultimo giorno. Ci pone così di fronte alla decadenza, all’inevitabile passaggio finale e contrasta con la finta esposizione di corpi perfetti che troviamo in ogni dove.Si suppone che per un Pontefice la «destinazione» naturale sia il paradiso. Come l’ha descritto il papa argentino? «È l’abbraccio con Dio, Amore infinito, e ci entriamo grazie a Gesù, che è morto in croce per noi. Dove c’è Gesù, c’è la misericordia e la felicità; senza di Lui c’è il freddo e la tenebra. Nell’ora della morte, il cristiano ripete a Gesù: “Ricordati di me”».Nella bolgia di parole che tentano di fare il bilancio di questo pontificato lungo dodici anni, un pontificato anche controverso in alcuni passaggi, è difficile che questo essenziale richiamo a una felicità che non passa venga considerato. Ma «non si va in paradiso in carrozza», come dice un vecchio adagio. E papa Bergoglio non ha mai dimenticato di indicarci che c’è un nemico da cui guardarsi. «La più grande astuzia del demonio è far credere che non esiste», ha detto Francesco in diverse occasioni. Nel 2013 in una delle sue prime omelie mattutine nella cappella della Domus Sanctae Marthae, disse che non solo c’è un odio del mondo verso Gesù e la Chiesa, ma che dietro a questo spirito del mondo c’è il «principe di questo mondo»: «L’origine dell’odio è questa: siamo salvati e quel principe del mondo, che non vuole che siamo salvati, ci odia e fa nascere la persecuzione che dai primi tempi di Gesù continua fino a oggi». E Francesco che del dialogo con «todos, todos, todos» ha fatto una bandiera del pontificato ha detto che «con il principe di questo mondo non si può dialogare. Il dialogo è necessario fra noi, è necessario per la pace, è un atteggiamento che dobbiamo avere tra noi per sentirci, per capirci. E deve mantenersi sempre. Il dialogo nasce dalla carità, dall’amore. Ma con quel principe non si può dialogare; si può soltanto rispondere con la parola di Dio che ci difende». Anche questo è stato Francesco, ma forse non molti lo ricorderanno.