2022-12-19
Paolo Cassina: «Racconto i guai dei vaccinati e Bassetti vuole censurarmi»
Nel riquadro, Paolo Cassina (Ansa)
Il regista del documentario «Invisibili»: «Boicottaggio incredibile, le mie non sono storie di no vax ma di gente che soffre e che viene ignorata. Non si può mettere tutto a tacere».Fino all’altro giorno il problema era inoculare i piccoli per tutelare gli anziani. Adesso da Gianni Rezza arriva un messaggio opposto: i fragili si proteggano da sé.Lo speciale contiene due articoli.Paolo Cassina è un film maker con anni di esperienza alle spalle. Ha lavorato per programmi importanti di grandi emittenti nazionali, ha filmato e montato servizi giornalistici che hanno vinto premi importanti come l’Ilaria Alpi e il Guido Vergani. Fa il suo mestiere con attenzione e impegno ma da qualche tempo si trova, suo malgrado, nel mezzo di polemiche surreali. Ha realizzato un documentario intitolato Invisibili che racconta le storie di persone che, dopo la vaccinazione, hanno avuto problemi di salute di vario genere, anche gravi. Persone che si sentono abbandonate dalle stesse istituzioni che le hanno convinte o, peggio, obbligate a sottoporsi all’iniezione. Il nostro giornale ha raccontato le storie di alcune di loro, e così ha fatto anche Fuori dal coro. Ma la gran parte dei media, manco a dirlo, le ha semplicemente ignorate: chi soffriva è stato trattato, appunto, da invisibile. Il documentario di Cassina è disponibile gratuitamente sul sito della casa produttrice, Playmastermovie, e su varie piattaforme online. Si trova anche su Youtube, anche se lì ha avuto vita più difficile: raggiunte e superate le 100.000 visualizzazioni, il documentario è stato rimosso, salvo poi essere rimesso online nei giorni scorsi. Come dicevamo, tuttavia, non ci sono soltanto i guai con il colosso digitale: il film di Cassina ha incontrato difficoltà anche in alcuni Comuni italiani. Non perché manchi il pubblico interessato a vederlo, tutt’altro. Il fatto è che esponenti politici e persino celebrità catodiche come Matteo Bassetti hanno chiesto che le proiezioni pubbliche fossero cancellate. L’accusa è la solita: poiché il documentario si discosta dall’ortodossia sanitaria, viene accusato di essere no vax, di spargere fake news, di spaventare le persone e danneggiare la campagna vaccinale. Come se un documentario indipendente potesse davvero competere con la colossale macchina del mainstream ancora oggi operativa. «Ormai ci siamo quasi abituati. A novembre è accaduto anche a Casarza Ligure», racconta il regista. «Era prevista una proiezione all’auditorium di Villa Sottanis, e un esponente del Pd ha chiesto che venisse cancellata».Il capogruppo del Pd locale, Luca Garibaldi, definì «pericoloso» il fatto che fosse «patrocinato un evento di associazioni no vax per parlare delle reazioni avverse ai vaccini». Come andò a finire? «La proiezione alla fine l’abbiamo fatta. È venuta tantissima gente, sono rimaste persino alcune persone fuori dalla sala. Avevamo invitato il capogruppo del Pd a partecipare e a prendere parte al dibattito successivo, ma non si è fatto vedere. Peccato».Ogni volta vi arriva questa accusa: no vax. «Guardi, io non sono no vax, e Invisibili non è un film no vax. Ho deciso di girarlo perché, negli anni, ho conosciuto persone che avevano avuto problemi dopo la vaccinazione, e mi sono interessato al tema già ai tempi del decreto Lorenzin. Ho sentito le storie di madri e figli, di militari, di tante persone comuni. Nel caso specifico del Covid non ho fatto niente di diverso. Ripeto: qui non c’entra nulla la divisione vax/no vax. Semplicemente io ritengo che il dibattito sui vaccini sia stato silenziato o comunque gestito molto male. Bisognerebbe aprire una discussione seria, e sentire anche chi non ha potuto parlare in precedenza». Ad esempio le persone che ha intervistato per il film? «Ci ha dato una grande mano il comitato Ascoltami, che ci ha messo in contatto con un campione molto vario di persone. C’è chi ha avuto problemi muscolari, altri che hanno avuto danni al sistema nervoso. Ho sentito una madre che ha perso il figlio giovanissimo per arresto cardiaco… Sono tutte persone in possesso di documentazione medica che attesta i loro problemi». Che tipo di documentazione? «Per lo più prodotta da medici privati. Perché quando queste persone si sono rivolte al servizio pubblico per lo più non sono state prese in considerazione». Ovviamente c’è chi sostiene che non ci fosse ragione di considerare queste persone danneggiate da vaccino. «Ascolti, le porto due esempi. Il primo è quello di un ragazzo che, trovandosi ad Atene, ha avuto forti dolori al petto. È andato in ospedale e gli hanno diagnosticato una miocardite. Tornato in Italia, a Roma, è andato in ospedale e lì gli hanno detto che si trattava di “dolore toracico aspecifico”. Allora ha dovuto rivolgersi a un cardiologo privato che ha confermato: miocardite con versamento. Vuole un altro caso?».Prego. «Una donna che ha avuto paralisi ed è stata mandata in psichiatria, in Campania. Poi per fortuna ha trovato una struttura al Nord in cui finalmente hanno cominciato ad aiutarla per i suoi veri problemi fisici. Sono in tanti ad avere storie così. Alcuni sostengono di aver avuto la netta sensazione che presso le strutture pubbliche ci fosse quasi la necessità di negare l’esistenza di correlazioni con l’iniezione». Dunque lei si limita a raccontare storie di persone che soffrono, non esprime giudizi sui sieri. «Sì, abbiamo dato voce a queste persone. E abbiamo inserito