Sino al 12 marzo 2023, al Palladio Museum di Vicenza una mostra dal taglio innovativo e particolare racconta, attraverso una raccolta di quadri, oggetti, filmati e installazioni, il miracolo economico nel Veneto del Cinquecento e le capacità imprenditoriali degli stessi committenti del Palladio.
Sino al 12 marzo 2023, al Palladio Museum di Vicenza una mostra dal taglio innovativo e particolare racconta, attraverso una raccolta di quadri, oggetti, filmati e installazioni, il miracolo economico nel Veneto del Cinquecento e le capacità imprenditoriali degli stessi committenti del Palladio.«Acqua, Terra, Fuoco. L'architettura industriale nel Veneto del Rinascimento» il titolo preciso della mostra in corso nelle sale del fastoso Palazzo Barbarano (o Barbaran Da Porto, il più bel palazzo cittadino progettato da Andrea Palladio e l’unico di cui riuscì a concludere il cantiere) e Acqua, Terra, Fuoco gli elementi che ne sono il filo conduttore. Quegli elementi che, insieme alla Terra, secondo le teorie di Anassimene di Mileto prima e di Empedocle poi (ma anche Socrate e Aristotele si trovavano d’accordo…), danno origine ad ogni sostanza di cui è composta la materia. E la «materia» rimanda subito al fare, produrre, creare. Verbi dall’ampia valenza, applicabili all'«Arte » o alle «Arti» intese come mestieri, il focus dell’esposizione vicentina, che inquadra l’arte (del Palladio, ma anche di Tiziano e di altri artisti del Rinascimento veneto) nel florido contesto economico del tempo, in quella «proto-industria» antenata dell’attuale, produttivo Nord Est italiano. Senza nulla togliere al suo indiscutibile genio, se Palladio è riuscito a realizzare le sue meraviglie è anche perchè è stato parte di una storia in cui l’economia, anzi, «il miracolo economico » del XVI °secolo, ha avuto un ruolo fondamentale. Un’economia ricca ha fatto si che ricchi committenti investissero nell’arte, per avere lustro e dare lustro al loro territorio, entroterra produttivo della Serenissima Repubblica.La mostraFrutto di più di tre anni di studi e di ricerche, curata da Deborah Howard, professore emerito di Storia dell'archittetura del St. John's College di Cambridge, l’esposizione indaga lo straordinario sviluppo industriale che trasformò campagne e colline del Veneto in sede di efficientissime manifatture che non avevano pari nel mondo dell’epoca. Una sorta di potentissima Silicon Valley localizzata in aree periferiche, soprattutto ai piedi delle colline dell’alto vicentino e trevigiano: qui scorrevano le acque che offrivano la forza motrice, qui venivano trattate le materie prime che, plasmate con il fuoco e la stessa acqua, si trasformavano in prodotti innovativi, richiestissimi sui mercati di Venezia e di tutta Europa. Enorme fonte di ricchezza la seta (per ricordarne l’importanza, nel cortile del Palladio Museum è stato piantato un gelso). A fare la differenza, la capacità di innovazione, di mettere a punto e brevettare nuove tecnologie e, allo stesso tempo, di puntare su reti commerciali capillari. Grazie al coinvolgente allestimento ideato dall’architetto e regista teatrale Andrea Bernard, chi visita la mostra si trova immerso in un affascinante e originale viaggio fra arte e « tecnologia rinascimentale», dove opere di Tiziano, Bassani e Bellotto si alternano a preziosi modelli antichi di meccanismi brevettati, mappe e documenti d’archivio, libri rari, oggetti d’uso prodotti dalle imprese venete del’500 (uno fra tutti, il rarissimo corsetto maschile in cuoio e seta di fine Cinquecento, noto come cuoietto), preziose croci liturgiche prodotte con l’argento delle miniere di Schio, armature e spade forgiate dagli artigiani di Belluno. Molto interessanti i nove filmati (realizzati per l’occasione dal film-maker Fausto Caliari ) che raccontano lo stato di altrettante «fabbriche» rinascimentali, alcune delle quali ancora oggi in funzione.Come ha dichiarato Lino Dainese, presidente del CISA Andrea Palladio/Palladio Museum «La mostra racconta il passato, ma con lo sguardo al presente e al domani. Ci parla dell’antica alleanza che nel Veneto del Rinascimento legò economia, arte e cultura: l’imprenditoria prosperava grazie all’innovazione, e chiese a Palladio di darle un volto architettonico, altrettanto visionario e rivolto al futuro»
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».






