2021-12-18
Le contraddizioni degli ultrà dei vaccini
È cascato l’asino del green pass: si sono accorti che dura più della protezione. Peccato fosse evidente da subito: ora cambiare di nuovo è impossibile. Perfino Massimo Galli e Andrea Crisanti indicano le irrazionalità della terza dose a tutti e del mix tra farmaci diversi. Nello stra-immunizzato Veneto, Luca Zaia impone un tampone ogni 4 giorni ai medici: altro colpo al dogma dell’iniezione salvifica Il mix di vaccini oggi consentito nell’urgenza di inoculare la terza dose, perché dopo cinque mesi il vaccino protegge contro il Covid solo al 39% (dati aggiornati dell’Istituto superiore della sanità), rischia di non immunizzare. Anzi, può creare un disordine immunologico: l’uso di programmi eterologhi, se offre flessibilità in termini di opzioni di vaccinazione, in realtà non è stato sufficientemente studiato. «Non ci sono problemi a cambiare vaccino perché tutti hanno come target la Spike e già molte persone sono state vaccinate con combinazione eterologa di vaccini diversi», aveva twittato nei giorni scorsi l’immunologa dell’università di Padova, Antonella Viola. «Non c’è nessun problema a combinare questi tipi di vaccini per il richiamo», credeva di aver chiarito il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all’università Statale di Milano, riferendosi ai vaccini a mRna. Addirittura si garantirebbe «una risposta immunitaria più efficace e duratura nel tempo», mentre sia Ema sia Ecdc hanno affermato che sono necessarie ulteriori ricerche per supportare l’uso della combinazione nelle persone con un sistema immunitario debole, come anziani e pazienti con patologie croniche e per l’inoculazione di due diversi vaccini a mRna. Il mix and match dei vaccini per il richiamo è cosa assai diversa dal combinare stili diversi per un abbigliamento insolito. Non stiamo parlando di look in estrema libertà, perciò ci vorrebbe maggiore attenzione quando in ambito sanitario vengono utilizzati termini impropri. La posizione di Andrea Crisanti, decisamente critica rispetto alle dichiarazioni dei colleghi, spiega i rischi di tanta superficialità. Dopo la denuncia all’Aria che tira su La 7: «Non ho dubbi che la vaccinazione eterologa protegga per un certo periodo, ma non abbiamo di fatto i dati per capire chi è più o meno protetto. Nessuno sa quale sia la combinazione migliore, perché nessuno ha fatto uno studio», ieri il professore ordinario di microbiologia all’università di Padova ha proseguito con il suo affondo, nell’intervento ad Agorà su Rai 3. «Inizialmente in Italia c’erano due categorie, i guariti e i non infettati. Poi, con quattro tipi di vaccinazioni, abbiamo creato otto differenti categorie, dopodiché abbiamo fatto la seconda dose “mischiata” con tre differenti vaccini e a questo punto siamo arrivati a 24 tipi diversi di immunizzazioni». Proseguiva: «Adesso si dà la possibilità di fare Pfizer o Moderna, a piacere o a caso, così arriviamo al numero pazzesco di 48 diversi regimi di immunizzazione. Una cosa che non è mai accaduta sulla faccia della Terra, da quando c’è la vaccinazione». Il problema, per prendere decisioni politiche, «è che bisogna capire quanto è protetta la popolazione», sottolineava. Come si fa «a calcolare la protezione, con 48 diverse situazioni immunologiche?». «Io penso che è una follia quella che è stata creata. Come microbiologo sono indignato per la situazione che è stata creata», era il suo commento finale. «Conosciamo i dati sulla durata dei vaccini sulla base dei trial delle aziende farmaceutiche: Pfizer ha fatto i trial con tre dosi Pfizer, ma non sappiamo nulla sui dati relativi alla combinazione» tra vaccini diversi. Un «pasticcio» che «gli altri Paesi non hanno fatto». In Italia si continua a fare pressione per spingere a fare il cosiddetto booster. Secondo il commissario straordinario per l’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, bisogna contrastare la variante Omicron «correndo sulle terze dosi». Se il mix funziona, poco importa, da inizio pandemia la comunicazione sanitaria è del tutto approssimativa. C’è così tanta fretta, nel convincere a fare il richiamo, che ci possiamo aspettare la cancellazione del quarto d’ora d’attesa dopo l’inoculazione. Troppe persone in attesa, diranno, e poi se per due volte vi è andata bene, cosa mai potrà succedere alla terza puntura? Basterà una sorta di benedizione del vaccinatore officiante.«Dopo cinque mesi va fatto il booster del vaccino, oltre quel termine il green pass perde ogni giorno un po’ di validità rispetto alla circolazione del virus», ha riferito Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Ema e consulente del generale Figliuolo, durante la trasmissione Buongiorno su Sky Tg24. Per l’infettivologo Massimo Galli non è una regola che vale per tutti: «Un conto è il vaccino e un altro la risposta che si ottiene», ha detto alla Stampa, evidenziando pure il problema dei 6 milioni di guariti «che non possono sopportare l’idea che i loro anticorpi non valgano nulla». La soluzione, per il professore, è valutarli «uno per uno, legando il loro green pass alla presenza di anticorpi». Altro che terza dose per tutti, come molti sostengono per evitare di testare chi ha già passato il Covid. Pfizer ha parlato della possibilità che tra tre mesi ci sia un vaccino specifico per Omicron, intanto il richiamo viene fatto con i farmaci in magazzino per non farli scadere. Proteggeranno? Una risposta indiretta arriva da Massimiliano Fedriga, secondo il quale l’ipotesi tampone anche ai vaccinati per i grandi eventi rientra tra «le misure per ridurre il rischio che purtroppo non è annullabile». Il governatore del Friuli Venezia Giulia, nonché presidente della Conferenza delle Regioni, ha invitato a «capire che momento è questo, per un tampone non mi crocifiggerei», ma per i vaccinati anche con tripla dose non è una rassicurazione facile da ingoiare. Ed è la conferma che green pass e lasciapassare rafforzato rappresentino un grande inganno.