2018-04-01
Salvini mi ricorda il dottor Jekyll e il signor Hyde
Possiamo fidarci di Matteo Salvini, il padre padrone della Lega, uno dei vincitori delle ultime elezioni, il politico che sembra riuscito a fare del suo partito qualcosa di diverso della combriccola nordista destinata a non contare niente? Il sottoscritto pensa proprio di no, assolutamente no. Nessuna fiducia, anzi la convinzione che sia meglio girare al largo da questo signore che ha un concetto troppo alto di sé stesso. E si mostra al prossimo con l'arroganza di chi è convinto di averlo più lungo di tutti. I motivi che mi spingono a non fidarmi di lui sono numerosi, ma uno spicca sugli altri. Salvini mi ricorda un classico della letteratura inglese dell'Ottocento: Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, scritto dallo scozzese Robert Louis Stevenson, pubblicato a Londra nel 1886 e diventato un classico dei racconti dell'orrore. Per riassumerne in modo telegrafico la trama, dirò che Jekyll è il buono della storia, mentre Hyde è il cattivo, ma convivono entrambi nella stessa persona.Perché Salvini mi ha fatto pensare al racconto di Stevenson? Perché nel capo della Lega coesistono due personalità che fanno a pugni tra di loro. Oggi, all'inizio dell'aprile che forse potrebbe veder nascere un governo sorretto dai 5 stelle e dalla Lega, Salvini si preoccupa molto di apparire istituzionale, senza se e senza ma. Misura le parole. Ha smesso le felpe. Veste come uno statale. Un campione di bon ton, un vero signore. Ma fino a qualche settimana fa mostrava di essere un guerrigliero senza riguardi per nessuno. E capace di dire le peggio cose. Insomma, prima era il perfido Hyde, mentre oggi indossa il doppiopetto e la bombetta del buon dottor Jekyll. A documentare questo passaggio d'epoca, e di personalità, è stato Tommaso Rodano, un giornalista del Fatto quotidiano. Con la pazienza di un entomologo, questo collega ci ha ricordato una quantità di cazzate che Salvini ha sparato per anni. Vogliamo sentirne qualcuna? «L'euro è una moneta farlocca come quella del Monopoli». «Raderei al suolo i campi rom». «Se un bambino cresce con un genitore gay, parte con un handicap», «Quando saremo al governo la polizia e i carabinieri avranno mano libera per ripulire le città La nostra sarà una pulizia etnica controllata». «Carlo Azeglio Ciampi è stato uno dei traditori dell'Italia e degli italiani». «Giorgio Napolitano non dovrebbe essere intervistato, pagato e protetto da una scorta: dovrebbe essere processato». «Sergio Mattarrella ha detto al Vinitaly che il destino dell'Italia è legato al superamento delle frontiere e non al loro ripristino. Se lo ha detto da sobrio, lui merita un solo commento: complice e venduto». In questi giorni, nella speranza di riuscire a fare un governo con il grillino Luigi Di Maio, il muscoloso Salvini ci ha rivelato quali siano i ministeri che considera centrali e che vorrebbe avere. Fate attenzione! Al primo posto il ministero dell'Interno, quello del Bilancio, dell'Agricoltura, della Pesca e un dicastero nuovo alla Disabiltà. Poi ha aggiunto: «Però non mi vedo come un ministro di Luigi Di Maio». Che cosa avrà voluto dire? Forse che non nascerà mai un esecutivo gialloverde. E lui affiderà quegli incarichi a dei vassalli, per avere le mani libere di urlare di tutto e il suo contrario. Qualche lettore del Bestiario penserà che io abbia sviluppato una particolare antipatia nei confronti del leader leghista. Ma posso garantire che non è affatto così. In realtà il mio fastidio prende di mira quasi tutto il ceto politico, la famosa e immarcescibile Casta, salvo qualche eccezione. Devo ricordarne un paio? Per esempio, Silvio Berlusconi, un mio coetaneo, un anziano che si illude di essere ancora un leader politico, mentre potrebbe vivere bene, alla faccia dei magistrati che insistono nel perseguirlo. Le belle donne non gli mancano e le dosi necessarie di Viagra nemmeno. Un'altra eccezione è il grillino che in questa legislatura sarà il presidente della Camera dei deputati: Roberto Fico. Mi piace perché sembra un italiano qualsiasi che non si dà l'aria del granduomo. Poi magari si dimostrerà diverso, ma oggi è così. A tutti gli altri politici dovrebbe essere vietato di apparire di continuo in televisione. Molti non se ne sono resi conto, ma basta la loro faccia nei telegiornali e nei tristi talk show che stanno languendo in un mare di fastidio annoiato, per suscitare l'ira degli italiani qualunque. Quando ho cominciato a scrivere per i giornali, eravamo all'inizio degli anni Sessanta e diventare deputato o senatore era una professione, anzi una missione!, rispettata da tutti. Oggi la storia si è rovesciata. Chi sta in Parlamento conta meno di una ciabatta frusta. I suoi poteri sono inesistenti. Gli unici a comandare sono i vertici dei partiti. A conti fatti, si tratta all'incirca di una cinquantina di signori. Ecco la nuova oligarchia, l'opposto di un regime democratico. Il resto è noia. Lo stesso divieto di apparire alla tv dovrebbe essere imposto a un gran numero di giornalisti. Tranne a chi ha bisogno di presentare al pubblico che ancora segue i talk show un libro o una raccolta di fiabe. È quello che faccio io, soltanto in quei casi. Per il resto cerco di imitare il personaggio di un film di Nanni Moretti, Ecce bombo, sempre alle prese con un dilemma angoscioso: mi si nota di più se ci vado o non vado?Adesso nessuno si abbandona a questa incertezza esistenziale. Qualche sera fa, un vicedirettore del Fatto quotidiano, Stefano Feltri, è comparso nello stesso momento in due talk trasmessi in contemporanea: Porta a porta e Quinta colonna, uno della Rai e l'altro di Mediaset. In molti hanno pensato di avere una allucinazione. Cambiavano canale e appariva sempre il giovane Feltri. Che sembrava avere stampato in fronte un motto: stare dovunque e in ogni luogo. Forse il giovane Feltri, classe 1984, che non è parente del più noto Vittorio, non voleva essere secondo al suo direttore. Ossia al magico Marco Travaglio, che neppure in tempo di Quaresima sceglie di digiunare, risparmiandoci le comparsate televisive. Feltri non è ancora un habitué della regina di tutti i talk, la divina Lilli Gruber. Ma prima o poi ci riuscirà. Senza rendersi conto che la tv è la tomba della parola stampata e, dunque, anche dei quotidiani d'assalto come quello travagliesco. Avanti con i carri, amici giornalisti, verso il baratro che ci inghiottirà tutti. Nessuno si salverà dalla peste bubbonica che si diffonde con le telecamere. Salvando soltanto i duri, durissimi, i corazzati alla Matteo Salvini. Che porta la morosa in vacanza pasquale a Ischia, con il pretesto di visitare una zona terremotata. Mentre lei si fa fotografare con il nuovo Dudù. Sarà un discendente del famoso cagnolino del Cavaliere? Lo capiremo quando anche il Super Matteo si farà immortalare tenendolo in grembo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.