pareri di esperti come il dottor Alberto Donzelli che si limitano a riportare dati ufficiali. Non ci sono giudizi o altro, semmai emerge l’arrabbiatura di fondo di queste persone che non sono state considerate dalle istituzioni. Le stesse istituzioni che le hanno spinte a vaccinarsi o le hanno obbligate tramite green pass e le altre restrizioni che conosciamo». Il documentario sarà proiettato a Genova questo giovedì, 22 dicembre. Il professor Matteo Bassetti ha chiesto che la proiezione sia cancellata perché le istituzioni non possono dare spazio ai no vax e alle fake news. «Io sospetto che Bassetti non abbia visto il film. Non si possono bollare come no vax persone che si sono vaccinate, e non si possono trattare come fake news i loro problemi fisici. Se avesse visto il film e avesse sentito le loro storie, non credo che si esprimerebbe così, lo troverei davvero assurdo. Come si fa a dire che sono fake news le sofferenze di questi uomini e donne? Sono tutte persone normali, che si sono fidate e poi sono state abbandonate. Davvero non capisco. Comunque, come ho già detto, spero che Bassetti venga a vedere il documentario, e se vuole partecipare alla discussione sarà il benvenuto».Pensa che alla fine la proiezione si farà? «Penso di sì, come già accaduto a Casarza. Credo sinceramente che Bassetti non verrà e tutto finirà così». Intanto però lei si è preso del no vax, e sul film sono state allungate delle ombre. «Questo mi fa male. Io vorrei semplicemente che delle storie di queste persone si parlasse, che ci fosse un dibattito vero, serio, non ideologico. Anche per questo abbiamo deciso di rendere il film visibile gratuitamente online. Ci sono persone che sono state costrette o spinte a farsi le iniezioni e ora devono pagarsi le cure da sole. Io lo trovo scandaloso. E trovo allucinante che ci sia chi liquida tutto come fake news, magari senza aver ascoltato ciò che questa gente ha da dire. Davvero vorrei che chi critica guardasse il film: sarei curioso di capire che cosa avrebbero da dire dopo aver sentito le vicende degli intervistati. Vorrei sentire che cosa risponderebbero a chi sta male ed è stato lasciato da solo». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/paolo-cassina-invisibili-censura-covid-2658980652.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lultima-giravolta-di-rezza-sui-sieri" data-post-id="2658980652" data-published-at="1671401828" data-use-pagination="False"> L’ultima giravolta di Rezza sui sieri C’è un dettaglio che passa inosservato, nell’intervista a Repubblica di Gianni Rezza. Ieri, il direttore della Prevenzione al ministero della Salute, parlando di pranzi e cenoni natalizi, ha ricordato che il rischio «è sempre lo stesso»: che i bambini «portino in casa, a nonni e altri parenti fragili», il Covid. Perciò, «gli anziani vanno vaccinati». Notate qualcosa di strano? Nella nostra testa s’è messo a squillare un campanellino. Perché, dietro l’abituale litania della puntura, abbiamo scorto un surrettizio e sfacciato slittamento della narrazione pandemica. Ci siete arrivati? Non sono i piccoli a doversi vaccinare per proteggere i nonni; sono i nonni a doversi proteggere da soli. Ha senso. Peccato che, fino a poco tempo fa, il messaggio dei «competenti» fosse un altro. Qualche esempio. È il 21 settembre 2021. Donna Moderna intervista Rocco Russo, della Società italiana di pediatria. Domanda: il vaccino ai piccini serve «soprattutto a proteggere eventuali familiari adulti fragili o non vaccinati?». Risposta, con sicumera: «Sì». Ma consente anche al bambino stesso «di tornare alla socializzazione, a frequentare le scuole in sicurezza […], a evitare di essere vettore di un virus che potrebbe danneggiare un amichetto non vaccinato o immunodepresso». Cristallino: vaccinatevi per non trasmettere la malattia. Una balla sesquipedale, che il 16 luglio 2021 aveva sparato pure il flemmatico capo del Cts, Franco Locatelli, sul Fatto Quotidiano: «La protezione dei bambini consente di proteggere indirettamente coetanei che frequentano la stessa classe», nonché «le altre persone non vaccinate che entrano in contatto con i bambini». Ancora il 17 novembre 2021, il dottor Antonio D’Alessio, primario di chirurgia pediatrica a Legnano, aveva avuto il coraggio di affermare che il vaccino è utile «per proteggere chi sta vicino ai bambini, che altrimenti sono fonte di contagio per nonni e genitori». Il medico ammetteva di avere «qualche dubbio sulla necessità del vaccino per proteggere i più piccoli dal Covid». Tuttavia, si proclamava «favorevole al vaccino per proteggere chi come me è nonno e tiene alla propria salute». Ma certo: quale nonno non espone il nipote a potenziali effetti collaterali di un medicinale, sperando di salvarsi la pelle? Almeno dalla tarda primavera 2021, grazie agli studi condotti in Israele, era diventato chiaro che i farmaci a mRna erano un colabrodo. I telepredicatori medici, forse, non se n’erano accorti. Per loro, i giovani erano una legione di untori. Se si beccano il Covid, non finiscono intubati? D’accordo. Ma se non si vaccinano, magari ammazzano i nonni. Che razza di nipote ammazzerebbe il nonno? Facile, adesso, far finta di nulla. Facile concionare su Repubblica. «Mi vaccino perché voglio bene ai miei nonni», disse però al Tirreno, il 18 dicembre 2021, Elia. Aveva 11 anni. Nonno Rezza, ha qualcosa da dichiarare?
Il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Monza il 3 settembre 1950 (Getty Images)
Elbano De Nuccio, presidente dei commercialisti (Imagoeconomica)